domenica 9 settembre 2018

Avere... quanti anni? Diciamo l'ergastolo e non se ne parli più!


Andando avanti con gli anni, mi convinco sempre di più che sono soprattutto i giovani a sentirsi "vecchi".
Forse sono fortunato, e soffro (per modo di dire) di una sorta di sindrome alla Benjamin Button. Sono nato con la testa di un vecchio amareggiato, e crescendo vado diventando un giovanotto appassionato e desideroso di mettersi in discussione. Certo, solo al livello psicologico, ma non si può avere tutto. Ascoltare giovani che pensano di essere entrati nella senilità a trent'anni, da un lato mi fa sorridere, da un altro mi irrita. Poi ci sono gli aspetti (seri) della società e quelli (in progress) che riguardano il mondo della comunicazione. Sulla piattaforma Youtube ho solo cinque anni, e periodicamente mi sento dire (o direttamente, dal piscialetto di turno, o indirettamente, da trentenni che stanno solo scegliendo strade diverse) che persone della mia età in quell'ambito appaiono soltanto patetiche. Che sono visti come dei poveri mentecatti e che inesorabilmente la mancanza di numeri sottrarrà loro l'ossigeno (sempre questi benedetti numeri che si direbbero essere il Baal dei millenials e che se restano sotto una certa soglia, sembrano pesare più di una scomunica).

Trovo questo atteggiamento decisamente miope e tristemente discriminatorio, soprattutto se arriva da chi ha studiato. Parliamoci chiaro, nel mio piccolo sono stato fortunatissimo. Oggi ho tanti amici giovani che mi coinvolgono nelle loro iniziative, che mi fanno sentire rispettato e dimostrano di avere piacere della mia compagnia. Io non modello il mio linguaggio pensando a un target preciso. Me ne infischio, faccio quello che mi pare. Parlo a chi ha piacere di ascoltarmi e amen. Come tanti recito lo stesso mantra. Non lo faccio per soldi (quali?), non lo faccio per lavoro (magari!). Non dico neanche di farlo "per passione", anche se ci starebbe. Lo faccio solo perché mi va. Perché la mia storia personale mi ci ha condotto, perché è una finestra attraverso la quale lanciare messaggi per sostenere altre iniziative nel mondo reale. Lo faccio anche perché sogno un mondo dove certi confini non esistano più. Dove il confronto tra generazioni non sia limitato da tabù ingombranti, e dove chiunque possa sentirsi accolto in un ambito comune e valutato in base ai suoi meriti. Non al suo genere, non alla sua età e chi più ne ha più ne metta. Non accetto di vivere in un mondo a "La fuga di Logan" che pone un limite burocratico (anche se solo virtuale) alle aspettative di vita e a ciò che si può fare. Anche questa è una forma di segregazione, di discriminazione, e in quanto tale va rifiutata e confutata. Per questo ringrazio chi accoglie in rete le persone un po' mature come me, ascoltandole, magari apprezzandole. E invito a una maggiore delicatezza, anzi, una maggiore ponderatezza tutti quei giovani che arrivati a una certa soglia non riescono semplicemente... a tacere su qualcosa che evidentemente non hanno ancora sperimentato. Perché esiste anche questo, e nessun dottorato ce lo può insegnare. A volte a crescere non è tanto la nostra età anagrafica. Più che altro è il nostro ego. E quello è un animale difficile da addomesticare. Riflettiamo su questo.

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