
Sembra la prova generale per i book fotografici di un futuro programma tv. Un reality dedicato alle prime comunioni nel Sud, perché no. Tutti vorremmo sapere cosa pensano i piccoli comunicandi, che cosa sognano per loro le ferventi, cattolicissime famiglie.
«E toglile quel nastro dalla gonna! Non siamo più in chiesa, cavolo. Le sta una cacata!»
«Ridi meglio! Meglio! Di più! Fai vedere i dentini.»
«La manina al fianco... Piegati in avanti. Così!»
«Adesso corri. Solleva un po’ la gonna e corri. Corri!»
E’ uno spettacolo sconvolgente ai limiti dell’eros pedofilo, vedere queste bimbette biancovestite indotte da fotografi e familiari ad assumere pose innaturali. Da serpente. A mostrare forme che ancora non ci sono, e a sostituire l’ispirazione cristiana con forzati palpiti di acerba seduzione. Sembra quasi di vederli, maschietti e femminucce. Sdoganati da questo debutto in società che li vuole tamarri, arroganti, consapevoli sostenitori della dittatura delle apparenze. I piccoli bulli in tiro, pronti a marciare su tutto per conquistare il loro posto al sole in una vita sontuosamente omologata. Le piccole sacerdotesse dell’immagine, al primo capitolo di quello che potrebbe essere l’inizio di una vita davanti all’obbiettivo, in attesa che il “papi” di turno le noti e regali loro quell’istante di popolarità che illuminerà la loro esistenza. I genitori si difendono bene. Il babbo si scambia gli occhiali a specchio col figlioletto. Il fotografo li immortala entrambi. Si deve conservare memoria da quale stampino sia uscito cotanto pargolo. La madre, una giovane donna corvina dai capelli palesemente tinti, cammina a stento. Rischia di farsi male cadendo da quei tacchi così aguzzi. Non sembra preoccuparsene il simpatico fotografo, che la invita a esprimere il suo umore festoso volteggiando lungo il viale. E allora: «Giri, signora! Giri!» E la signora, rassegnata e sorridente... “gira”. Gira visibilmente preoccupata per i tacchi vertiginosi, forse anche per l’abito stretto. Non può certo negarsi all’obbiettivo, né rifiutarsi di volteggiare. Per che altro, se no, avrebbe acquistato quello strascico nero pece che quasi tocca terra? Perché scomodarsi a scegliere un corpetto trapunto di lustrini variopinti, uno di quelli che oggi è difficile scorgere anche nei peggiori avanspettacoli? E allora gira, gira, gira... Qualcuno guarderà. Qualcuno ricorderà... O almeno dovrebbero.
Di Domenica di Maggio non sono le prime comunioni a essere festeggiate nelle ville di Palermo. Ma il debutto sul palcoscenico della vita dei piccoli soldati del consumismo e dell’Italia Berlusconiana. Quella che ti insegna che conterai qualcosa solo se saprai mostrarti, se diventerai una velina o se entrerai nella casa del Grande Fratello. La Casa del Padre, ammesso che a lui importi qualcosa, ha già esaurito la sua funzione di set fotografico. Il vero palcoscenico ha aperto le porte. Chiaro, bambini? E lì non regnano la pace, la carità e l’uguaglianza...
Ma questo ve l’hanno già insegnato benissimo.
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