Ieri,
7
Ottobre 2016, il Teatro Montevergini di Palermo è stato occupato,
anzi, liberato da un'immobilità istituzionale che lo ha tenuto
congelato e inerte per almeno tre anni. Pacificamente popolato da una
comunità variegata di persone il cui progetto è quello di
restituire alla cittadinanza quello che era ormai, agli occhi di
tutti, uno grande spazio sprecato. Una struttura tempo addietro
risanata, che ospita la Scuola di Teatro del Teatro Biondo di
Palermo, altra realtà bisognosa di attenzione e nuova linfa vitale,
che annega in uno spazio enorme e finora fondamentalmente abbandonato
a sé stesso, sorvolando sull'ormai antico annuncio di un bando di
assegnazione, mai formalmente realizzato che ben riassume il concetto
sintetizzato da Giuseppe
Bellafiore nella sua Guida
alla Città di Palermo,
di “definitiva
provvisorietà”,
che affligge da sempre
il capoluogo siciliano come una malattia cronica.
Lo
striscione affisso dalla comunità degli occupanti recita
significativamente le parole: “Né pubblico né privato: Comune”.
Da subito è partita un'assemblea cittadina cui sono state
puntualmente invitate le istituzioni per un confronto diretto e
pacifico. Invito rimasto, almeno fino alla giornata di ieri,
disertato. Unica risposta, una nota dell'Assessore
alla Cultura
Andrea Cusumano, che definisce il gesto degli occupanti “Illegale
e inaccettabile”
affermando che l'occupazione causa “Il
blocco immediato di tutte le attività in corso”, cioè
le attività della scuola di teatro diretta da Emma Dante e le
manifestazioni relative a “Le
Vie dei Tesori”.
Nella
sua freddezza istituzionale, la nota dell'Assessore
Cusumano fa risuonare nella memoria dei palermitani
la consueta solfa da carillon inceppato su una legalità soltanto
presunta, che non prevede nessun reale confronto con gli individui e
le loro autentiche
esigenze.
Se infatti le istituzioni si fossero prese il disturbo di rispondere
all'invito al dialogo,
tempestivamente
partito a occupazione avvenuta, ci saremmo tutti risparmiati delle
considerazioni che avranno anche il crisma dell'istituzionalità, ma
restano inesatte, fuorvianti, parziali e di conseguenza inaccettabili
per la città che hanno l'onere di amministrare. Una Palermo dove una
massa di cittadini paga tasse salatissime, strozzandosi e
sopravvivendo a stento, in una città dai servizi sempre più
scadenti. Una città che può a buon diritto affermare di essere
proprietaria di almeno un pezzo di spazi comuni che l'amministrazione
ha relegato nel dimenticatoio. Ma
siamo a Palermo, e il segnale intimidatorio, il richiamo alla
legalità, è riservato a quei soggetti che propongono un dialogo
costruttivo, mentre quartieri del centro storico sono ormai stati del
tutto abbandonati a un'illegalità galoppante, degradante e
pericolosa, cui palesemente l'amministrazione della città non riesce
a far fronte. Non
è una bella figura.
Auguriamo
in bocca al lupo all'esperienza appena nata al Teatro Montevergini, e
invitiamo
a leggere, qui a seguire,
la nota della comunità resa pubblica oggi 8 Ottobre 2016, in cui si
fa chiarezza su quelli che sono lo spirito e gli obiettivi
dell'iniziativa, ma anche i punti di fraintendimento che vanno al più
presto chiariti con
chi ha il dovere di tutelare e aiutare a crescere la nostra città,
dialogando con le realtà più propositive, e aldilà di iniziative
demagogiche discutibili.
Perché
abbiamo bisogno del pane, ma vogliamo anche le rose. Noi
palermitani le abbiamo pagate per anni. E ci spettano.
Altroquando
UN
PAIO DI CONSIDERAZIONI SULLA GIORNATA DI IERI
Nella
prima assemblea cittadina del Montevergini liberato, avvenuta ieri
pomeriggio, molte persone hanno discusso con l'obiettivo di formulare
una diversa idea di città e di partecipazione nelle pratiche di
gestione degli spazi pubblici palermitani.
Nel
corso dell'assemblea abbiamo letto le dichiarazioni fatte
dall'Assessore alla cultura Cusumano, che stravolgono le pratiche, le
intenzioni dichiarate e le questioni poste.
Nel
corso dell'occupazione non è stato compiuto nessun atto di forza o
prepotenza. Le porte dello spazio sono rimaste aperte per tutto il
corso della giornata.
Durante la mattinata di ieri abbiamo
chiarito ai vertici del Teatro Biondo la nostra intenzione di non
ostacolare le attività dello Stabile e della scuola. Per altro lo
spazio occupato non comprende l'ex Chiesa del Montevergini, adibita a
sala teatrale.
Il percorso avviato non mira a bloccare le attività
che già si svolgono ma piuttosto ad utilizzare lo spazio al pieno
delle sue potenzialità artistiche e sociali, in una prospettiva
d'incontro e contaminazione reciproca. Questa assemblea non vuole
arrogarsi un diritto esclusivo sulle scelte riguardanti questo
spazio, ma aprire un processo di gestione delle proprietà pubbliche
come “beni comuni” e di sperimentazione di forme di governo
orizzontali e partecipate su cui l'amministrazione sino ad adesso non
ha dimostrato sufficiente coraggio e capacità di visione, al
contrario di quanto successo a Napoli e che l'amministrazione
dichiara di prendere a modello.
L'assemblea del Montevergini
prosegue la discussione alle ore 18:00, rinnovando l'invito alla
città e alle istituzioni ad un confronto sui temi posti.