Che dire? Wow! Un senso di vertigine, tanta curiosità, e... l'esordio di Ncuti Gatwa nel ruolo del Dottore.
Il terzo dei tre speciali caratterizzati dal ritorno di David Tennant nei panni del quattordicesimo Dottore, dopo essere stato l'amatissimo decimo, chiude la trilogia in modo pirotecnico, e con una commistione tra vecchio, mediano e nuovo che lascia frastornati, ma anche curiosi di vedere come lo show andrà avanti.
Ormai è evidente che Russell T. Davies, artefice del primo rilancio della serie avvenuto nel 2005, si è messo comodo al timone di questo nuovo corso, riportando in scena atmosfere e situazioni collaudate, ma intenzionato anche a sperimentare. Lo dimostra il ritorno in scena di Mel Busch, compagna del sesto e del settimo Dottore, sempre interpretata dall'attrice Bonnie Langford, e soprattutto del Giocattolaio, avversario comparso nella terza stagione dello show, nel 1966, e scontratosi con il primo Dottore a pilotare il Tardis, il venerando William Hartnell.
Parliamo di un ciclo di tre episodi intitolato “The Celestial Toymaker”, i cui primi due capitoli sono andati, aimé, perduti e oggi esistono solo in forma novellizzata. Sopravvive l'ultimo segmento della trilogia, in cui il Dottore e i suoi due compagni dell'epoca, Dodo e Steven, si scontravano con la potente entità chiamata Toymaker, che allora aveva il volto dell'attore britannico Michael Gough (lo ricordiamo, tra le tante apparizioni, nel ruolo di Alfred Pennyworth, nei due Batman di Tim Burton e nei successivi capitoli diretti da Joel Schumacher).
Il Giocattolaio, creatura antica e quasi onnipotente, al di là di ogni etica, che esiste solo in funzione dell'azzardo del gioco, del divertimento e del puro caos. Un essere che sotto alcuni aspetti potrebbe rammentare per poteri e caratterizzazione Mr. Mxyzptlk, il diavoletto dimensionale nemico di Superman, e che oggi ha il volto di uno scatenato Neil Patrick Harris, perfettamente a suo agio in un ruolo insinuante e temibile.
“The Giggle” è un vero caleidoscopio. Tra gli ingredienti troviamo l'horror (che nelle avventure del Timelord è di casa) e la satira sociale, con un fugace ma corrosivo riferimento alla pandemia da Covid-19 e a certo complottismo (scommetto che qualcuno si incazzerà). L'elemento gotico si esprime al meglio parlando di giocattoli e di temi infantili che diventano sinistre sfide. Lo stesso primo incontro con il Toymaker, in fondo, echeggiava il modello di gioco mortale che oggi conosciamo bene grazie a film e prodotti seriali di successo come “As the Gods Will”, “Alice in Borderland” e soprattutto il gettonatissimo “Squid Game”.
E' quasi una resa dei conti con un discorso lasciato in sospeso tanto tempo fa, ma anche la ricerca di una linea di demarcazione e di un nuovo punto di partenza. Tutto deve restare simile affinché lo show non si snaturi e vada avanti, ma nello stesso tempo deve cambiare pelle. Vecchi avversari che risorgono, altri nascosti nell'ombra, veloci riassunti delle saghe precedenti... e il nuovo Dottore, il Quindicesimo, pronto a iniziare il suo viaggio.
Lo scrittore Neil Gaiman, nel suo “Sandman”, a conclusione del ciclo intitolato “La stagione delle nebbie”, scrive che chiunque può avere la sua storia a lieto fine. E' sufficiente trovare un cielo azzurro, un prato verde, un luogo dove ci si sente in pace. Sedersi, guardare il tramonto e semplicemente... smettere di leggere.
Qualcosa che nella vita reale non è possibile, ma che la fantasia e una brillante scelta di scrittura possono realizzare. Sempre che la smania di spin off non ci metta del suo. Ma questo è tutto da scoprire.
Pertanto: benvenuto, Quindici. Non vediamo l'ora di scoprire cosa farai a Natale, l'ultimo degli speciali di quest'anno che segnerà l'inizio ufficiale della prossima stagione. Nuovi viaggi, nuovi compagni, nuove sfide alle convenzioni da parte di chi è capace di evolversi, di cambiare.
E un sentito vaffanculo agli idioti che alla notizia del casting di Ncuti Gatwa hanno commentato affermando che skipperanno schifati la nuova stagione, caratterizzata da questa scelta “politicamente squallida”, buona solo per eccitare gli sciocchi “woke”.
Doctor Who, per fortuna, vola sopra tutto questo. E rimane lo show più progressista (e queer) di tutti i tempi.
Buon viaggio, Fourteen.
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