domenica 14 luglio 2019

Festino 2019 - Cittacotte: Fraternidad



Esistono tradizioni popolari e tradizioni di quartiere. Le prime, più diffuse, sono spesso oggetto (oltre che di studio ufficiale) di commercio e attenzione mediatica. Le seconde, a volte più riposte, coinvolgono aree più ristrette, ma sopravvivono puntualmente e contribuiscono all'identità di quelle più celebrate.

E' tradizione ormai ultradecennale quella che si accompagna alla festa patronale del Festino a Palermo. La presentazione della nuova vetrina di Cittacotte, bottega di via Vittorio Emanuele 120, in cui mastro Vincenzo Vizzari, artigiano della terracotta, propone annualmente una sua personale visione di Rosalia, la santuzza di Palermo. In molti casi trasfigurata in modi fantasiosi quando non trasgressivi, ed elogiata nel tempo da custodi della sicilianità come Rosario La Duca e molti altri. Una tradizione di quartiere che conserva, anno dopo anno, una forza artistica dirompente, una creatività non omologata, e per questo meritevole di maggiore attenzione. Forse anche di una forma di istituzionalizzazione all'interno del Festino.

“Fraternidad”, tema di quest'anno, svelato Sabato 13 Luglio 2019, riprende il tema attualissimo dell'accoglienza, del superamento dell'odio e dell'integrazione. Ma anche dell'accettazione di un'identità già esistente. Nascosta, ignorata, e tuttavia presente. Sulle note della canzone di Sergio Endrigo “Girotondo intorno al mondo” (ogni composizione è puntualmente svelata con una costruzione d'impianto quasi teatrale), il sipario si solleva su una Rosalia che rifiuta il monopolio patronale sulla città, e si tiene per mano con San Benedetto il Moro, frate francescano del XVI secolo, nato in Sicilia da genitori africani giunti come schiavi. Divenuto frate giovanissimo, Benedetto ha fama di santo saggio e miracoloso, sostenitore e consigliere dei poveri. Una leggenda racconta che partecipò alla ricerca delle ossa di Rosalia quando questa ancora non era stata proclamata patrona di Palermo. Benedetto divenne compatrono della città accanto alla Santuzza nel 1713, ma sebbene amatissimo e ricordato a livello popolare, oggi è poco noto alle grandi masse e solo di recente la sua figura è stata recuperata, diventando un nuovo simbolo di accoglienza.

Con “Fraternidad”, Vincenzo Vizzari contribuisce a questo recupero e al disvelamento di un santo patrono, antico e parallelo, da molti oggi ignorato. Palermo ha di fatto due santi patroni. Da tempo immemorabile, pertanto, ha un'identità culturale ibrida, composita e pertanto ricca, sepolta da secoli di iconografia commerciale che hanno lasciato emergere la sola Rosalia. Una Rosalia che nell'opera di Vizzari divide fieramente lo scranno con Benedetto, tenuto per mano e presentato con aria quasi sfrontata dalla Santuzza. Quasi a dire: «Ti meravigli, Palermo? Eppure c'è sempre stato. Il tuo volto è anche questo. E' ora che ti guardi allo specchio. E' ora che ti accetti e fai pace... con te stesso.»

E come spesso accade nelle opere di mastro Vizzari, il globo, il mondo su cui i due santi siedono, è plasmato negli scorci di una Palermo trasfigurata, volta a suggerire la natura inevitabilmente cosmopolita della città, che emerge in un rinnovato giardino dell'Eden. La conca d'oro, su cui si staglia significativamente la maestà dei palmizi.

A far corona ai due santi patroni, un girotondo di sagome che evocano il dipinto “La danza” di Matisse. Non angeli, stavolta, ma esseri umani, in una visione sognante per un domani migliore.
Un appello accorato al superamento dell'odio, alla luce di una nuova consapevolezza sulle proprie origini culturali e spirituali. Due santi e due anime, artistiche e umane, per un'utopia che merita di essere rincorsa.

Viva Palermo. Viva Santa Rosalia. Viva San Benedetto.

Bravo Vincenzo Vizzari.






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