Ho visto "IT".
Più o meno.
Risultato? Dovrà passare un po' di tempo perché torni a vedere un film in una sala cinematografica. Non per il film. Per il pubblico. Non vivevo un'esperienza così frustrante da quando ero ragazzo. Quando vidi per la prima volta “The Goonies” mi trovai ad assistere a un film quasi muto. Il rumore di fondo generato dallo schiamazzo arrivava a coprire il sonoro della pellicola. Quell'esperienza estrema era rimasta isolata. Fino a oggi. In tanti, parlando di “IT” di Andrés Muschietti, hanno tirato in ballo il film di Richard Donner del 1985. Beh, qualcosa di vero dunque c'è. Non tanto per il tono del film di Muschietti, quanto per un triste ricorso storico. Mi si risparmi la predica sul fatto che i film vanno visti in sala su grande schermo. Forse in altre città funziona in modo diverso, non lo so. Ma qua parliamo davvero di soldi buttati. A che serve vedere un film sul grande schermo quando tutto il resto è rovinato?
E poi... i commenti dei giovani spettatori. La grande metafora del romanzo di Stephen King sulle paure (al plurale) dell'ingresso nell'età adulta e sulla necessità, da adulti, di tornare ragazzi per sopravvivere. Tutto il senso di solidarietà con la banda dei perdenti... spazzata via da una folla di ragazzi che prendevano per il culo il personaggio dell'adolescente grasso, esortando i bulli a fare di peggio. L'ho preso in modo emblematico, e l'ho vissuto come un fallimento culturale.
Nella realtà IT ha vinto.
E' vivo. E mangia.
Il vero orrore era in sala.
Ma
veniamo al film.
Tenendo
anche conto che le modalità in cui l'ho
visto
potrebbero avere influenzato il mio giudizio generale...
Il
film è carino. Per me, non un "capolavoro", parola oggi
abusatissima. Ha delle scene molto suggestive e il
Pennywise
di
Bill Skarsgård
è insinuante e riempie lo schermo.
Solo
che... SOLO CHE...
C'è
un difetto che per un lettore appassionato
del
romanzo come me è sostanziale. Che mi faceva partire un po'
prevenuto (perché è alla base del progetto cinematografico) e che a
mio parere è confermato dopo la visione del film. Per ragioni
commerciali e per prendere le distanze dalla miniserie televisiva
degli anni 90, si è deciso di abolire l'alternanza temporale della
narrazione e dividere la vicenda in due film, separati dal salto
generazionale. Secondo me, questo impoverisce tutto alla radice. Fa
perdere il senso iniziale di mistero, del passato che lega questi
adulti, collegati da un oscuro segreto, richiamati a un tratto nella
loro cittadina d'infanzia. Fa perdere epicità al racconto, ma
soprattutto infrange il gioco di specchi (fondamentale nel romanzo)
tra infanzia e età adulta, in cui i personaggi tendono a ripetere
situazioni che hanno già vissuto da ragazzini. IT, il romanzo, in
fondo, anticipava il racconto a mosaico che sarebbe stata una serie
televisiva come LOST. La miniserie (che io ho visto già adulto, e
quindi con un occhio smaliziato) manteneva i due piani temporali, ma
impoveriva tutto con una lettura frettolosa e un'impronta che
risentiva dei canoni televisivi del suo tempo (non sto dicendo che è
meglio del film, non è così). Io temo che il secondo capitolo del
nuovo IT rischi di essere debole, visto che il cuore pulsante del
romanzo è la parte ambientata nel passato e i suoi riflessi nel
presente. Rischia di annacquarsi e diventare un sequel banalissimo.
Inoltre, (ma questo è tutto un mio vissuto personale) avrei voluto
che il film osasse di più. E' discretamente violento, ma il
romanzo... è turpe, raccapricciante. E tanto più disturbante
facendo contrasto con la giovane età dei protagonisti. Avrei voluto
qualcosa di più estremo che ovviamente non poteva trovare spazio in
un prodotto destinato a essere un blockbuster. Aggiungiamoci che si
fa un gran parlare della scena (emblematica) del romanzo in cui dopo
avere affrontato il mostro i ragazzi... fanno una certa cosa. Non era
realizzabile, OK. Ma nel romanzo non c'è solo questo. IT è un
romanzo complesso e stratificato, non è soltanto LUNGO. La scena di
omosessualità tra i due ragazzi bulli, in cui uno prima si lascia
sedurre, poi prevale il suo machismo, ha un suo significato profondo,
ed esplica la contraddittorietà e ipocrisia di questi personaggi
negativi. E la seguente scena delle sanguisughe alate, scena in cui
resta coinvolta anche Beverly (una delle più disturbanti nel
romanzo)
è di grande impatto. Tutto questo, nel film non c'è. C'è
un'atmosfera che riflette pallidamente il romanzo (ma è così nella
maggior parte delle trasposizioni), delle belle trovate visive, un
discreto ritmo e un villain carismatico. Volendo non è poco.
Il
vero IT difficilmente lo vedremo in un prodotto filmico. Forse la sua
vera destinazione sarebbe una serie TV lunga e articolata su
un'emittente spregiudicata in grado di rompere certi argini. E forse,
nel tempo, succederà. Anzi, nel tempo, in futuro, succederà
senz'altro, senza con questo darne per scontata la qualità. Ma le
emozioni del libro, così denso e ricco, possono essere cercate solo
nel romanzo. Come sempre. Un film piacevole, ma che non ha modo di
affiancarsi alla statura della fonte letteraria, anche perché
mutilato da una scelta di partenza che in buona parte lo snatura. E
non lo definirei neppure il migliore degli adattamenti possibili.
Questo non è affatto vero. Senza estremismi, sorvolando sulle
perle gettate ai porci, sul messaggio dolcissimo di questo racconto
orrorifico presentato a un pubblico di giovani privi di empatia, sul
fatto che mi sono trovato in mezzo a una platea di ragazzi bulli...
Sorvolando sul fatto che... durante la scena in cui i Perdenti fanno un patto di sangue
tagliandosi con un pezzo di vetro, sentire il coglione seduto dietro
di me
dire
«Tagliali la panza, che c'è abituato!» mi ha fatto inorridire ben
più degli effetti splatter... (anzi, mi
ha fatto proiettare un'allucinazione grottesca alla "Scrubs"
in cui stavo vedendo "Il pianista" di Polanski e intorno a
me sentivo commentare «Sì,
ammazzateli tutti. Di più ne dovevano sterminare. Hail Hitler!»)
...capisco chi apprezza il film. Non mi è dispiaciuto, ma con
qualche riserva. E forti perplessità sul secondo capitolo che verrà.
Pensandoci
bene, non è da escludere neppure
che
una volta uscito il secondo capitolo, sia
proposta una
versione Home che presenta
un
montaggio dei due film con i due piani temporali. Ma dubito comunque
che
possa
funzionare.
Tutto
questo, però, alla luce di altro, conta veramente poco. IT prospera,
i Perdenti restano perdenti. E in platea siedono i discendenti di
Henry Bowers. E sorge lo sgradevole dubbio che il prodotto commerciale in questione, tutto sommato, oggi trovi in loro la sua principale fetta di pubblico. E' amaro, pensare questo. Ma anche legittimo, davanti a certe reazioni.
Sì. Essi vivono.