venerdì 20 giugno 2014

Linea 103: Se telefonando...


Palermo. Linea 103. Capolinea.
Quadro primo.

L'autista, una donna sulla quarantina, capelli fluenti di un colore arrabbiato, spende la sua pausa seduta al posto di guida con il cellulare in mano. Volume al massimo.

    - Pronto, ELENA? Sono CATERINA.
    - …
    - Guarda, finirò di lavorare alle 20. Non appena stacco vengo da te.
    - …
    - Sì, tienilo pronto. Non appena rientro in rimessa, alle 20, vengo da te. Come sempre, in via Marzio Teofrasto 5.
    - Alle 20, Elena, sì. Vengo a riprendermelo stasera.
Osservazione estemporanea. Se tra i passeggeri in attesa sulla vettura ci fosse stato un potenziale stalker, Caterina (ma anche la sua amica Elena, residente in via Marzio Teofrasto) avrebbero anche potuto vedersela brutta. Nome dell'una, nome dell'altra, orario di fine lavoro e dettagliato programma delle ore successive. Quando il concetto di privacy e opportunità è solo un'opinione. 



Linea 103. Vettura in movimento.
Quadro Due.

L'autista (auricolare inserito) declama al cellulare. Anche stavolta il volume è senza confini.

    - Che ne so! No, no, è cretina! E' PAZZA! Dice che non pagherà nulla.
    -…
    - Ma più di farla chiamare dall'avvocato che posso fare? E' cretina, ti dico.
    - …
    - Ma che cazzo ne so? Se la casa volessimo venderla... o affittarla... o anche abitarci... Ma lei NON SE NE VUOLE ANDARE. L'avvocato l'ha chiamata ieri, le ha spiegato la cosa... ma niente! E' pazza! Finge di non capire.

Nel frattempo si giunge a piazza Virgilio. La vettura è sulla sinistra della strada. L'autista continua a sciorinare un elenco di carte legali, beni immobiliari e la descrizione di un contenzioso con una misteriosa pazza che non vuole saperne di lasciare la casa. Qualcuno tra i passeggeri chiede timidamente di scendere fuori fermata. Qualcosa che di norma è severamente vietato.
- Lei se ne fotte! Non se ne va da quella casa! NON SE NE VA!

Più che altro sembra che stia parlando con un sordo. Non fa che ripetere come una cantilena i medesimi concetti con un tono di voce sempre più alto.

      - Potremmo affittarla... Venderla... Oppure viverci... MI SONO SPIEGATO!
Bzzzz. Le bussole si aprono, la gente sciama fuori direttamente in mezzo al traffico. Mi scopro a ripensare alla filosofia di Protagora. Al concetto di uomo, misura delle cose, e di come a Palermo le norme siano sfuggenti e mutevoli a seconda di chi è chiamato ad applicarle. Di solito sento gli autisti arrivare quasi a ringhiare per spiegare a passeggeri insistenti che non possono lasciarli scendere fuori fermata, giacché la loro incolumità è una seria responsabilità di chi conduce il mezzo. Osservo i miei concittadini fluire tra le macchine, in un certo qual modo felici di essersi lasciati alle spalle quel monologo surrealista che non porta da nessuna parte.
      - La casa è nostra. E' NOSTRA! Ma lei non lo capisce. NON LO VUOLE CAPIRE. Non paga e non va via. E se la volessimo usare...
E via. La vettura riprende la sua marcia per una città sempre meno ignara di storie che non ha alcun desiderio di conoscere.



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