E
alla fine ci stiamo arrivando. Doomsday Clock, il cui primo numero
uscirà in America il prossimo Novembre, segnerà l'apice del
Rinascimento (o Restaurazione?) in casa DC Comics. Evento che sarà
segnato dall'interazione, annunciata da tempo, tra gli eroi della
Distinta Concorrenza con l'universo di Watchmen. Per usare le parole
dello sceneggiatore Geoff Johns, non si tratterà di un crossover, ma
di una storia a sé stante che ridefinirà il cosmo DC. Il nocciolo
della questione dovrebbe essere il confronto (anche simbolico) tra
Superman e Dottor Manhattan. In sostanza, l'alieno che ha imparato a
essere più umano degli umani e l'umano nativo che ha
progressivamente perso la propria umanità diventando sempre più
alieno e distante. Siamo in presenza di uno di quegli eventi
fumettistici destinati a fare discutere. I semi piantati da Johns
sembrano interessanti. E neppure scontati come può sembrare. C'è un
tempo per ogni cosa. Watchmen rappresentò non tanto l'ingresso dei
supereroi nell'età adulta, quanto un punto di arrivo. Il brusco
risveglio da un sogno nell'incubo di una realtà dove non esistevano
veri eroi e dove poteva non esserci un lieto fine. Da quel momento, i
punti cardine del mercato sono andati cambiando. E l'opera di Alan
Moore ha suscitato una lunga serie di varianti, omaggi, e presunte
evoluzioni di un discorso che l'autore inglese considerava già
concluso quando aveva messo la parola fine al suo lavoro.
Ormai
da anni, il genere supereroistico soffre il peso di una pietanza mal
digerita. Un trend scaturito da un'opera (Watchmen) che non aveva mai
voluto essere una ricetta per sfornare altri piatti, ma solo un punto
di vista, storico e culturale. Per quanto i prodotti derivati
interessanti non siano mancati, l'elemento del dark coatto ha finito
col diventare a sua volta macchietta, spesso affossando le tematiche
che si proponeva di elevare. Quel che Geoff Johns sembra prepararsi a
fare è portare in scena una sorta di cortocircuito estetico dal
quale ripartire con le successive narrazioni. Non sappiamo ancora in
che misura funzionerà, ma il progetto di sicuro incuriosisce. La
maturità, del resto, non s'identifica necessariamente con la
truculenza, con l'amarezza e una visione pessimista del futuro (per
quanto i tempi che corrono non ci incoraggino esattamente nel senso
opposto). Se Geoff Johns riuscirà nella sua opera di livellamento,
operando scelte narrative intelligenti, potremmo trovarci davanti a
un'opera metafumettistica particolare come non la vedevamo dai tempi
della prima Crisis. Una lettura antropologica dei corsi e ricorsi
storici applicati a un genere fumettistico. Ne sentiremo tante, nei
prossimi mesi. Prima, durante e dopo l'uscita di questa ennesima
miniserie.
Chissà!
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