venerdì 4 settembre 2015

In nome della foto



Diario del Capitano. Data bestiale 4 Settembre 2015...

Non entrerò in merito alla polemica (comprensibile, ma anche fuorviante) sulla condivisione sui social network delle foto di bambini morti (o immigrati adulti). Tutto sembra cortocircuitare in un match tra il partito del "dobbiamo osservare il pasto nudo, vedere e capire cosa mangiamo ogni giorno" e quello del "rifiuto alla pornografia della violenza". Cortocircuito, appunto. In queste ore sto riflettendo. Di norma, i nostri contatti sono persone con cui condividiamo un minimo sindacale di visioni del mondo. E' difficile (almeno credo sia la norma) avere tra gli "amici" di Facebook qualcuno che è totalmente agli antipodi con te, politicamente, eticamente, e così via. E se pure succede, per caso, non dura a lungo. Bene. Prendiamo due dei miei amici a caso. Non amici di Facebook lontani e mai incontrati dal vivo, gente che conosco direttamente e di cui conosco la buona fede. Sono entrambi antirazzisti, hanno entrambi avversione per gli atteggiamenti xenofobi e sono tutti e due seriamente addolorati dalle notizie e dalle immagini che ci bombardano in questi giorni.

Perché dico questo?


Perché OGGI li vedo militare su due "piccoli fronti" opposti pur condividendo la stessa visione sociopolitica. Quello che mi balza agli occhi è la futile discordia tra "foto sì e foto no". Una spaccatura che a volte sfiora l'insulto e la rissa. Quello che non mi dà pace è questa battaglia, neppure tanto sotterranea, tra queste due sponde che appartengono alla stessa fazione. Gli argomenti accomunano, le modalità dividono. E la parola "ipocrita" rimbalza da una parte all'altra come la pallina in una partita di ping pong. Ed è irritante quanto ascoltare i commenti xenofobi.


Perché tutto questo?


Ma soprattutto: è davvero casuale?
E' questo il social network? Un'arma di distrazione di massa? Un generatore di divisioni insensate?
Facciamo tutto da soli o qualcosa, qualcuno detta la nostra agenda?
Oggi ho questa domanda in testa.

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