Diario del Capitano, data bestiale 8 Luglio 2016...
Spesa
al supermercato vicino casa. Uno dei giovani impiegati fa su e giù
con aria da pavone intorno a una collega che sta rassettando
l'ortofrutta. La chiama "signorina" ma con un tono
mellifluo, che sottintende sia già successo qualcosa di poco
piacevole tra loro. Lei si gira e lo fulmina con un'occhiata. «Non
mi toccare!» gli intima. Lui: «Non abbiamo ancora fatto pace?» Lei
non gli risponde. Dopo qualche minuto sono in fila alla cassa. Un
garzone di colore entra nel market dopo la consegna, e il tipo di
prima lo apostrofa: «Ehi, sai cos'è successo in un'altra città a
uno come te?» E gli racconta con un tono umoristico incomprensibile
l'assassinio brutale dell'uomo nigeriano a Fermo. Ride, e il ragazzo
di colore, che probabilmente non ha compreso bene il racconto,
confuso e pieno di lazzi, ride con lui (forse anche perché ha
necessità di stare in campana e non perdere il lavoro). Nel
frattempo si inserisce anche il cassiere: «Non appena siete soli di
là, ammazzalo.» Fa un gesto come di accoltellamento. E giù risate.
Non
ho potuto fare a meno di grugnire tra i denti qualcosa come... e
ci scherzate pure! Complimenti!
Per
quello che può servire, per quanto simili figuri possano capire del
dissenso che li sfiora ma non li travolge. Mi scopro a pensare con
amarezza che non mi trovo su un social network. E' il mondo reale. Lo
stesso che ha stroncato una vita senza nessun motivo. E adesso trova
pure motivo per riderne.
Una
volta, un mio familiare, si trovò tra i piedi un grosso scarafaggio
e lo colpì con la scopa fino a spezzarlo in due. Io rimasi
orripilato... ma anche chi aveva la scopa in mano era sorpresa dalla
violenza che la ripugnanza le aveva fatto tirare fuori. Mi disse
balbettando: «Non doveva sconfinare nel mio territorio...»
Credo
che certi atti di violenza razzista non siano dissimili dalla furia
irrazionale contro un insetto schifoso che ti entra in casa. Non
doveva oltrepassare il confine. Mi fa schifo, lo odio, non voglio mi
sfiori, non è un essere umano. E' uno scarafaggio.
«Non
mi toccare!»
E
a volte questo ragionamento riguarda esseri umani di etnia diversa.
Percepiti alla stregua di una creatura disgustosa, aliena, solamente
dannosa. Nella tua percezione talmente simile alla spazzatura che ucciderla non ti sembra
neppure una colpa, una responsabilità, qualcosa che meriti una
riflessione etica.
Non
è troppo diverso non cogliere la gravità di quanto è successo.
Farne motivo di scherzo, magari dopo aver importunato una donna
(dimostrarti stronzo a 360° in meno di cinque minuti è davvero un
bel primato). E quanto è bello, quanto è incoraggiante, vedere
scattare così facilmente la solidarietà tra questi...
...scarafaggi.
Blatte.
Bacherozzi. Mangiapane. Gli esseri che probabilmente avrebbero
maggiori possibilità di sopravvivenza a una catastrofe nucleare.
Sono
stanco. Stanco di tutto. L'umanità in fondo ha avuto la sua chance.
Forse è arrivato il momento di lasciare tentare qualcun'altro.