Si è accesa una luce sul Genio di Palermo.
Piazzetta Garraffo, Vucciria, un luogo che per me, da qualche anno, è
semplicemente casa. "Puntiamo i riflettori", iniziativa della
Delegazione Fai, ha posto un piccolo faro che d'ora in avanti
rischiarerà il nume tutelare di Palermo, già testimone di una piccola
discarica urbana e del generale degrado. Basteranno la nuova luce,
l'attenzione della classe di terza media del Centro Educativo Ignaziano
-Cei di Palermo, e la targa recentemente apposta a preservare questo
simbolo storico (e antico prodotto artistico) dalla corona di spazzatura
che per tanto tempo gli ha fatto da cornice? Posso solo sperare di sì.
Qualche anno fa, iniziando la serie di strisce con protagonista "Swampy",
rendevo omaggio al Genio proprio facendo sorgere il mio piccolo golem
di fango dal degrado ai piedi della statua. Non sarebbe male se questa
scena rappresentasse già il passato. Lo scetticismo è d'obbligo.
Staremo
a vedere. Le emozioni per la riscoperta, comunque, non mancano.
Piazzetta Garraffo è un piccolo slargo al centro del quale, dirimpetto
all'edicola del Genio e di fianco a Sant'Eulalia dei Catalani (sede dell'Istituto Cervantes) un
tempo sorgeva la celebre fontana del Garraffo, oggi situata in piazza
Marina, fuori dal quartiere Vucciria. Fu spostata nel 1862, per essere
collocata in una larga strada di transito. Un divorzio forzato tra la
fontana e il Genio, dimenticato dalle generazioni più giovani, me
compreso.
E' con stupore che mi sono imbattuto in questo
dagherrotipo che mostra la strada in cui vivo com'era prima dello
spostamento della fontana. Vicolo Paterna, Piazzetta Garraffo, L'edicola
del Genio di Palermo. Ma anche gli edifici che conosco bene, in parte
ristrutturati nel corso dei decenni, sopravvissuti alle guerre, ma
sempre immutabili e riconoscibili. Pur sotto una patina di antico e
degradato già visibile ben due secoli fa. La cosa suscita impressione e
commozione nello stesso tempo.
Un rigraziamento agli autori del blog "Palermo" e all'archivio del gruppo Facebook "Palermo di un volta", per questo fugace, intenso viaggio nel tempo.
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