Il fotogramma nell'immagine non appartiene a "Curon", ma a "Les Revenants", e il campanile che emerge dall'acqua non è al centro della trama come nella serie italiana.
"Les Revenants", serie francese la cui prima stagione è uscita nel 2012, è uno strano caso di cult di nicchia. Amato praticamente da tutti quelli che lo hanno visto, discusso, interpretato, ma rimasto avvolto nel silenzio del pubblico generalista. Per intendersi, senza arrivare a suscitare il clamore mediatico di altre, successive, serie europee, come "Dark". Eppure "Les Revenants", con la sua trama misteriosa, la sua narrazione corale articolata su diversi piani temporali, i suoi segreti e l'atmosfera esoterica, è una delle prime serie TV che hanno fatto tesoro della ricetta presentata trionfalmente da "Lost". E con esiti artistici notevoli, che vanno da una fotografia spettacolare, alle performance di attori carismatici, alle inquietanti e bellissime musiche originali della band post-rock scozzese Mogwai. Due sole stagioni di otto episodi ciascuna. Un incipit che fa gelare il sangue per quanto è perfetto e sinistro. Una piccola folla di personaggi memorabili e grande suggestione. Prendendo spunto dal film omonimo di Robin Campillo uscito nel 2004, "Les Revenants" narra le vicende di un piccolo paese tra le montagne della Francia in cui d'un tratto e senza preavviso i morti cominciano a tornare.
Non si tratta di zombi antropofaghi come in "The Walking Dead", ma di veri e propri risorti, restituiti alla vita integri e immemori di cosa gli è successo. Naturalmente, il misterioso fenomeno non può restare senza conseguenze, e le reazioni di familiari e amici saranno le più disparate e imprevedibili. Ma l'inatteso ritorno dei cari estinti sembra non essere l'unico fenomeno inquietante. L'acqua della vicina diga ha strani movimenti, gli animali hanno comportamenti inconsueti, e i vivi lasciano trapelare parecchi segreti sepolti. Per una volta, la televisione batte il cinema, e il film di Campillo fornisce il la per una saga allegorica ed enigmatica sulla gestione del lutto, la capacità di fare i conti con il passato, la forza di reinventarsi e andare avanti.
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