domenica 25 dicembre 2011
Un piccolo, strano buon Natale...
E ci siamo anche quest'anno. E' Natale e gli umori sono sempre quelli. Da un lato l'esplosione mediatica e commerciale, invadente e urticante. Dall'altra, l'idiosincrasia natalizia, a volte estrema fino a diventare stucchevole e fastidiosa quanto il suo esatto opposto. C'è chi quasi minaccia di morte te e la tua famiglia se solo ti azzardi a balbettare un augurio di buone feste, e chi ci resta male se dimentichi di farglieli. Chi aspetta un regalo, anche piccolo, e chi patisce una tale orticaria festiva da tirarti in testa (letteralmente! Mi è successo) qualunque pacchetto tu possa presentargli. E noi, che siamo Altro... noi che siamo Quando... che dovremmo fare? In mezzo alla stessa ciurma della fumetteria ci sono umori divergenti. Facciamo così, dunque. Restiamo in tema fumettistico, e parliamo di questo brevissimo, bizzarro racconto di Mike Mignola (Hellboy) e Guy Davis (B.P.R.D.) apparso da noi sul primo numero di Dark Horse Presents, pubblicato proprio questo mese da Bao Publishing.
Due parole sulla rivista. Si tratta della versione italiana dell'antologica Dark Horse Presents - Volume Two), recente ripresa della rivista pubblicata in america tra la fine degli anni ottanta e il 2000, e che presentava molte delle serie targate Dark Horse che avrebbero avuto nel tempo maggiore successo (Sin City, Concrete, The Goon, e altri ancora). Oggi, l'antologia Dark Horse torna ripartendo da uno, e presenta personaggi noti e altri inediti, riproponendo la vecchia formula. Nel sommario del primo numero potremo trovare una storia breve del Concrete di Paul Chadwick, Blood, una nuova serie di Neil Adams, Mondo Fango di Richard Corben, l'anteprima di Serse di Frank Miller, e... chicca natalizia, questo breve, oggettivamente insolito, racconto di Natale firmato da Mignola e Davis. Tanto strano che ci è piaciuto, e per farvi gli auguri ve lo riassumiamo e commentiamo volentieri.
L'edizione italiana di Dark Horse Presents dovrebbe presentare una traduzione fedele del sommario originale della rivista, così almeno viene affermato. Piccola inesattezza. Almeno per quanto riguarda questo primo numero. E' probabile, infatti, che, visto il periodo natalizio in cui l'edizione italiana della rivista si è trovata a esordire, qualche editor abbia deciso di inserire la novella di Davis e Mignola per ragioni di pura opportunità festiva. Insomma, nel primo numero originale di Dark Horse Presents non ce n'è traccia, e al suo posto si trova il primo capitolo di Star Wars – Crimson Empire III, che supponiamo vedremo in uno dei prossimi numeri.
Il racconto The Christmas Spirit - A Strange Tale of the Season (Lo Spirito del Natale - Uno strano racconto di stagione) apparve per la prima volta, in realtà, nel 2007, come fumetto on line su MySpace.com/darkhorsepresents (dove ancora potete leggerlo gratuitamente in lingua originale) e in seguito pubblicato in un'edizione TP che raccoglieva le storie brevi apparse in rete.
The Christmas Spirit - A Strange Tale of the Season è veramente uno strano, sconcertante (ma nello stesso tempo tenero) racconto di Natale che si presta a qualche riflessione. Inizia come un horror, mostrando una di quelle tetre magioni e le deformazioni fisiche cui Guy Davis ha abituato i suoi lettori. Da qualche parte, in un'umile casa, un bambino posseduto dal demonio urla in modo raccapricciante mentre un sacerdote cattolico tenta di praticare su di lui un esorcismo. Non sappiamo da quanto tempo il rito vada avanti, ma si direbbe da molto. Il religioso infatti è stanco. E ha premura. E' la vigilia di Natale, e per questo si scusa con la madre del piccolo invasato, dicendo che deve allontanarsi per preparare le celebrazioni e occuparsi della folla dei fedeli. Il Natale non si tocca, neanche davanti al dramma della possessione diabolica. Il sacerdote va via, lasciando sola la madre con la sua disperazione, in una casa riempita dalle urla laceranti del piccolo divenuto un mostro.
A un tratto, dalla porta fa capolino un misterioso vecchio. Questi dice alla donna che la stagione non è stata gentile con lei, e che c'è sempre bisogno di riscoprire certe piccole cose. Le mette in mano un'immagine di San Nicola intagliata nel legno. La versione più antica del santo, quella vestita di verde, simile a una divinità silvestre. La donna porta la piccola icona nella stanza del piccolo indemoniato e gliela mostra sussurrandogli un "buon Natale" tenero e disperato. Qualcosa cambia all'istante. Nelle pupille del bambino il diavolo smette improvvisamente di danzare, ed è come se delle gigantesche dita lo acciuffassero per trascinarlo via, in castigo, come un piccolo discolo. Il bambino è libero, guarito, sorridente tra le braccia di sua madre.
Poco più in là, l'imponente figura di San Nicola appende a un albero gli spiriti malvagi che ha raccolto in quella notte magica, simili a piccoli pipistrelli, ma anche a decorazioni natalizie.
Il racconto ci è piaciuto per più ragioni. E' natalizio e augurale, ma non è melenso. Anzi, è piuttosto asciutto se non crudo. L'apertura da racconto dell'orrore fa un contrasto delizioso con la morale speranzosa che chiude la breve parabola. La religione ufficiale è mostrata come incapace di portare reale consolazione, e a placare metaforicamente gli animi e a restituire la speranza nel domani è una figura primordiale, mostrata nei suoi colori e suggestioni più antichi. Un genio della natura, custode di valori senza tempo liberi da ogni catalogazione. Il racconto è un piccolo gioco di stile, ma è anche un modo per ricordare quanto la magia del Natale sia legata all'infanzia, e alla riscoperta dell'innocenza. La capacità di sognare, di stupirsi, e in sostanza di amare, al di là dei rituali e delle mistiche manipolate dall'uomo.
A qualche benpensante, The Christmas Spirit - A Strange Tale of the Season potrebbe risultare addirittura blasfemo e apologetico di una logica pagana. Può darsi, ma a noi è sembrato semplicemente... laico. E per questo più puro. Più libero. Più natalizio, perché capace di rivolgersi a tutti attraverso un linguaggio semplice come quello di una fiaba popolare.
Per questo concludiamo più con una citazione che con un augurio.
«Buon Natale, bambino mio.»
Per tutti quelli che gradiscono. Gli altri facciano come meglio credono.
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