venerdì 10 ottobre 2014

Mater Monstrum



Nella piazza mediatica dei social impazzano i commenti sul bruttismo episodio (bullismo? E' la parola giusta?) di Napoli. Il ragazzino obeso di quattrodici anni devastato nell'intestino con l'aria compressa da due ventiquattrenni (chiamiamoli adulti, per favore) per puro divertimento sadico. Il ragazzo adesso è all'ospedale e versa in gravi condizioni. A suscitare più commenti è la difesa televisiva della madre del giovanotto arrestato e accusato di tentato omicidio, e le parole "era solo uno scherzo, un gioco". Siamo sicuri che si tratti solo di degrado? O perlomeno che questo tipo di degrado etico riguardi soltanto gli strati sociali più bassi? L'argomentazione del "è solo uno gioco, si scherzava e basta" è tristemente vecchia e trita. La sentivamo nelle scuole medie degli anni settanta, a seguito di episodi molto meno gravi, ma che germinavano nel medesimo humus culturale, seminando dolore, insicurezza, ingiustizia. Allora la parola "bullismo" non era ancora stata coniata, ma i meccanismi erano già oliati alla perfezione. Nel giro di trent'anni la situazione è peggiorata. E le istituzioni scuole e famiglia (con buona pace delle Sentinelle in piedi) hanno subito, nel nostro paese, un deterioramento fuori controllo. Non solo un ventiquattrenne non ha la consapevolezza necessaria a capire quanto danno reale può causare una pistola ad aria compressa, ma si porta dentro un senso di impunità più feroce di qualsiasi cattiva intenzione. E' lo stesso sadismo, lo stesso fare del più debole un giocattolo, a essere stato svuotato di senso. E l'ignavia su tutto e la comoda convinzione di molte famiglie che alla gioventù sia perdonabile qualunque pulsione, in quanto fisiologica dell'età. Un'età ormai elastica e sfuggente, giacché, ripeto, a ventiquattro anni si è ormai adulti. Non è un caso che sui social molti degli insulti siano rivolti più alla madre con le ali aperte che al responsabile del gesto violento e vigliacco. Forse è il momento di chiedersi di chi siamo figli, da dove veniamo e che cosa intendiamo veramente come educazione e protezione della nostra progenie. Possiamo anche fare un occhio nero al professore che gli ha dato un brutto voto, ma non potremo fermare la mano del poliziotto che domani lo arresterà perché si è sentito troppo "al sicuro" dalle norme per evitare di commettere un reato, e ancora meno potremo fermare le dinamiche carcerarie che lo "premieranno" durante questa sua prima trasferta dietro le sbarre (in compagnia di adulti scafati, per sua fortuna sforniti di pistola ad aria compressa, ma attrezzati con qualcosa di più casareccio, che il ventiquattrenne, nella sua innocenza, potrebbe trovare ugualmente traumatico). E' vero, gli argomenti acritici e ignoranti di quella madre fallita ce la fanno sembrare un mostro. Ha tirato su un rozzo golem che ha sguazzato nella banalità del male, facendo danno ad altri e andando incontro a meritatissime conseguenze. Il simbolo di un'intera generazione di genitori che confondono la protezione e l'appartenenza mafiosa con l'amore per il sangue del proprio sangue. In modo, purtroppo, trasversale. Democratico come un virus contagioso. Riprodursi potrà essere un fatto semplice e naturale. Essere genitori no. Quello è tutto cultura, tutta una questione di testa, di presenza, di accortezza. Per questo il concetto di "famiglia naturale" mi fa pensare d'istinto a una catena di montaggio, programmata per sfornare consumatori, elettori, carne da cannone.

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