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sabato 21 ottobre 2017

IT (ma di più... Essi Vivono)


Ho visto "IT".

Più o meno.
Risultato? Dovrà passare un po' di tempo perché torni a vedere un film in una sala cinematografica. Non per il film. Per il pubblico. Non vivevo un'esperienza così frustrante da quando ero ragazzo. Quando vidi per la prima volta “The Goonies” mi trovai ad assistere a un film quasi muto. Il rumore di fondo generato dallo schiamazzo arrivava a coprire il sonoro della pellicola. Quell'esperienza estrema era rimasta isolata. Fino a oggi. In tanti, parlando di “IT” di Andrés Muschietti, hanno tirato in ballo il film di Richard Donner del 1985. Beh, qualcosa di vero dunque c'è. Non tanto per il tono del film di Muschietti, quanto per un triste ricorso storico. Mi si risparmi la predica sul fatto che i film vanno visti in sala su grande schermo. Forse in altre città funziona in modo diverso, non lo so. Ma qua parliamo davvero di soldi buttati. A che serve vedere un film sul grande schermo quando tutto il resto è rovinato?
E poi... i commenti dei giovani spettatori. La grande metafora del romanzo di Stephen King sulle paure (al plurale) dell'ingresso nell'età adulta e sulla necessità, da adulti, di tornare ragazzi per sopravvivere. Tutto il senso di solidarietà con la banda dei perdenti... spazzata via da una folla di ragazzi che prendevano per il culo il personaggio dell'adolescente grasso, esortando i bulli a fare di peggio. L'ho preso in modo emblematico, e l'ho vissuto come un fallimento culturale.

Nella realtà IT ha vinto.
E' vivo. E mangia.
Il vero orrore era in sala.

Ma veniamo al film.
Tenendo anche conto che le modalità in cui l'ho visto potrebbero avere influenzato il mio giudizio generale...
Il film è carino. Per me, non un "capolavoro", parola oggi abusatissima. Ha delle scene molto suggestive e il Pennywise di Bill Skarsgård è insinuante e riempie lo schermo.

Solo che... SOLO CHE...


C'è un difetto che per un lettore appassionato del romanzo come me è sostanziale. Che mi faceva partire un po' prevenuto (perché è alla base del progetto cinematografico) e che a mio parere è confermato dopo la visione del film. Per ragioni commerciali e per prendere le distanze dalla miniserie televisiva degli anni 90, si è deciso di abolire l'alternanza temporale della narrazione e dividere la vicenda in due film, separati dal salto generazionale. Secondo me, questo impoverisce tutto alla radice. Fa perdere il senso iniziale di mistero, del passato che lega questi adulti, collegati da un oscuro segreto, richiamati a un tratto nella loro cittadina d'infanzia. Fa perdere epicità al racconto, ma soprattutto infrange il gioco di specchi (fondamentale nel romanzo) tra infanzia e età adulta, in cui i personaggi tendono a ripetere situazioni che hanno già vissuto da ragazzini. IT, il romanzo, in fondo, anticipava il racconto a mosaico che sarebbe stata una serie televisiva come LOST. La miniserie (che io ho visto già adulto, e quindi con un occhio smaliziato) manteneva i due piani temporali, ma impoveriva tutto con una lettura frettolosa e un'impronta che risentiva dei canoni televisivi del suo tempo (non sto dicendo che è meglio del film, non è così). Io temo che il secondo capitolo del nuovo IT rischi di essere debole, visto che il cuore pulsante del romanzo è la parte ambientata nel passato e i suoi riflessi nel presente. Rischia di annacquarsi e diventare un sequel banalissimo. Inoltre, (ma questo è tutto un mio vissuto personale) avrei voluto che il film osasse di più. E' discretamente violento, ma il romanzo... è turpe, raccapricciante. E tanto più disturbante facendo contrasto con la giovane età dei protagonisti. Avrei voluto qualcosa di più estremo che ovviamente non poteva trovare spazio in un prodotto destinato a essere un blockbuster. Aggiungiamoci che si fa un gran parlare della scena (emblematica) del romanzo in cui dopo avere affrontato il mostro i ragazzi... fanno una certa cosa. Non era realizzabile, OK. Ma nel romanzo non c'è solo questo. IT è un romanzo complesso e stratificato, non è soltanto LUNGO. La scena di omosessualità tra i due ragazzi bulli, in cui uno prima si lascia sedurre, poi prevale il suo machismo, ha un suo significato profondo, ed esplica la contraddittorietà e ipocrisia di questi personaggi negativi. E la seguente scena delle sanguisughe alate, scena in cui resta coinvolta anche Beverly (una delle più disturbanti nel romanzo) è di grande impatto. Tutto questo, nel film non c'è. C'è un'atmosfera che riflette pallidamente il romanzo (ma è così nella maggior parte delle trasposizioni), delle belle trovate visive, un discreto ritmo e un villain carismatico. Volendo non è poco. 

Il vero IT difficilmente lo vedremo in un prodotto filmico. Forse la sua vera destinazione sarebbe una serie TV lunga e articolata su un'emittente spregiudicata in grado di rompere certi argini. E forse, nel tempo, succederà. Anzi, nel tempo, in futuro, succederà senz'altro, senza con questo darne per scontata la qualità. Ma le emozioni del libro, così denso e ricco, possono essere cercate solo nel romanzo. Come sempre. Un film piacevole, ma che non ha modo di affiancarsi alla statura della fonte letteraria, anche perché mutilato da una scelta di partenza che in buona parte lo snatura. E non lo definirei neppure il migliore degli adattamenti possibili. Questo non è affatto vero. Senza estremismi, sorvolando sulle perle gettate ai porci, sul messaggio dolcissimo di questo racconto orrorifico presentato a un pubblico di giovani privi di empatia, sul fatto che mi sono trovato in mezzo a una platea di ragazzi bulli... Sorvolando sul fatto che... durante la scena in cui i Perdenti fanno un patto di sangue tagliandosi con un pezzo di vetro, sentire il coglione seduto dietro di me dire «Tagliali la panza, che c'è abituato!» mi ha fatto inorridire ben più degli effetti splatter... (anzi, mi ha fatto proiettare un'allucinazione grottesca alla "Scrubs" in cui stavo vedendo "Il pianista" di Polanski e intorno a me sentivo commentare «Sì, ammazzateli tutti. Di più ne dovevano sterminare. Hail Hitler!») ...capisco chi apprezza il film. Non mi è dispiaciuto, ma con qualche riserva. E forti perplessità sul secondo capitolo che verrà.

Pensandoci bene, non è da escludere neppure che una volta uscito il secondo capitolo, sia proposta una versione Home che presenta un montaggio dei due film con i due piani temporali. Ma dubito comunque che possa funzionare. 

Tutto questo, però, alla luce di altro, conta veramente poco. IT prospera, i Perdenti restano perdenti. E in platea siedono i discendenti di Henry Bowers. E sorge lo sgradevole dubbio che il prodotto commerciale in questione, tutto sommato, oggi trovi in loro la sua principale fetta di pubblico. E' amaro, pensare questo. Ma anche legittimo, davanti a certe reazioni.

Sì. Essi vivono.