mercoledì 26 luglio 2023

Bruciare...



La Sicilia brucia, Palermo è assediata dalle fiamme. Le temperature stanno superando i 40 gradi. Non è un bello spettacolo. Non è un bel momento da attraversare.
Oggi avevo paura ad aprire le finestre di casa. Fino a ieri entrava puzza di bruciato e polvere di cenere. Un fenomeno impressionante che, per quanto si abiti in città, distante dai boschi, comunica con una certa chiarezza che nessuno è al sicuro.

Tanti, tanti anni fa (insomma, si era ragazzini), ebbi una conversazione (inutile come tante, con un mio coetaneo). L'argomento era se fosse più semplice difendersi dal freddo in inverno o dal caldo in estate (ho già detto che erano discorsi inutili). Io, da sempre temperamento invernale, affermavo che, se non sei un senzatetto, l'inverno è gestibile con coperte, maglioni e stufa. Il caldo, per me, era più insidioso e difficile da arginare.
L'altro, appassionato difensore dell'estate, rispondeva che se faceva caldo bastava stendersi all'ombra di una siepe e concludeva sentenziando (era romano): «Nun morirai mai de cardo!»
Insomma, di freddo si poteva morire. Di caldo... non si considerava nemmeno l'ipotesi, a meno di non immaginare la situazione estrema di uno scenario desertico e di una traversata sotto il sole cocente in cui fare la fine di Manon Lescaut.
In questi giorni ripenso a quell'inutile conversazione e in particolare a quest'ultima frase. Certo, eravamo nei primi anni 80, il mio amico non poteva sapere del riscaldamento globale e di cosa ci aspettava.
Non so che fine abbia fatto, ma ho il forte sospetto che nel frattempo abbia cambiato idea.
Ora sentiamo dire che quest'estate non è niente in confronto a quelle che verranno. Come se questa affermazione non significasse, tra le righe, che abbiamo i giorni contati.
Dietro gli incendi c'è sempre la mano dell'uomo, OK, e da ex ausiliario forestale questo lo so bene. Ma sono le condizioni generali che nutrono il fuoco, che lo rendono una creatura ostile quasi senziente, difficile da combattere come un kaiju che vuole solo avanzare e distruggere.

Esiste un'intera branca della fantascienza chiamata "Climate Fiction" basata sull'ipotesi dei cambiamenti climatici. Un tempo presentava scenari apocalittici spesso basati sulla glaciazione. Pensiamo a "Il mondo sottosopra" di Jules Verne. Al film di Robert Altman "Quintet". A "The Day After Tomorrow" e a "Le Transperceneige (Snowpiercer)" fumetto e film. In "Il mondo sommerso" J. G. Ballard ipotizzava già nel 1962 il discioglimento dei ghiacci polari a causa del riscaldamento globale. Octavia Butler con "La parabola del seminatore" parla dell'esaurimento delle risorse in un pianeta sempre più riarso.

Insomma, sono incubi che tendono a diventare realtà.
Non ho una conclusione saggia o propositiva per questo pensiero che sto condividendo. E' soltanto ansia. E la seria preoccupazione che, alla fine della fiera, moriremo... de cardo.

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