Dopo l'infelice uscita di Lucia Annunziata alla trasmissione Servizio Pubblico, dove, per parlare in difesa di Adriano Celentano e del suo sermone sanremese, aveva usato la fastidiosa iperbole «Difenderei Celentano anche se avesse detto che i gay andrebbero messi nei lager,»
sembra che tra la nota giornalista e il mondo LGBT sia già stata
sotterrata l'ascia di guerra. Non a caso, Lucia Annunziata dedicherà al
tema dell'omofobia la puntata del suo programma In mezz'ora in
onda su Rai 3 la prossima domenica 4 marzo. Un accordo che dovrebbe fare
piazza pulita delle polemiche suscitate dalla sua battuta paradossale, e
chiudere l'incidente una volta per tutte.
A nostro avviso, però, un paio di
considerazioni meritano ancora di essere scritte. Soprattutto dopo la
difesa dell'Annunziata posta in essere da un sorridente Enrico Mentana,
in chiusura del servizio a lei dedicato sul Tg de La 7. Mentana
affermava che tutti dovremmo forse maturare un laicismo più ampio,
lasciar cadere i tabù e a non turbarci troppo quando vengono usate delle
affermazioni chiaramente estremizzate a scopo dimostrativo.
Sembra tutto molto semplice,
molto innocente, e definitivamente a posto. Eppure c'è qualcosa che non
torna. Non si vuole insinuare, in questa sede, che Lucia Annunziata
intendesse realmente difendere un atteggiamento ferocemente omofobo, né
che Mentana lo abbia consapevolmente a sua volta ratificato. Il punto è
che ci troviamo in presenza di due giornalisti di grande esperienza, che
dovrebbero ben sapere che la scelta delle parole, se affrettata, può
produrre enorme confusione nelle coscienze meno avvertite. E' palese che
Lucia Annunziata non volesse fare altro che riciclare il contenuto del celebre (e oggi, temiamo, anche abusato oltre ogni logica) adagio attribuito a Voltaire: “Trovo abominevoli le cose che dici, ma darò la vita perché tu possa dirle.”
Che Lucia
Annunziata, anziché ripetere il vecchio detto abbia scelto di proferire
direttamente qualcosa di abominevole, si potrebbe interpretare
semplicemente come una sua scelta retorica. Ma bisogna tener presente
che l'aforisma dello pseudo Voltaire (in realtà farina del sacco di una sua commentatrice del tempo) è un principio filosofico, non una norma di
vita, e che oltre al sacrosanto diritto di espressione esistono altri
due concetti che Annunziata e Mentana, vista la loro professione,
dovrebbero tenere sempre presenti: quelli di consesso civile e ordinamento giuridico.
Perché questa
pedanteria, come qualcuno sicuramente potrà definirla? Perché la
libertà di parola è una bellissima cosa, ma va inserita in un contesto
civile complesso, fatto di norme e relazioni sociali. E va rapportata
attentamente con i concetti etici e giuridici di istigazione all'odio e apologia di reato.
Qualcosa cui Lucia Annunziata prima ed Enrico Mentana dopo sembrano non
aver pensato affatto, liquidando il tutto con una mera questione di
paradosso e una massima filosofica che in sostanza avrebbe mandato
assolto chiunque.
Ma è davvero
così? Non le intenzioni dell'Annunziata. Stiamo parlando della presunta
semplicità di un quadro sociale dove tutto può essere detto. Un paese la
cui omofobia è emergente, bisognoso di essere istruito alla tolleranza e
alla riscoperta del valore della storia, avrebbe, a nostro parere,
meritato un po' di attenzione in più da parte di chi fa delle parole il
proprio strumento di lavoro quotidiano.
Non
riusciamo a liberarci dal sospetto che ci sia, tra l'altro, paradosso e
paradosso. E che se Lucia Annunziata, invece che estremizzare sui gay,
avesse detto «Avrei difeso Celentano anche se avesse detto che era un peccato che nei forni non fossero finiti più ebrei,» oppure «Lo avrei difeso anche se avesse detto che è lecito che un adulto faccia sesso con un bambino di otto anni,» la reazione sarebbe stata ancora più inviperita, trasversale e difficile da ridimensionare.
Forse nel pensare questo sbagliamo. Forse no. In ogni caso c'è da pensarci.
Resta
l'intenzione del paradosso, d'accordo. Ma il sospetto che qualcosa di
fuori posto, forse una scelta retorica superficiale, ci sia stato per
davvero, proprio non riusciamo a scrollarcelo di dosso.
Se ne parlerà certamente ancora nella trasmissione In mezz'ora, dedicata (giustamente) al tema dell'omofobia.
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