Cronache del coprifuoco...
19 Marzo, San Giuseppe. Festa grande a Palermo. Festa di tradizioni... irrinunciabili. In questi giorni di coprifuoco, la fila fuori del panificio, in cui si entra solo due clienti alla volta, non era mai stata così lunga. Ma non era questa la cosa che balzava agli occhi. Nell'uso diffuso delle mascherine (servono, non servono, in che misura servano... non spetta a me dirlo), dilaga sempre più il trend di tenere il naso fuori. Coprendo, insomma, soltanto la bocca. Cosa già incomprensibile di suo, considerata la necessità di coprire le vie aeree. Ma altrettanto frequente è diventato l'uso incomprensibile di tenerle abbassate, o penzoloni, sul petto o dondolanti da un orecchio. La distanza in fila si tiene come si può. Raramente, vedo, è più di un metro scarso. Non so più dove mi devo piazzare, e lotto per non cedere alla paranoia. Un mendicante, un bellissimo anziano nero che nel quartiere conosciamo da anni, esce dal panificio mangiando una pizza che gli è stata offerta. Tò, solo il giorno prima aveva notato la totale assenza di questuanti, ma a quanto pare oggi è diverso. Forse perché è festa, e in un modo o nell'altro la gente fa compere. In tanti, infatti, chiedono se il panificio ha preparato le tradizionali sfince con la ricotta.
Due signori, in fila per il pane, si incontrano. Sono due amici che non si vedevano da un po'. Inizia un teatrino dell'assurdo, tra le risate dei due. Non possono toccarsi. Stringersi la mano, o scambiarsi baci sulle guance. Ma non riescono a rinunciare a qualche gesto simbolico. Un gesto della mano da distante non gli basta. No, uno dei due avanza sporgendo il gomito ridendo. Poi... si prendono a calci. Anzi, no. Si urtano le punte dei piedi, per aria, a calci volanti, per inventare una "stretta di piedi" forse a loro avviso loro più sicura. Solo che per farlo, magari, si sono avvicinati troppo. La fila nel frattempo cresce. Da lontano si avvicina una giovane nomade che spinge un bimbetto nel passeggino. Non vedevo da un po' neppure loro. Ha un fazzoletto legato sulla faccia. Chiede l'elemosina al mendicante nero (Ah!). Poi si rivolge a me. Troppo vicina. Ma che posso farci? Mi chiedo se arriveremo alla violenza quando la paranoia avrà raggiunto il giusto caglio. Io non ho spiccioli (e neppure un reddito, attualmente). Chi le dà qualcosa è uno dei signori che si sono salutati con i piedi.
Alla fine compro il pane e vado via. Se non una folla, quel gruppuscolo di varia umanità mi ha lasciato una sensazione di inquietante trasandatezza. Non so. Teniamo a bada la paranoia, le esplosioni di rabbia. Ma cerchiamo anche di essere prudenti. Per questo ho preso più pane, oggi. Magari domani non dovrò uscire.
Oggi, dopotutto, era festa.
Già. Festa.
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