Lo sappiamo. Già ci sembra di
sentirlo: «Natale è passato, non ve ne siete
accorti?»
E' vero, è un fumetto di cui
sarebbe stato meglio parlare durante le feste. Detto questo,
premettiamo che esistono comunque tre buone ragioni per parlare di
questo Canto di Natale Zombi, targato
Marvel.
1 – Natale sarà pure passato,
ma gli zombi, di questi tempi, sono di gran moda.
2 – L'opera in questione è
tratta da un classico intramontabile della letteratura inglese,
rivisitato in mille modi e da mille media, e per la potenza dei suoi
contenuti è un racconto che trascende le festività
durante le quali è ambientato.
3 – Per quanto sia lecito guardarlo
con sospetto, è davvero molto, molto carino.
Tutti conoscono (o almeno dovrebbero)
la storia di Ebenezer Scrooge, il granitico taccagno uscito dalla
penna di Charles Dickens e divenuto icona universale della redenzione
di un'umanità indurita dalle amarezze della vita. Come
dicevamo, Canto di Natale, di
Dickens, conta un numero sterminato di versioni,
riletture e adattamenti. Film, parodie, un celebre lungometraggio
della serie animata Mr Magoo, e più recentemente un
bellissimo speciale natalizio di Doctor Who, dove il signore
del tempo deve riuscire ad ammorbidire in fretta l'animo cagliato di
una versione avveniristica dell'irriducibile misantropo, assumendo il
ruolo degli spiriti del Natale passato, presente e futuro.
Domanda: che cosa c'entrano... anzi,
come possono entrarci gli zombi in un racconto che fa della
riscoperta dei valori semplici e della gioia di vivere i propri
cardini fondamentali?
C'entrano, c'entrano... Ed è
tutto merito di George A. Romero, padre di tutti i morti ambulanti
dell'età moderna, quelli cannibali, che già nello
storico La Notte dei Morti Viventi, simboleggiavano un popolo
di diseredati che si ridestava per divorare fino all'osso la società
corrotta che li aveva resi reietti. In Canto di Natale Zombi,
i fantasmi protagonisti del racconto originale lasciano posto a
creature molto vicine all'attuale mitologia zombesca, ma tornando ad
attingere ai sottotesti politici sdoganati da Romero nella sua
fortunata serie cinematografica. Londra è allo stremo,
assediata da un'orda di creature affette da una pestilenza che è
stata definita morte famelica. Gli esseri umani contagiati
mutano in cadaveri animati da un appetito insaziabile che una volta
consumato tutto il cibo disponibile sbranano i propri simili,
seminando morte e diffondendo il contagio. Natale è alle porte
e l'unico cittadino che ancora possiede risorse in grado di tenere a
bada la mostruosa fame della popolazione mutata è proprio il
ricchissimo e inavvicinabile Scrooge. Ma che cos'è veramente
la morte famelica? Da dove è arrivata fin nel cuore di
Londra, come ha iniziato a diffondersi? La risposta non è
scontata, e s'incastra in modo sorprendente con i temi dell'opera di
Charles Dickens grazie alla sceneggiatura divertita e ispirata di Jim
McCann, capace di riscrivere con una grazie inattesa una delle più
grandi storie natalizie di sempre infondendole la componente horror
di maggiore successo mediatico del momento.
Per un'operazione del genere, il kitsch
e l'inutile profanazione letteraria erano rischi ovvi, eppure il
lavoro di McCann funziona benissimo, accompagnato alle matite da
David Baldeon, cartoonesco e malizioso quanto basta per evocare tanto
Scrooge e gli spiriti del Natale che ben conosciamo quanto
un'apocalisse zombi del tutto funzionale alla trama. L'avventura
notturna di Scrooge e le tappe morali della sua redenzione rimane
deliziosamente intatta, e la presenza (anche concettuale) dei morti
viventi contribuisce all'ulteriore divulgazione di questo classico
della letteratura. Commozione e divertimento non mancano, in una
confezione che sprizza simpatia e sarebbe un bel regalo (non soltanto
natalizio) per i più giovani che ancora non conoscono questo
classico della narrativa inglese, ma anche per chi lo ama e può
godere appieno questa nuova, riuscita variante.
Una sorpresa che magari non resterà
negli annali del fumetto d'autore, ma che in mezzo a tante uscite
trascurabili (e a tanti, troppi zombi) merita la lettura più
di altro. E se fosse la sua origine letteraria a farvi arricciare il
naso... Beh, sapete una cosa?
«I morti ti prenderanno,
Barbara... I morti ti prenderanno...»
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