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lunedì 16 aprile 2012

Lo stupefacente Wolf-Man


Gary Hampton, giovane americano facoltoso, esce dal coma in una notte di luna piena, a distanza di un mese dall'attacco di quello che sembrava un orso e che gli è quasi costato la vita. Non solo è vivo e vegeto, ma anche le devastanti ferite riportate sono scomparse senza lasciare traccia. Se per sua moglie e sua figlia questo è senz'altro un sollievo, i troppi misteri sul suo incidente e la successiva, strana guarigione non giovano al suo lavoro, gettando una luce ambigua sulla sua azienda e le relative finanze. Tuttavia non è il primo dei problemi. Presto Gary scopre di essere stato contagiato dal virus della licantropia e di portare dentro di sé un gigantesco uomo lupo dalla forza sovrumana che ciclicamente esigerà di essere liberato. Se tale sorte è da leggere come una maledizione o una meravigliosa opportunità, rimane da vedere...


Lo stupefacente Wolf-Man fa parte di quei titoli importati in Italia tardivamente per lucrare sul nome dello scrittore Robert Kirkman, ormai lanciatissimo a livello internazionale grazie soprattutto alla sua creatura più popolare, The Walking Dead, e alla serie televisiva di successo che ne è stata tratta. Con The Astounding Wolf-Man, firmato insieme al disegnatore Jason Howard per la Image Comics a partire dal 2007, siamo nel territorio del genere supereroistico che si contamina con l'horror e le tante sue icone soprannaturali. Gioco fumettistico in verità visto già parecchie volte e con risultati altalenanti, cui Kirkman presta il consueto mestiere. Il suo Uomo Lupo è razionale, fortissimo e determinato. Indossa una tuta sgargiante con tanto di stemma sul petto e fa uso di complessi accessori tecnologici. E' animato anche da nobili propositi, come quello di intraprendere la carriera di giustiziere in una città dove già sono all'opera molti supereroi canonici (tutti rigorosamente plasmati per l'occasione). Gli insegnamenti del misterioso Zechariah e le proprie risorse economiche gli permettono di esordire in fretta come un nuovo paladino metropolitano, fornito di un pratico rifugio e di una conveniente identità segreta, salvando vite e affrontando pittoreschi criminali al fianco degli eroi già noti. Una girandola di eventi spettacolari quanto prevedibili, secondo una ricetta più volte fruita e ormai prossima a dispensare noia senza possibilità di scampo. O almeno così sembra leggendo le prime pagine.


Ciò che rende veramente particolare Lo stupefacente Wolf-Man di Kirkman e Howard è l'inatteso, spiazzante mutamento di rotta che il fumetto attua dopo i primi due convenzionali, ingannevoli capitoli. Due episodi introduttivi che hanno il sapore di un compitino diligente ma soporifero, dove viene presentata l'origine dell'ennesimo supereroe (poco importa che abbia le fattezze di un monumentale lupo grigio) con tutti gli stucchevoli e noiosi stereotipi del caso. La difesa dell'identità segreta, i contrasti con la consorte insofferente alla sua doppia vita, la costruzione della sua immagine pubblica e i rapporti con un ambiguo mentore. Tutte perline dal colore sgargiante ma senza vita propria, che potrebbero indurre il lettore a chiudere il volume prima ancora di essere giunto a metà del racconto. Ma improvvisamente il registro cambia, ed è subito chiaro che quanto ci attendevamo non potrà più verificarsi. Il racconto di supereroi deraglia e continua la sua corsa in caduta libera, travolgendo personaggi, trame e caratterizzazioni in corso di sviluppo. Le tute variopinte cedono il posto al colore cupo del sangue, e a un senso di paura, di angosciosa incertezza. Se un attimo prima stavamo per distogliere gli occhi con una smorfia annoiata, a un tratto sentiamo l'esigenza di proseguire nella lettura e scoprire che cosa Kirkman ha in serbo per i suoi protagonisti, e quale taglio darà a una vicenda che ormai non potrà che seguire binari ben diversi da quelli di partenza.

La virata giunge con la forza di una tegola in testa, quasi fosse uno scherzo narrativo. Fatto sta che il lettore resta preso come un lupo nella tagliola proprio quando credeva d'averla fatta franca, e di poter smettere di leggere relegando Astounding Wolf-Man nel novero dei fumetti fantastici più bamboleggianti e prevedibili. Una buona dose di cattiveria, una visione del bene e del male sfumata, nonché la capacità di far esplodere un colpo di scena dopo l'altro, fanno di questa fatica, solo apparentemente datata, dell'autore di Invincible, un titolo da scoprire e gustare con sorpresa, riconoscendo poco per volta gli ingredienti infusi dal cuoco in una pietanza più complessa di quanto potesse apparire a una prima occhiata. Quasi una lezione di come dovrebbe essere un buon fumetto che fa sue delle regole di base solo per sperimentarne presto di proprie. Il disegno espressivo e cartoonistico di Jason Howard fornisce ulteriore interesse a un prodotto bizzarro e stratificato, in cui Kirkman dimostra di aver raggiunto già da un bel po' la sua maturità di autore e di riuscire a giocare con le aspettative del suo uditorio spiazzandolo più di una volta. 

Lupi mannari e creature della notte a parte, Lo stupefacente Wolf-Man rimane di base un fumetto supereroistico, ma ascritto al suo ramo più sperimentale, più sconcertante. Non è poco, considerata la maschera di ordinaria prevedibilità con cui si presenta non appena iniziamo la lettura. D'un tratto, la sconvolgente metamorfosi, ed ecco venire fuori... il lupo. Quello vero, quello che fa paura, travestito come la vecchia, innocua nonna.
E a quel punto è troppo tardi per smettere di leggere.

 Questa recensione è stata pubblicata anche su Fantasymagazine.


[Articolo di Filippo Messina]




lunedì 2 aprile 2012

L'incorreggibile Ant-Man


Eric O'Grady è una giovane recluta dello Shield, un soldato semplice che lavora in uno dei livelli più elementari della complessa struttura spionistica diretta dal leggendario Nick Fury. Si è trovato a occupare questo ruolo quasi per caso, senza passione né grandi prospettive. Le sue giornate di agente trascorrono tra scartoffie e partite di poker con i colleghi, oppure correndo dietro alle ragazze, poco importa se pestando i piedi a ingombranti fidanzati. Un giorno, però, O'Grady si trova casualmente a indossare la nuova tuta progettata da Henry Pym, l'originale Ant-Man, e la sua vita impazzisce all'improvviso. Non è nato un nuovo supereroe, ma un fuggiasco impacciato e pasticcione, convinto di poter usare la tecnologia in suo possesso solo per togliersi alcuni, stuzzicanti sfizi...

Arriva infine in Italia la miniserie dedicata a L'incorregibile Ant-Man, firmata da Robert Kirkman (The Walking Dead, Invincible) tra il 2006 e il 2007, e che fa finalmente luce sulla genesi di un personaggio che i lettori italiani hanno cominciato a conoscere sulle pagine prima di Vendicatori – L'Iniziativa e successivamente su Vendicatori Segreti. Il nuovo Ant-Man non ha, infatti, niente a che vedere con i suoi predecessori, e si presenta come una divertente variazione nell'ordinaria epica Marvel, in grado – grazie alla verve del lanciatissimo Kirkman – di offrire qualcosa di fresco e differente nel consueto panorama supereroistico.


Seguendo due binari temporali diversi e convergenti, collocati uno prima dei fatti di Civil War, l'altro subito dopo il conflitto tra eroi causato dall'introduzione dell'Atto di Registrazione per i superumani, L'incorreggibile Ant-Man porta in scena una commedia fantastica che prende le distanze dagli aspetti più tradizionali del racconto di supereroi. Eric non è esattamente un paladino della giustizia, e non ha alcun interesse a diventarlo. Non è un criminale, e non è neppure il peggiore tra gli individui, ma è sicuramente goffo, opportunista, un po' ottuso e terribilmente maldestro. Un frangente grottesco lo fa entrare in possesso di un congegno tecnologico all'avanguardia, in grado di ridurre chi lo indossa alle dimensioni di una formica conservando la forza fisica delle dimensioni originali, e uno dei primi usi che ne fa... è da caserma. Lungi dall'esaltazione della crudeltà e della violenza che ha caratterizzato il fumetto marvelliano del decennio trascorso, L'incorreggibile Ant-Man è un piacevole intrattenimento, la cui suspence si basa sulla sorte incerta del controverso protagonista, inseguito da colleghi vendicativi e alle prese con poteri che non riesce del tutto a controllare.


Lo sceneggiatore Robert Kirkman, cui l'editoria nostrana sta attualmente svuotando i cassetti grazie alla rinnovata popolarità televisiva di The Walking Dead, conferma con questa miniserie in sei capitoli la sua capacità di tenere il ritmo e di offrire caratterizzazioni non scontate, realizzando un'avventura briosa che si svolge ai margini del cosmo supereroistico, giocando per lo più nel territorio dell'umorismo, sebbene spesso nerissimo. Il potere speciale è stavolta affidato a un uomo veramente qualunque, rozzo e avventato, incapace di usarlo in modo responsabile persino quando scopre di poter comunicare con gli insetti. Qualche cameo illustre ci ricorda, lungo il viaggio, che siamo pur sempre in casa Marvel, e che le cose, alla fine dei giochi, dovranno tornare per forza a farsi serie. Ma l'aria che tira è da stupore alcolico, e i colpi di scena da piacevole pochade. Si adattano bene al clima generale i disegni di Phil Hester (Green Hornet), qui in gran forma e capace di plasmare un identikit grafico dei personaggi che mantenga un equilibrio perfetto tra avventura e comicità, farsesco e splatter.


Una lettura leggera, ma decisamente consigliabile in mezzo al marasma commerciale, spesso di qualità inferiore alla media, che al momento affligge un po' tutte le serie Marvel. Un protagonista fuori dagli schemi proprio perché cialtrone più che cattivo (novità da non sottovalutare), e un racconto imprevedibile in quanto inusuale in un contesto, come quello supereroistico, solitamente gravato da troppi cliché.

 Questa recensione è stata pubblicata anche su Fantasymagazine.


[Articolo di Filippo Messina]

venerdì 27 agosto 2010

The Walking Dead: la serie televisiva presto in Italia




La notizia è ufficiale e proviene dal sito Everieye, subito ripresa dal sempre puntuale Badtaste.it. The Walking Dead, serie televisiva ispirata al popolare fumetto scritto da Robert Kirkman e disegnato da Tony Moore, debutterà in Italia a pochissima distanza dalla premiere americana che avverrà il prossimo 31 Ottobre, durante la ricorrenza di Halloween. In Italia la serie sarà trasmessa da Fox a partire dal 4 Novembre 2010. Vedremo, quindi, gli zombi fumettistici più amati del momento invadere il piccolo schermo quasi in contemporanea con gli Stati Uniti. Il fumetto di Kirkman si apre secondo schemi collaudati. Un giovane agente di polizia si risveglia da solo in ospedale dopo essere finito in coma in seguito a uno scontro a fuoco. La sua famiglia è scomparsa e il mondo intorno a lui appare devastato. L'apocalisse dei morti viventi affamati di carne umana è appena incominciata, ed è l'inizio di un lungo pellegrinaggio alla ricerca di un luogo dove poter continuare a vivere con una parvenza di normalità. Sono tanti i punti in comune con l'incipit del film di Danny Boyle 28 Giorni dopo, ma qui declinati in una dimensione seriale, che apre un'epopea avventurosa e orrorifica dagli sviluppi autonomi.
La serie TV è stata realizzata da Frank Darabont, regista cinematografico che si è affermato con ben tre pellicole tratte da opere di Stephen King (Le ali della libertà, Il miglio verde, The Mist), in assoluto le più riuscite tra quelle ispirate ai romanzi dello scrittore horror per antonomasia. Darabont ha assicurato una sostanziale fedeltà alla fonte fumettistica, ma con un respiro più ampio, l'introduzione di personaggi inediti e un ritmo retrospettivo, scandito da flashback che ci faranno conoscere poco per volta tutti i protagonisti e le loro motivazioni.
In Italia, il fumetto The Walking Dead è pubblicato da Saldapress.


sabato 24 luglio 2010

HAUNT [su SPAWN 111]


Ci sono molti elementi, nella lettura dei primi due episodi di Haunt, recente serie Image appena lanciata in appendice allo Spawn della Panini Comics, che inducono a pensare che Robert Kirkman, pregevole per il suo lavoro su Invincible e The Walking Dead, abbia avuto nel 2009 qualche difficoltà a pagare le bollette, oppure soffrisse semplicemente di acidità di stomaco. La risposta più plausibile a questo scivolone nel kitsch più bieco del buon Robert, potrebbero essere alcune frequentazioni improvvide. Nello specifico, Todd McFarlane, corresponsabile del progetto dietro a Haunt, il cui Spawn, già concettualmente povero alle origini, è in crisi da tempo. Il vero guaio di Haunt è che potrebbe essere difficile riconoscere in questo fumetto un prodotto nel nuovo millennio, tanti sono gli ingredienti andati a male e i cliché ormai frusti di cui trasudano le sue pagine. Un sacerdote cattolico che va a puttane è trasgressivo quanto un dodicenne che rutta rumorosamente in pubblico per fare il bullo. Vederlo impartire il sacramento della confessione a suon di “cazzo” e “fottiti” a un fratello mercenario non ci sconvolge né ci diverte. Garth Ennis, sul finire del secolo scorso, ha provveduto a farci fare indigestione del turpiloquio in clergyman finché questo ha perduto ogni senso, mentre sangue, violenza e sadismo sono diventati un genere di consumo per il vasto pubblico paragonabile alle patatine industriali.

In sostanza, questo Haunt, creatura di Kirkman, benedetta da McFarlane, realizzata su bozzetti di Greg Capullo con i disegni di Ryan Ottley, è un perfetto fumetto zombi nel vero senso della parola. Tutto, dai personaggi agli espedienti che innescano il primo ciclo narrativo, ma soprattutto l’atmosfera e i toni che lo vestono, appaiono come la raschiatura del fondo di più barili, e si giunge alla fine della lettura con la sensazione di aver dato un’occhiata a un compitino svolto in fretta. Qualche tempo fa, quando la prima immagine pubblicitaria del nuovo personaggio di McFarlane e Kirkman apparve sui siti italiani dedicati al fumetto, furono in tanti a manifestare un divertito sbigottimento. Non ci voleva troppo a riconoscere in quella figura saltellante e filamentosa un cugino dello Spider-Man disegnato dall’autore di Spawn. Ma anche il look del medesimo Spawn, esibito con un’impudenza grafica disarmante. Ora che l’albo è sotto i nostri occhi, ed è possibile leggere oltre che vedere, l’impressione è anche peggiore. Haunt, l’antieroe nato dalla sintesi di un pretastro nevrastenico e di un assassino professionista, è fortemente debitore tanto a Spawn (e al marvelliano Fratello Voo-Doo) come al misconosciuto (in Italia) e dirompente Faust di David Quinn e Tim Vigil. Parliamo delle atmosfere metropolitane sordide e malate, moderne cattedrali fatiscenti in cui si annidano mostri umani assetati di sangue. Vi troviamo la solita, riscaldata crudeltà d’accatto, al servizio di scene che dovrebbero far gelare il sangue, ma che oggidì suscitano al massimo una risatina annoiata. L’autoironia annunciata nelle note all’albo, in realtà fa cilecca (numerosi i goffi parallelismi con il film “Wonder Man”, gioiello comico con Danny Kaye del 1945), e quel che arriva al lettore scafato è un indigesto pasticcio di provocazione stereotipata, orrore di cartapesta e rivisitazioni non troppo originali di modelli abusati fino allo sfinimento. Vedere riempire di botte un cadavere susciterebbe emozioni simili e sicuramente più disturbanti.

Nel Faust di David Quinn (di cui Spawn è sostanzialmente un edulcorato clone), la brutale ingenuità di alcuni
contenuti era ampiamente riscattata dalle visionarie tavole di Tim Vigil, che lo rendevano un prodotto underground di rara potenza e un fumetto anarchico, realmente amorale, blasfemo e sconcertante (considerati soprattutto gli anni in cui fu dato alle stampe). Haunt (che in italiano potremmo tradurre Covo, ma anche Infestato) non possiede la medesima carica eversiva e arriva fuori tempo massimo, finendo con l’apparire più che altro come una stiracchiatura della poetica dark sostanzialmente innocua e vendibile di cui lo stesso Spawn è stato l’alfiere.

Quanto la Panini ci ha appena servito, riguardo The Haunt, può anche essere considerato un antipasto. Ma se il buon giorno si vede dal mattino, c’è motivo di temere che ci troveremo davanti una tavola imbandita con gli avanzi del giorno prima.

[Articolo di Filippo Messina]