venerdì 1 maggio 2020
CREEP [di Patrick Brice]
Sarebbe molto facile elencare tutto quello che non persuade in "Creep", piccolo film thriller indipendente diretto da Patrick Brice, interpretato dallo stesso accanto a Mark Duplass e scritto da entrambi. A partire dal titolo, abusato e confondibile con più pellicole horror del passato. Dalla sua natura di POV (point of view) o Found Footage, se preferite, in cui in più occasioni, e come in molti altri film che adottano questo espediente, è poco plausibile che la telecamera continui a funzionare e stia inquadrando determinati accadimenti. Punti deboli, quindi, talmente scontati da passare in secondo piano, e farci chiedere che cosa ci spinge a seguire il film di Brice e Duplass (è il primo a firmare la regia, ma "Creep" è una creatura figlia di entrambi) fino all'ultimo sconcertante fotogramma. Uscito con il marchio della Blumhouse, etichetta horror prolifica che non disdegna di produrre esperimenti bizzarri e a basso costo, "Creep" segue in apparenza un percorso lineare, ma che diventa in fretta meno prevedibile di quanto potrebbe sembrare e presenta anche un paio di rovesci spiazzanti. Un cameraman risponde a un annuncio per un lavoro che lo terrà impegnato una sola giornata in un cottage fuori città, e fa la conoscenza di un uomo eccentrico che desidera realizzare una sorta di diario filmato per il figlio che deve ancora nascere. E' subito chiaro che le cose non sono come sembrano, ma quello che importa in "Creep" non è tanto la destinazione, ma il viaggio e le sue emozioni. Due attori soltanto in scena per tutto il tempo, mentre la situazione si fa sempre più strana. Imbarazzante. Inquietante. L'attore Mark Duplass si trova a fare da mattatore in un crescendo drammatico in cui l'occhio della telecamera è piantato prevalentemente su di lui, disegnando un personaggio straniante e polimorfo, in grado di instillare dubbi nel suo interlocutore e nello spettatore. La recitazione e il senso opprimente di minaccia sono le vere ragioni d'essere di "Creep", in cui lo spunto da Found Footage è solo un mero pretesto per un progressivo sprofondare nella follia. Un gioco psicologico che a molti sembrerà assurdo, ma che presenta disturbanti parallelismi con dinamiche reali e tragiche.
Non un capolavoro, forse, ma sicuramente un esperimento di horror da camera indipendente tra i più interessanti, nonché un'ottima prova attoriale. Esistono già due seguiti, il che mi rende parecchio curioso. Certo è che la povertà di mezzi spesso aguzza l'ingegno, e che le performance da parte di attori di talento possono da sole rappresentare l'anima di un film. Riuscendo a inquietare, peraltro. Naturalmente, se ne sente parlare veramente poco. Ma questo non deve sorprenderci.
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