“John Dies at the end” (“Alla fine John muore”) è un film di Don Coscarelli uscito nel 2013 e inedito da noi. Don Coscarelli è noto agli appassionati per la sua filmografia ridotta e le uscite molto dilazionate nel tempo. Il suo nome è ricordato soprattutto per la saga “Fantasmi” (iniziata nel 1979) e il delizioso “Bubba Ho-Tep” del 2002, tratto dal racconto di Joe R. Landsdale e interpretato da Bruce Campbell.
All'origine
di “Alla fine John muore” c'è il fenomeno letterario firmato da
David Wong (pseudonimo di Jason Pargin), un blog novel realizzato a
puntate quasi per gioco, divenuto un caso grazie al passaparola e
infine arrivato su carta nel 2009 (in Italia è pubblicato da
Fanucci).
Il
genere non è facilmente classificabile. Horror? Grottesco?
Fantascienza? Se rammentiamo il tono fortemente onirico del film
“Fantasmi”, sarà facile capire perché Coscarelli è stato
attratto dal romanzo di Wong come uno spillo da una calamita. E
questo nonostante la versione cinematografica adatti una minima parte
dei tanti eventi folli che formano il libro. Ed è tutto dire, perché
il film di Coscarelli non dà tregua, e realizza un beffardo incubo
sulle montagne russe in cui splatter, assurdità e comicità, si
susseguono per la durata (in fondo contenuta) di un'ora e mezza.
Leggere
il romanzo di Wong è un'esperienza psichedelica che il film riesce a
condensare con un ottimo ritmo, grazie anche alle performance di
attori di spicco tra cui si segnalano Paul Giamatti e Clancy Brown in
due ruoli di supporto ma fondamentali. Dialoghi deliranti, strane
droghe che conferiscono bizzarri poteri, mostri, metamorfosi, minacce
lovecraftiane, armi improbabili, stati alterati della percezione e un
vortice di situazioni di una comicità crudelissima. Una sarabanda in
cui l'eroismo non esiste, ma l'unica vera arma contro l'apocalisse
sembra essere l'irriducibile capacità di riderle in faccia.
Sì,
ridere in faccia all'apocalisse. Si può fare.
Un
piccolo grande film bizzarro, tratto da un altrettanto bizzarro
romanzo, che ovviamente in Italia non è stato distribuito. Se
potete, e vi va, recuperatelo. Anzi, leggete anche il libro (quello
lo trovate più facilmente). L'effetto è quello di una scarica di
adrenalina e di un'esplosione di fantasia a briglia sciolta che in
certi tratti provoca pure il mal di mare. Ma ubriaca, al punto che ne
vorremmo ancora. Una piccola gemma che conferma Don Coscarelli un
artigiano artistoide di grande caratura che fa solo quello che gli
va. E forse proprio per questo è così poco prolifico.
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