lunedì 31 agosto 2015

Evoluzione: marcia indietro


Diario del Capitano, data bestiale 31 Agosto 2015.

Palermo. Mezzi pubblici, come di consueto affollatissimi (perché in Estate, si sa, le vetture si riducono parecchio). Un'enorme merda a forma di donna sale sul bus. Va per timbrare il biglietto. Naturalmente la macchinetta fa cilecca. Allora (anziché tirare fuori la penna) deve per forza parlare con l'autista e farlo obliterare a lui. Mi cammina comodamente sui piedi (e mi fa male). Sgomita nelle costole di tutti. Poi si trova davanti una ragazza indiana che si regge a uno degli appositi sostegni e non sta dando fastidio a nessuno. La apostrofa, le dà del tu, e le dice di togliersi di mezzo. Mentre fa obliterare il biglietto all'autista, la "signora" brontola lanciando occhiatacce alla giovane indiana che poveretta non ha fatto nulla. «Manca poco... che vorranno comandare loro!» Un giovane testa di cazzo alle mie spalle non si fa scappare l'imbeccata. «No, signora,» risponde, «In Italia comanda l'esercito!» e giù con un discorso delirante che vorrebbe dire tra le righe che saremmo noi cittadini a dover fare rispettare le leggi... «E allora tutti questi sarebbero impacchettati e rispediti a casa!» è la conclusione logica della sua analisi politica (urlata nelle orecchie di chi gli sta vicino, mentre la giovane indiana si guarda intorno spaurita e la grande merda a forma di donna annuisce trionfante). Mi sposto a fatica da quel merdaio autoctono e mi rifugio in mezzo a un gruppo di extracomunitari di colore. Per qualche ragione, mi sento più al sicuro. Ma nel frattempo il bus ha fatto un'altra fermata. Quindi, altra infornata di coglionaggine. La gente sale urlando contro l'autista per il tempo che ha aspettato (si sa, il palermitano doc protesta e si fa sentire, anche se lo fa in modo del tutto inutile con l'ultimo chiodo del carro, l'importante è sfoggiare volgarissima sicumera). I commenti sono quelli più triti. Un'altra "signora" continua a ripetere come un mantra «Vergogna, Italia, vergogna!». Un ragazzo, separato da lei dal muro umano e sudato di passeggeri stipati, alza il braccio in un saluto romano (non si capisce se per sfotterla o se fa sul serio) e grida un «Duce! Duce!» estemporaneo. La risposta della seconda signora non si fa attendere. «Magari ci fosse ancora il Duce. Le cose funzionerebbero.»
Mi scopro a notare che questa seconda ameba non deve essere molto più vecchia di me. Da dove le viene questa stronzata da nostalgico del ventennio? Poi ripenso a circa trent'anni di Berlusconismo, all'avvento della Lega e alla crisi che spinge a cercare capri espiatori e invocare poteri forti. La Storia, temo, non ci insegna più nulla. Qualcuno ha messo indietro l'orologio. Peggio, lo ha rotto. Ma è un cucù, e la molla continua a pigolare un motivo senza senso con fare sicuro e arrogante: cucù... cucù.. cucù...

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