martedì 28 novembre 2023

Un'altra serialità è possibile - Seconda Parte


Torniamo a parlare di serialità alternativa. Niente di trascendentale o particolarmente trasgressivo. Semplicemente serie che pur avendo motivo di interesse non godono della ribalta mediatica riservata ad altri titoli, citati, discussi, analizzati nel dettaglio con cadenza regolare.

Ecco dunque una seconda infornata, e ricordate che non si tratta di una classifica, ma solo di una lista di serial da me ritenuti consigliabili.


Gli orrori di Dolores Roach – basato su uno spettacolo teatrale in seguito adattato in podcast, narra la storia di Dolores, compagna di un piccolo boss di quartiere a Manhattan. Un giorno la donna si ritrova incastrata per i traffici del convivente, e sconta sedici anni di prigione mentre l'uomo scompare senza lasciare traccia. Una volta uscita, tenta di riprendere faticosamente in mano la sua vita praticando massaggi, ma qualcosa va inevitabilmente storto, innescando una spirale di omicidi, cannibalismo e colpi di scena. The Horror of Dolores Roach è un teatrino del grand guignol retto tutto sulle spalle dell'istrionica Justina Machado, in cui grottesco e humor nero la fanno da padroni dall'inizio alla fine. Lo trovate su Prime TV.


From
– Curioso il fatto che di From si parli così poco. Eppure sembra piacere a tutti quelli che lo guardano. Anche la critica lo ha accolto piuttosto bene. Due stagioni (finora, una terza in produzione) di dieci episodi l'una. Un ritmo serratissimo e un concept abbastanza pauroso da togliere il sonno. Da qualche parte, non si sa dove, esiste una cittadina fantasma. Le persone vi capitano per caso mentre viaggiano su strade che conducono tutte in posti diversi. Il problema è che non appena arrivati non è più possibile andarsene. Si è in trappola e si diventa preda di creature sanguinarie e sadiche che fanno a pezzi chiunque gli capiti a tiro. L'unica cosa da fare è organizzarsi, darsi regole e cercare di condurre una parvenza di vita normale. Almeno fino al tramonto, quando i mostri iniziano la loro caccia. Le parentele con Lost (con cui condivide uno dei protagonisti, l'attore Harold Perrineau) sono palesi. Un luogo enigmatico dove si manifestano fenomeni soprannaturali. Una comunità di persone disperse costrette a convivere con una minaccia costante e tante domande in attesa di risposta. Il punto è che From funziona, spaventa e diverte. Per essere l'epigono di un cult ha una sua forte personalità, e merita la visione. Su Paramount +.



The Watcher – Poliziesco? Mistery? True crime? The Watcher è una strana creatura televisiva, che si dice ispirata a fatti realmente accaduti. Basata in particolare su un articolo di giornale che avrebbe sviscerato l'inquietante vicenda relativa alla casa maledetta di Westfield nel New Jersey. La famiglia Brannock, padre, madre e due figli, acquista una casa che sembra perfetta per condurre una vita comoda e tranquilla. Una vera casa dei sogni. Qualcosa, però, inizia subito ad andare storto. I vicini sono strani, invadenti e misteriosi. Ma soprattutto qualcuno inizia a scrivere loro delle lettere poco rassicuranti. Qualcuno che sembra sapere tutto della storia precedente della casa, degli eventi che vi si sono svolti, e che osserva i nuovi abitanti con intenzioni non proprio amichevoli. E' l'inizio di un incubo. Lo trovate su Netflix. 



Shrinking – Strizzacervelli allo sbando. Il dramedy (ma che pende più sul comedy) prodotto da Apple TV è una piccola perla di ironia garbata. Scherzare sulla psicoterapia e i terapeuti è un classico, ma qui si fa sul serio. Per ridere, ovviamente. Jason Seagal, che figura anche tra gli ideatori dello show, dipinge un ritratto agrodolce di padre, marito vedovo e terapeuta che si rivela più in crisi dei suoi pazienti. Ma tutto il cast è al massimo, compreso un Harrison Ford in formissima e l'esplosiva Jessica Williams. Se non lo avete ancora visto, potete recuperarlo su Apple TV+.


Calls – Una delle serie più sperimentali degli ultimi anni. Calls, infatti, si presenta come serie televisiva, ma sotto molti aspetti avrebbe potuto essere un podcast. La serie ideata dal regista Fede Alvarez per la piattaforma Apple TV, è una sorta di provocazione antitelevisiva estrema, più vicina al radiodramma. Ogni episodio riproduce una conversazione telefonica mentre sullo schermo lampeggiano astratti disegni geometrici. L'intero racconto è racchiuso nelle parole, nelle reazioni di chi parla e negli eventi che descrivono. Siamo dalle parti della fantascienza, ma anche del soprannaturale in un'accezione più ampia. Quasi un “Ai confini della realtà” senza il supporto delle immagini. Stranissimo e suggestivo. Su Apple TV+, ultimamente generoso di proposte originali.


Le Fate Ignoranti - La Serie – A circa vent'anni dall'uscita in sala del suo film omonimo, il regista Ferzan Özpetek riprende temi e personaggi e confeziona una serie televisiva per Disney+. Era proprio necessario? A essere pignoli no. Eppure la versione seriale de Le Fate Ignoranti non è affatto spiacevole. Qualche cambio di prospettiva sacrifica un po' il twist iniziale del film, ma i nuovi interpreti sono simpatici, e l'approfondimento delle storyline dei comprimari interessante. Un'occhiata, dopotutto, la merita. Come già detto: su Disney+.



Full Monty – La serie – Da Full Monty, il film di Peter Cattaneo, di anni ne sono passati invece quasi trenta. In questo caso non siamo in presenza di un remake, ma di un seguito parecchio tardivo. Anche qui è lecito interrogarsi sul senso dell'operazione. E anche qui la risposta potrebbe essere: perché no? Full Monty – La serie non è una mera riproposizione dello stesso spunto del film del 1997, ma una rimpatriata con i suoi personaggi invecchiati, e un aggiornamento di alcune dinamiche sociali che purtroppo non sono troppo cambiate. Un cast di attori in gran forma, delle divertenti trovate narrative, dialoghi fulminanti e una trama agrodolce che conquista. A un vecchio amico non si nega un saluto affettuoso. Su Disney+.


Paranormal – Una serie egiziana sul soprannaturale prodotta da Netflix, ispirata a un ciclo di romanzi dello scrittore Ahmed Khaled Tawfik. Qualcosa di insolito, per noi occidentali, abituati a osservare il tema del paranormale attraverso le maglie di una cultura completamente diversa. Paranormal narra le vicende di Refaat Ismail, medico egiziano che a seguito di un trauma infantile ha sviluppato un atteggiamento difensivo freddo e rigidamente razionale. Eppure sembra che qualcosa che non appartiene a questo mondo abbia preso a seguirlo e a insinuarsi nelle vite di tutti quelli che gli sono vicini. Una catena di eventi terrificanti apparentemente slegati tra loro, ma in realtà connessi da un obiettivo finale. In bilico tra horror, commedia e dramma, Paranormal è un piccolo gioiello che attinge a miti e leggende metropolitane dell'Egitto per raccontare il rapporto dell'umanità con l'ignoto. L'attore Ahmed Amin, famoso in patria per i suoi ruoli comici, interpreta qui un personaggio indimenticabile, il cui scetticismo granitico è messo a dura prova. Da scoprire su Netflix.



The Lefovers – E' una serie del 2014, conclusa nel 2017 dopo tre stagioni. Mi si potrebbe obiettare che è passata di cottura. Ma la inserisco ugualmente nella lista per un motivo molto valido. Tuttora è una serie sottovalutatissima e vista solo da pochi eletti volenterosi. Ed è un peccato, perché stiamo parlando di una delle serie televisive più belle, strane e ben scritte da che ho memoria. Al timone c'è Damon Lindelof, che recupera alcuni degli espedienti di sceneggiatura usati in Lost per narrare una storia corale che sotto certi aspetti ha tutte le carte in regola per contendere il trono al celebratissimo cult. Alla base di The Leftovers c'è il romanzo omonimo (in Italia si intitola Svaniti nel nulla) di Tom Perotta. Un giorno, senza nessuna spiegazione, il 2% della popolazione mondiale scompare senza lasciare traccia. Un evento mistico? Un enigmatico piano alieno? Il misterioso accadimento stravolge la vita sul pianeta in termini culturali suscitando le più sconcertanti reazioni personali e di massa. Il romanzo di Perotta è interamente adattato nella prima stagione, mentre le successive due sono il risultato del lavoro di scrittura di Lindelof, cui l'autore originale ha comunque fornito assistenza come supervisore. Una saga enigmatica a cavallo tra dramma e mistery, magnificamente interpretata. Da vedere. Attualmente si trova su Netflix.



The Midnight Club – La penultima delle serie ideate da Mike Flanagan per Netflix, e forse quella meno chiacchierata. Sicuramente meno della miniserie Midnight Mass. Quasi niente a confronto della recente The Fall of the House of Usher, che chiude la lunga collaborazione del regista con la piattaforma streaming. Come mai? E' vero che la serie è stata cancellata dopo appena una stagione, e questo non è mai un bel biglietto da visita. C'è da considerare anche il tema, non troppo allegro, ispirato al romanzo di Christopher Pike. Il Rotterham è un hospice, cioè una struttura ospedaliera che ospita malati terminali che trascorrono tra le sue mura le loro ultime settimane di vita. Compito dell'istituto è rendere quanto più agevole il loro cammino verso il crepuscolo. Il Rotterham è specializzato nell'accogliere pazienti molto giovani, cosa che rende ancora più tragico il concept di base. I ragazzi affrontano la situazione ognuno a suo modo, e cercano la catarsi in riunioni di mezzanotte in cui si raccontano storie paurose. Il patto che li lega è che quanti di loro andranno via per primi dovranno fare di tutto per contattare gli altri, e dimostrare che una vita dopo la morte esiste. 

La cancellazione della serie non deve scoraggiare la visione dell'unica stagione esistente. In primo luogo perché la qualità è alta. In secondo perché, sebbene Flanagan abbia poi pubblicato un articolo in cui rivelava i suoi piani per il seguito mai girato, l'unica stagione di The Midnight Club si regge benissimo in piedi da sola. Le ambiguità, le domande senza risposta, hanno tutte una funzione allegorica che si incastra perfettamente nel clima del racconto. La resistenza alle avversità della vita, il valore dell'amicizia e l'accettazione della morte. Non è affatto impossibile riuscire a rispondere da soli agli elementi (in verità pochi) rimasti insoluti. Siamo davanti a dei simboli, e i simboli vanno interpretati più che spiegati. Quindi date una possibilità a The Midnight Club, che in definitiva è uno show più speranzoso e ottimista di quanto ci si potrebbe aspettare. Ruth Codd, qui al suo esordio, è strepitosa, e fa sempre piacere rivedere Heather Langenkamp. Su Netflix. 



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