Captain America: Brave New World...
giovedì 13 febbraio 2025
Captain America Brave New World: Bene, ma non benissimo
Captain America: Brave New World...
lunedì 26 agosto 2024
Alien: Romulus
Una volta, parlando di cinema, un amico mi disse: «Non capisco i sequel! Sono una ripetizione degli eventi visti nel film precedente. Tanto vale rivedersi l'originale.»
C'era del vero, anche se non in modo assoluto. Io risposi che, al di là dell'opinione rispettabile, credevo di capire il senso commerciale dei sequel.Lo penso ancora. Almeno per quanto riguarda una certa modalità di sequel.
Poi vengono i franchise, quelli belli lunghi, e lì la cosa si complica.
Un brand come quello di Alien è sempre stato caratteristico e imprevedibile nello stesso tempo. Dal prototipo di Ridley Scott, che ha dato nome e forma a uno spunto horror classicissimo trasformandolo in mito, a una serie di seguiti dagli stili tutti diversi. Action, dark, grottesco, per poi tornare in mano al suo demiurgo Scott, che ha voluto reinventare la materia originale dandogli un'impronta autoriale talmente libera dai condizionamenti del brand da risultare indigesta a molti. Due escursioni (Prometheus e Alien: Covenant) che se ne infischiano della verosimiglianza e si concentrano su una riflessione allucinata dell'esistenza, della genesi umana e del suo diritto alla vita.
Certo, qualcosa di gridato c'è. Senza fare spoiler (che fuori contesto, parlando di xenomorfi famelici, significa tutto e niente), quel «Stai lontano da lei, maledetta!» magari Alvarez se lo poteva pure risparmiare. Stessa battuta, circostanza un tantino diversa (mica tanto, in verità, ma è un sequel, quindi... ). Ammetto che risentire questa frase mi ha dato un leggero fastidio, giusto perché scopre fin troppo le carte del citazionismo.
sabato 22 giugno 2024
Doctor Who 2024: Riflessioni finali
...e si è conclusa anche questa stagione.
Allora... al netto dei difetti (che sono quelli di sempre), io direi: bene, ma non benissimo. Magari con un possibile margine di miglioramento nella prossima stagione.
I difetti: dicevo, sono quelli di sempre. La fretta nel chiudere certe macrotrame. La farraginosità di situazioni che sono affidate più alla suggestione che alla logica (è Doctor Who. Più che fantascienza, più che fantasy, aveva ragione chi lo definiva un serial "pazzo").
La melassa dei buoni sentimenti (che però gli perdono, perché il cattivismo ormai ci è servito abbondante da una miriade di altri prodotti, e un po' di rassicurazione fiabesca ci vuole pure).
L'altalena di qualità tra i vari episodi (dopotutto è una serie che va avanti da parecchi decenni).
In definitiva, dopo l'era di Chris Chibnall, lo stacco qualitativo si vede. Si respira aria di casa, anzi di Tardis, ma c'è ancora strada da fare. Cose da aggiustare.
Per concludere con una nota rompipalle...
Io l'avevo detto che la bigenerazione era da intendere in modo allegorico, giusto per pacificare la vecchia idea del Dottore e guardare avanti. Ma se ci si attacca letteralmente agli snodi di trama, quella scelta già presenta il conto.
Rusell T. Davies ha affermato che non rivedremo il Dottore di David Tennant. Per ora non è nei piani, almeno.
Dico una cosa sola. E questa la capisce solo chi ha visto il finale di stagione. Nessuno spoiler, resto vago.
Il Tardis non si era pure sdoppiato?
Come la mettiamo?
Dovrebbero essere cazzi. O no?
Vada come vada, è sempre Doctor Who.
E ci sono affezionato.
domenica 2 giugno 2024
Un'altra serialità è possibile - Terza Parte
Parliamo ancora di serialità. Anzi, di serial. E di alternative. Alternative a grossi titoli. Grossi nel senso di gettonati, discussi, supportati da sponsor e orde di fans. Quelle che vi presento in questa rubrica, arrivata al terzo episodio, sono alcune serie da me ritenute interessanti e, se non passate sotto silenzio, ampiamente sottovalutate dal vasto pubblico.
Prodotto dalla CBS, Evil descrive il lavoro di una squadra al servizio della chiesa cattolica statunitense il cui compito è valutare l'attendibilità di fenomeni apparentemente diabolici o divini e l'eventuale decisione dell'istituzione ecclesiastica di contrastarli o accreditarli. Abbiamo David, un seminarista afroamericano (Mike Colter, visto in Luke Cage, e qui in un ruolo parecchio sfaccettato), Kristen, una psicologa forense e Ben, un hacker esperto in più rami della tecnologia, radunati per gestire casi bizzarri che potrebbero essere elaborate truffe come eventi oggettivamente soprannaturali. La trama verticale si intreccia con una densa progressione orizzontale in cui il tema dei singoli episodi spesso torna in scena in modo sorprendente. Le vicende personali dei tre protagonisti, cui si aggiunge il diabolico antagonista interpretato da Michael Emerson (Lost, Persons of Interest) nel ruolo di uno psicologo votato alla corruzione e al caos, svolgono una funzione rilevante nel mosaico generale.
La narrazione di Evil procede costantemente sui binari dell'ambiguità, presentando ciò che potrebbe essere ultraterreno, ma anche manipolato da esseri umani senza scrupoli, assumendo una connotazione sempre più onirica che lascia allo spettatore la libertà di scegliere a cosa credere. Non esente da difetti, ma insidioso come una trappola, Evil è in grado di catturare l'attenzione dello spettatore e condurlo avanti di episodio in episodio, mentre lo status quo dei protagonisti matura e cambia generando un crescente senso di inquietudine.
Insomma, una serie poco frequentata che però sa come intrattenere. Se amate l'horror, una vostra occhiata la merita. Lo trovate su Paramount +.
I romanzi di Del Toro e Hogan propongono un approccio che rasenta la fantascienza (sebbene contaminata da una grossa componente gotica) e iniziano la loro saga riscrivendo il mito di Dracula, il suo arrivo nel mondo contemporanea non su una nave, ma a bordo di un modernissimo aereo che non appena atterrato spegne tutte le luci e rimane avvolto dal silenzio. I vampiri non sono raffinati aristocratici, non hanno canini appuntiti e la loro modalità di nutrirsi e riprodursi è qualcosa che va scoperta un poco per volta, attraverso l'analisi scientifica di medici abituati a confrontarsi con virus ed epidemie pericolosissime.
Ci sarebbe da dire che la trilogia letteraria tende un po' a disperdersi, e smarrisce per strada alcune premesse iniziali proponendo delle rivelazioni sull'origine delle creature succhiasangue che possono risultare irritanti per qualche lettore. La serie televisiva, dove a condurre il gioco è lo stesso Guillermo Del Toro, anche regista dell'episodio pilota, elimina felicemente i punti deboli dell'ultimo romanzo e procede coerente per la strada che ha imboccato sin dall'inizio. Le poche variazioni sono efficaci e in definitiva la visione è gradevole anche per chi già ha letto la saga romanzesca. Consigliabile, quindi. Potete vedere tutte e quattro le stagioni di The Strain su Disney+.
Our Flag Means Death – Basato molto liberamente sulla figura storica di Stede Bonnet, divenuto noto come il “Pirata gentiluomo”, Our Flag Means Death è una serie prodotta dalla HBO Max nel 2022. Tra commedia, avventura e romance, lo show ideato da David Jenkins è divenuto popolare presso la comunità LGBTQ+ per i suoi contenuti esplicitamente queer trattati con delicato umorismo.
Nel XVIII secolo, il gentiluomo Stede Bonnet (l'attore neozelandese Rhys Darby) decide di abbandonare un matrimonio senza amore e le agiatezze della sua vita borghese per prendere le vie del mare, arruolare una ciurma di disperati e dare inizio alla carriera di pirata. Si tratta, però, di un sempliciotto con la testa piena di sogni che incontrerà non poche difficoltà sia a mantenere coeso l'equipaggio, sia a sopravvivere in mare durante quella che è ricordata come l'età d'oro della pirateria. La sua strada si incrocia con il più famoso e spietato dei pirati: Edward Teach, noto con il soprannome di Barbanera (Taika Waititi in persona). Tra il navigato corsaro e il sognatore, nascerà un'inattesa complicità che li porterà a innamorarsi scontrandosi con le convenzioni del loro tempo e le regole stesse della pirateria.
Strano, surreale, buffo, imprevedibile, Our Flag Means Death è una serie che oscilla tra il farsesco e il romantico, giovandosi di una ciurma di personaggi fortemente caratterizzati. Su tutti svetta Taika Waititi, in grado di apparire serio, languido, pagliaccesco e temibile a seconda delle esigenze di copione. Purtroppo, la serie è stata cancellata dopo due sole stagioni, ma merita comunque di essere recuperata. A proposito, in Italia non è mai arrivata. Quindi, per vederla è necessario ricorrere al pensiero laterale e affidarsi a sottotitoli artigianali.
venerdì 17 maggio 2024
17 maggio: Buona Giornata Mondiale contro La Omolesbobitransfobia
Mi piace ricordare un episodio di una delle mie serie TV preferite, Doctor Who, da poco tornato nella sua quindicesima incarnazione. Il Dottore in carica ha una certa caratterizzazione queer, ma ho preferito guardare al passato, e celebrare un ricordo personale. Il primo episodio dell'ottava stagione del rilancio moderno, il primo con protagonista il Dottore di Peter Capaldi, intitolato "Deep Breath".
Nell'episodio si esplorava la relazione di Madam Vastra, aliena siluriana (rettiliana) e sorta di Sherlock Holmes in versione science fiction, con l'umana Jenny Flint, sua moglie e stretta collaboratrice nella Londra vittoriana. Il rapporto con il maggiordomo Strax, sontaran che ha rinunciata alla vita militare del suo popolo per vivere con le due donne sulla terra e formare di fatto una sorta di famiglia allargata.
Ricordo questo episodio non tanto per la sua trama, per il debutto di Peter Capaldi (uno dei miei dottori preferiti) e la presenza di quel tenerissimo, sfortunato Tirannosauro femmina cui il Dottore si rivolgeva con l'appellativo di "Bomba Sexy". Lo rammento e mi è caro perché ricordo come lo commentai, all'indomani della visione, con Luigi Carollo, attivista e coordinatore del Palermo pride, che lo definì «la puntata più queer in assoluto vista finora nello show».
Luigi ci ha lasciati meno di un mese fa, troppo presto e in modo troppo brusco per riuscire a metabolizzare la cosa. Per questo dedico il mio pensiero di oggi a lui, a uno show che amavamo entrambi e che ci capitava di analizzare insieme a ogni nuova stagione. Per la prima volta, quest'anno, non leggerò i suoi commenti suoi nuovi episodi né mai saprò che cosa avrebbe pensato del Dottore di Ncuti Gatwa, per la prima volta nero e queer.
La cosa mi addolora, perché mi priva del conforto di una persona intelligente che non era solo un attivista, ma anche un frequentatore della cultura pop, in grado di riconoscere ed evidenziare in essa temi che ci riguardano, ci parlano... o almeno ci provano. Sta a noi farne buon uso. Le storie sono nostre, le storie siamo noi.
Buon 17 maggio a tutti, tutte e tuttə. Viva l'amore, viva noi, viva il Dottore, viva Luigi.
venerdì 3 maggio 2024
The Spider
L'idea di trasporre le origini di Spider-Man in chiave horror, mostrando un Peter Parker che morso dal ragno radioattivo, invece che in un vigilante mascherato, si trasforma in una creatura mostruosa è tutto fuorché nuova.Una delle prime intenzioni per l'adattamento cinematografico sulla storia del tessiragnatele era stata proprio quella di una versione dark e orrorifica. Il produttore Menahem Golan, fresco dell'acquisto della Cannon Film, accarezzava l'idea di un Ragno Umano a quattro braccia le cui tragiche e paurose avventure avrebbe voluto affidare a Tobe Hooper, il regista di "Texas Chainsaw Massacre" ["Non aprite quella porta"]. Comprensibilmente, la Marvel Comics cestinò questa proposta, e si mostrò più interessata al piano B di Golan, un altro progetto (anche quello mai realizzato) che avrebbe dovuto vedere James Cameron alla regia.
Nei fumetti, il ragno fatale arriva per Peter in un momento in cui la sua vita sta attraversando una crisi cruciale per l'adolescenza. Isolato, schernito dai compagni di scuola, incarnazione del perdente secondo la visione più stereotipata della società (non solo) americana. Il ragno che lo morde è interpretabile come un intervento trascendente nell'ottica del mito. Il dono di una divinità capricciosa che gioca con le sorti umane, e fornisce allo sfortunato Peter, il sottovalutato Peter, qualità che ad altri sono negate, per poi metterlo davanti a un bivio morale in cui la scelta di diventare un eroe sarà soltanto sua, indipendente dai poteri che ha acquisito in modo fortuito.
La lettura presente in "The Spider" va subito al dunque e glissa sullo squallido quotidiano di Peter Parker, lo dà per scontato e si concentra subito sull'istante fatale del cambiamento. Una trasformazione che nel cortometraggio non è una "grazia", ma piuttosto una definitiva condanna. La conferma a essere per sempre un outsider, un escluso, un mostro. L'esatto rovescio del riscatto in tre tappe (acquisizione del potere, trauma formativo e ricerca di redenzione) narrato nel fumetto originale. Stavolta Peter, interpretato da Chandler Riggs, che in "The Walking Dead" è stato Carl Grimes, avrà modo di scoprire le sue nuove capacità in modo meno epico di come ricordavamo, e soprattutto di passare da un momento di entusiasmo a una vertiginosa caduta nel baratro.
Se "Brightburn", il lungometraggio diretto da David Yarovesky nel 2019, portava in scena una versione malvagio di Superman sconfinando nello slasher soprannaturale, "The Spider" di Andy Chen è affine al dramma fantascientifico de "La Mosca" di David Cronenberg per estetica e progressione narrativa. All'eroismo si sostituisce una veloce disumanizzazione in cui parlare di responsabilità (e succede) lascia il tempo che trova. Niente che non potevamo immaginare da soli, in realtà, ma l'esercizio è interessante. Almeno nella forma, considerati anche i mezzi limitati. Forse uno sviluppo maggiore, e un gioco più attento con le icone che si intendono infrangere, potrebbe condurre a una variante horror che lasci veramente il segno. Una riletture cinica, sporca e cattiva dell'archetipo supereroistico. Chissà!
mercoledì 17 aprile 2024
Di Cocomeri e di Covi...
Il Covo del Cocomero è un collettivo formatosi nel 2014 a Empoli, nato quasi per gioco come collaborazione tra studenti del Liceo Artistico per evolvere nell'autoproduzione di fumetti, cortometraggi e arti visive in generale. Una ciurma animata da una forza creativa che più spontanea non si può, che fa tesoro di budget limitatissimi e sfida tutti i trend popolari con l'anima naif di chi agisce soprattutto per la pura voglia di fare cose belle. Un underground con gli occhi puliti che nel giro di pochi anni ha firmato più lavori a fumetti.
“Le
allucinanti avventure del Professor Biancalani”, simpatica
cronaca disegnata dei tic e dei sogni di un reale insegnante
conosciuto al liceo. “Rami ancora verso il cielo”,
coloratissima avventura esotica e mistica, in cui la natura e la
ricerca dell'Io giocano un ruolo surreale nella percezione
dell'esistenza e del proprio posto nel grande mosaico della vita. E
infine, per ora, “Dannati Cappelloni”, summa della memoria
nerd inerente all'epopea del far west, vista attraverso i classici
del cinema, del fumetto e il puro mito, i cui archetipi sono distorti
dalla lente di un'ironia trasognata, fresca.
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