Grady Hendrix è una delle firme della narrativa horror statunitense più quotate della scena contemporanea. Lo stile in bilico tra umorismo nero e perturbante gli ha permesso di emergere in mezzo a una folla di penne più standardizzate, e i suoi romanzi, come Horrostör e L'esorcismo della mia migliore amica, hanno scalato le vette delle classifiche di vendita acclamati da critica e lettori. Peccato che in Italia sia tradotto con il contagocce.
The Final Girl Support Group, pubblicato in America nel 2021, grosso successo editoriale e opzionato per una serie televisiva prodotta dal canale HBO Max, arriva da noi con un certo ritardo, pubblicato da Mondadori con il titolo Gruppo Sostegno Ragazze Sopravvissute. Beh, meglio tardi che mai. Anche perché la stessa versione originale del libro di Hendrix aveva avuto una genesi travagliata che si presta a riflessioni interessanti. Infatti, Hendrix aveva iniziato a lavorare alla bozza del suo romanzo già nel 2014, ma aveva scelto di prendersi una pausa quando il collega Riley Sager, prolifico autore di thriller, aveva annunciato di stare scrivendo un libro che si sarebbe intitolato Final Girls basato sull'archetipo della ragazza che per ultima si confronta con l'assassino dei film slasher e in genere è l'unica a sopravvivere. Il romanzo di Sager sarebbe andato in stampa nel 2017, e non ci avrebbe messo neppure tanto ad essere tradotto dalle nostre parti, pubblicato da Giunti con il titolo Final Girls – Le sopravvissute. Successivamente, Hendrix avrebbe affermato che l'intervallo creativo, necessario per non saturare il mercato e la percezione dei lettori con due opere basate sul medesimo argomento, aveva giovato alla sua opera, dandogli il tempo di maturare nuove idee e riscrivere tutta la seconda parte con risultati a suo giudizio superiori alla prima stesura.
Beh, da appassionato di horror e di slasher, non appena il libro è uscito da noi l'ho divorato. Giusto qualche mese dopo aver terminato la lettura del romanzo di Sager, curiosissimo di confrontare due diversi approcci a un tema così iconico.
Prima impressione? La prosa di Riley Sager è più incravattata. Canonica, diciamo. Senz'altro piacevole, ma fortemente ancorata a certi stilemi del racconto poliziesco. Grady Hendrix è invece un giullare dell'horror, consumatore bulimico di tutte le sue sfaccettature in ambito letterario, cinematografico e fumettistico. Qualcuno che se ne fotte dell'originalità (ormai dovremmo saperlo, è un concetto sopravvalutato) e sguazza nel divertimento più sfrenato senza rinunciare a interpretazioni semiotiche (mamma mia, che parolone!) che offrono al lettore bizzarri spunti di riflessione sui temi e le figure che lo appassionano di più.
Non si può negare che i due romanzi abbiano tra loro numerosi punti di contatto. Entrambi si basano su un mito dell'immaginario horror: la final girl, la ragazza finale, figura femminile che al termine di un sanguinoso viaggio nell'orrore si dimostra più forte, astuta e resiliente di altri, reagendo e ribaltando il suo ruolo di vittima tenendo testa a un mostro in apparenza inarrestabile, a volte riuscendo persino a eliminarlo. Icona di una femminilità emancipata in cui l'oggetto della violenza evolve e diventa soggetto, prende il controllo della sua vita e strappa lo scettro, spesso identificato con armi bianche dalla dichiarata simbologia fallica, all'assassino di turno.
Non è tutto qui. I romanzi di Sager e Hendrix condividono anche le linee generali del plot. Il setting di entrambe le opere è l'esistenza delle sopravvissute nel mondo reale, la loro resistenza in un contesto mediatico che le assedia rendendo ancora più ardua l'elaborazione dei loro traumi, e il ritorno dal passato di un'ombra minacciosa che sembra voler fare piazza pulita delle sopravvissute rimaste per portare a termine la catena omicida rimasta incompleta anni prima.
Due romanzi sotto un certo punto di vista gemelli, ma anche profondamente diversi per stile e intenti. In comune, le opere di Sager e Hendrix hanno anche la componente metatestuale, inevitabile all'interno di narrazioni che sono fortemente debitrici a un immaginario di origine cinematografica. In tutti e due i libri è possibile riconoscere parentele con titoli che hanno fatto la storia del genere horror sul grande schermo. Ma se l'approccio di Sager alla tradizione filmica è sussurrato e agisce sottotraccia, nel romanzo di Grady Hendrix ogni riferimento assume un carattere più esplicito e giocoso. Un lavoro che potremmo definire “decostruzionista” di una serie sterminata di archetipi, in grado di plasmare una mitologia indipendente, fruibile anche da chi non ha particolare dimestichezza con le regole del genere slasher.
The Final Girl Support Group parte dal presupposto che le vicende narrate nella maggior parte dei più celebri film horror siano realmente accadute. Il cinema vi ha attinto e messo in moto una macchina commerciale voyeuristica non sempre agevole per chi quei fatti li ha vissuti, è sopravvissuta a stento e ora conduce una vita da riluttante celebrità. Una differenza importante dal romanzo di Reily Segar è che le protagoniste del libro di Hendrix sono praticamente le stesse delle storie viste in sala. Magari le loro peripezie differiscono in qualche dettaglio (il cinema, si sa, ci mette del suo), qualche generalità non è quella che ricordiamo (alcune hanno il nome dell'attrice che le ha interpretate), ma le final girls che si riuniscono una volta al mese in un gruppo di reciproco sostegno sotto la supervisione di una psicologa, sono quelle vere, le eroine dei principali classici del genere.
Nella cronologia del romanzo, gli eventi dei più famosi slasher (Halloween, Venerdì 13, Non aprite quella porta, Scream, Nightmare on Elm Street, Silent Night, Deadly Night) si sono svolti nelle date di uscita dei singoli film. Le ragazze sopravvissute sono andate avanti, spesso sopravvivendo a dei veri e propri “sequel” delle loro tragedie personali. Sì, perché come nella finzione cinematografica, anche nella realtà gli assassini psicopatici tendono a tornare, o qualcuno si mette in testa di emularli e la superstite è un ghiotto bersaglio che non potrà mai smettere di guardarsi le spalle. Intanto il tempo è trascorso e le final girls di una volta non sono più delle ragazzine. Le loro vite, marchiate dagli orrori vissuti, sono andate avanti. Non sempre nel migliore dei modi. Adrienne è riuscita a sfruttare al meglio i proventi delle fiction ispirate alla sua esperienza e ha fondato utili attività di sostegno per persone traumatizzate. Heather, la sopravvissuta al killer dei sogni, è diventata una cinica tossica, che si nega il sonno e ha sviluppato un rapporto molto conflittuale con il mondo della veglia. Marilyn, scampata a stento a un gigante armato di motosega, si è sposata con un uomo facoltoso e vive organizzando eventi mondani. Anche Dani si è sposata e conduce una vita ritirata in un ranch accudendo la sua compagna, oggi malata terminale. Julia, il principale bersaglio dell'assassino chiamato Fantasma, ha riportato lesioni alla colonna vertebrale lottando con l'ennesima incarnazione della sua nemesi, ha scritto dei libri e si è vista sottrarre il patrimonio da un ex marito inaffidabile.
E poi... c'è Lynette, la cui storia è diversa da quella di tutte le altre.
L'incubo ricomincia quando Adrienne è brutalmente uccisa nel suo appartamento, dopo aver trovato nel frigorifero la testa mummificata del pazzo omicida da lei stessa decapitato per autodifesa anni prima. E' l'inizio di un intrigo vorticoso, in cui si susseguono eventi macabri e la rete si stringe intorno alle non più giovanissime sopravvissute in un morboso gioco del gatto con il topo.
In America, The Final Girl Support Group ha avuto un'edizione in formato audiolibro di successo, affidata alla voce di Adrienne King, la final girl del primo, storico Friday the 13th del 1980. Notevole è la vicenda personale dell'attrice. Ritiratasi dopo i primi due capitoli della saga per dedicarsi alla danza, era diventata vittima di uno stalker che la perseguitò a lungo, seguendola anche quando provò a cambiare stato. Un lungo incubo a occhi aperti, fortunatamente risoltosi poi con l'arresto del persecutore, che avrebbe pesato non poco nella scelta di Adrienne di tenersi lontana dalle scene. Oggi Adrienne King è identificata come una delle prime final girls apparse sullo schermo quando il ruolo non era ancora codificato, ed è rilevante che la lettura della versione audio del romanzo di Grady Hendrix sia stata assegnata a un personaggio così iconico. In quanto attrice, in quanto donna e in quanto sopravvissuta a un pericolo reale, che ha dovuto ricorrere a una lunga terapia per superare il trauma di una persecuzione durata circa due anni.
Un ennesimo parallelismo tra finzione e realtà, tra figure del mondo e vite vissute, all'interno di un gioco metanarrativo in cui i simboli rivelano paure e sogni del nostro quotidiano.
C'è un altra citazione cinematografica nel romanzo di Hendrix, più sfumata delle altre, meno gridata, ma non per questo meno incisiva. Quella al film di Drew Goddard The Cabin in the Wood del 2011, altro gioiello metafilmico, in cui ogni pedina del racconto acquistava un ruolo ermetico all'interno di un macabro rituale fatalista. Grady Hendrix con la sua prosa densa di humor grottesco e nello stesso tempo cattivissima, ci rammenta che le storie vivono nei simboli e spesso contano per il significato che siamo in grado di dare loro anche soggettivamente.
Paradossalmente, al di là del genere, al di là del ruolo e delle circostanze, forse tutti possiamo riconoscerci nelle final girls.
E in qualche caso è magari auspicabile.
Darei anche un premio a quella della rivisitazione della Notte dei Morti Viventi fatta fa Tom Savini, tra le più cazzute degli anni 90.
RispondiEliminaLa Barbara rivisitata da Savini, che da ragazza traumatizzata diventa una Ramba. Beh, ci può stare, anche se non parliamo esattamente di slasher.
Elimina