Mi
sto finalmente mettendo in pari con "Doom Patrol", seconda
serie TV a uscire dopo "Titans" per piattaforma streaming
DC Universe.
Per
cominciare, direi che si conferma l'attitudine della DC a centrare il
bersaglio con produzioni seriali televisive, fallendo invece al
cinema, nel seguire frettolosamente i passi della Marvel-Disney.
"Doom Patrol" si presenta ufficialmente come uno spin off
del già interessante "Titans", per quanto questa
definizione gli venga stretta. I personaggi sono stati introdotti in
una sola puntata del serial madre e oggi sono sdoganati in una serie
autonoma che segue uno stile tutto suo e modifica il cast,
aggiungendo un sempre carismatico Timothy Dalton nel ruolo di Niles
Caulder e Brendan Fraser come Cliff Steele. In comune con "Titans"
resta quel suggerimento di avventure ai margini di un mondo più
vasto, dove i supereroi celebri sono nominati, ma restano invisibili.
Una retrovia in cui i protagonisti, qui ancora più che in "Titans"
devono sgomitare per trovare un loro ruolo. Se con i Titani si era
scelta un'atmosfera ibrida tra il crime e l'horror, in "Doom
Patrol" il registro è più ironico e a tratti (giustamente)
demenziale. Senza escludere espliciti riferimenti al ciclo scritto da
Grant Morrison, che rilanciò a suo tempo la serie a fumetti
introducendo più di un personaggio che qui la fa da padrone. Il
villain Mr. Nobody, interpretato dal "josswehdiano" Alan
Tudyk è sicuramente uno dei punti di forza della serie, usato in
modo metanarrativo, a volte come io narrante e commentatore degli
eventi (anche se forse la sua resa farà storcere il naso a chi ama
fare le pulci agli effetti visivi).
Ricordiamo, inoltre, che nei
fumetti, Doom Patrol e X-Men nacquero insieme, influenzandosi su
parecchi punti (compresa una certa sedia a rotelle). Ma se i mutanti
Marvel hanno preso la strada della critica sociale e della metafora
della diversità che lotta per i suoi diritti alla vita, la Patrol è
forse ancora più inquietante. Simbolo di una diversità sì
mostruosa, ma che può alludere anche a un disadattamento
psicologico, uno scollamento dalla realtà che tende più alla crisi
esistenziale e a una lotta per restare in vita e in piedi in un mondo
privo di vero senso. Gli antieroi della Doom Patrol, nella serie TV
come nei fumetti, non sono supereroi reietti. Sono reietti con
superpoteri, presentati come una sorta di famiglia Addams chiamata
dal caso a occuparsi di faccende bizzarre che sono decisamente troppo
pazze, troppo oltre perché gli eroi canonici possano gestirle.
Mentre
la prima stagione marcia verso la conclusione, l'esperimento sembra
riuscito e ci da motivo di attendere il prossimo arrivo di "Swamp
Thing", per la stessa piattaforma streaming, che recupererà
(così pare) temi e atmosfere del celebre ciclo di Alan Moore.
Un
altro modo di intendere gli eroi super dei fumetti e un altro modo di
tradurli in live action. Curioso anzicheno. Peccato che di queste
serie, almeno finora, se ne parli così poco.
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