Buddy
Baker è in coma, già da un po', non si sa come. L'incontro con qualcosa di
innominabile ha semplicemente spento la sua mente, e la famiglia Baker è quasi
rassegnata a non vederlo più tornare nel regno dei vivi. Eppure a un tratto si
sveglia, vigile e in discreta forma. O almeno così pare. Il mondo di Buddy, il
supereroe conosciuto come Animal Man, è cambiato rispetto a come lo ricordava.
Tanti piccoli dettagli, come il carattere e l'incedere dell'amata moglie Ellen,
ma anche alcuni particolari storici sembrano suggerire che la realtà in cui ha
aperto gli occhi non è quella da cui proviene. Inoltre sente emergere impulsi
bestiali, imbarazzanti e difficili da controllare, mentre vivide allucinazioni
inerenti a un passato preistorico iniziano a perseguitarlo...
Per
la prima volta arriva in Italia il ciclo di Animal Man scritto da Peter
Milligan (Enigma, Shade the Changing Man). Si tratta della run
che cronologicamente segue quella storica firmata da Grant Morrison e che
contribuì a far conoscere l'estro visionario e surreale dello sceneggiatore
scozzese. Una sequenza di storie ancora oggi indimenticabile per la forza
innovativa e i contenuti metafumettistici che mettevano l'eroe di fronte al suo
stesso autore, vero deus ex machina e responsabile di ogni evento, di ogni
singola tragedia nella vita della sua creatura di carta. Animal Man,
personaggio minore del cosmo supereroistico DC, ne uscì profondamente
rinnovato, dimostrando una duttilità e un'attitudine al surreale che non
l'avrebbe più abbandonato del tutto, fino all'odierna versione dark, prodotta
per l'evento New 52 sotto la blasonata etichetta Vertigo.
L'eredità
di Morrison non era certo facile. Lo stesso Grant, negli ultimi capitoli del
suo ciclo, aveva ironizzato sul possibile seguito che le avventure di Buddy
avrebbero potuto avere dopo il suo abbandono della serie. A tanti anni di
distanza, anche nel nostro paese, abbiamo finalmente modo di fare la conoscenza
del tessuto connettivo che ha contribuito a condurre il personaggio (erano gli
anni novanta) fino alla sua incarnazione attuale, e a un ruolo che lo vede
contendersi la scena con un altro eroe Vertigo di punta, il popolarissimo Swamp
Thing. Se Grant Morrison aveva fatto
del surreale e dell'elemento pop una sua cifra stilistica inconfondibile, Peter
Milligan non era certo l'ultimo arrivato. A suo agio con i deliri psichedelici
dell'Uomo Cangiante Shade, architetto dei labirinti psicanalitici di Enigma,
Milligan raccoglie la sfida del collega e parte per una nuova avventura dai
toni onirici, bizzarri e grotteschi. Animal Man, eroe che attinge le proprie
abilità dal mondo animale mimando le attitudini bestiali più convenienti, si
prestava a diventare definitivamente un personaggio esistenzialista, legato al
quotidiano e ai valori semplici (la sua grande dedizione per la moglie e i
figli) come a tutto ciò che c'è di arcano e primordiale sulla nostra vecchia
terra. Per certi versi, Milligan insegue Morrison sul suo territorio, ed è
inevitabile riconoscere caratterizzazioni e trovate che sarebbero potute uscire
dalla penna dello stesso Grant, comprese certe similitudini (la demenzialità di
alcuni comprimari, ad esempio) con il suo successivo lavoro sulla serie
dedicata alla Doom Patrol.
Tuttavia,
Peter Milligan non manca di una personalità propria, ed è in grado di infondere
a Buddy Baker e soci il suo personale estro visionario. Ecco dunque apparire
personaggi deliranti come l'Uomo Ipotetico, spaventoso villain armato di forcipe
nato da una gravidanza isterica, o Nowhere Man, agente governativo che di fatto
è la personificazione delle tecniche di composizione cut up, tanto
nell'inafferrabile fisionomia quanto nel linguaggio ispirato alle opere di
William Burroughs, e così via con una lunga serie di scoppiettanti incubi figli
della Beat Generation, divertenti quanto farraginosi nella loro caleidoscopica
assurdità.
Nel
complesso, sia pure in tono minore, Peter Milligan riesce a non sfigurare nei
confronti del suo predecessore. Sono assenti gli spunti metafumettistici e
pirandelliani del ciclo precedente, ma al loro posto troviamo paradossi
temporali, fisica quantistica e viaggi mentali scanditi da un ritmo sostenuto
che una volta di più salva Buddy Baker dalla banalità intrinseca degli eroi in
tuta. Meno mistica, forse, per una maggiore concessione a una fantascienza
intellettuale, ma non per questo meno fumettistica, e una corsa a perdifiato
tra stranezze assortite. Insomma, Animal Man, capace di insinuarsi nel
terreno come un verme, di volare come un'aquila e manifestare la forza e la
ferocia di un grande felino... Eppure eroe in quanto umano, in grado di
riflettere sui propri limiti per cogliere i segreti più bizzarri dell'universo.
I
disegni di Charles Truog e di uno Steve Dillon (Preacher) ancora in fase di maturazione potranno apparire datati a
qualcuno, ma sono perfettamente funzionali al racconto che fila spedito verso
un finale – per quanto prevedibile – che si riaggancia in modo idealmente
sottile con quello del ciclo precedente.
Un
Peter Milligan d'annata in ottima forma, dunque, per un Animal Man che
continua a piacerci, forse anche più di tanti suoi omologhi in costume dalle
imprese decisamente più convenzionali.