Se la boutade vi sembra azzardata, provate a leggere “Classici DC – Wonder Woman”, ciclo di quattro volumetti recentemente pubblicato da Planeta DeAgostini. Vi ricrederete. Potreste anche innamorarvi del personaggio, ma soprattutto vi divertirete.
Una piacevole riscoperta, questo Wonder Woman di George Perez. O una rivelazione, se l’età o gli interessi non vi avevano ancora fatto incontrare Diana di Temischira. Personalmente, gli unici contatti che avevo avuto finora con la principessa amazzone erano dovuti al telefilm anni settanta con Lynda Carter. Un prodotto simpatico, ma oggi assai datato e comunque discretamente kitsch. Terzo pilastro fondamentale (insieme a Superman e Batman) della generazione di supereroi nati sotto il marchio DC, Wonder Woman è molto più di una versione al femminile dell’Uomo d’Acciaio, al quale è spesso associata in modo semplicistico. E se oggi il personaggio gode di una rinnovata popolarità, è soprattuto grazie a George Perez, che nel 1987 ne ridefinì le linee di base, sviluppando la sua versione dell’amazzone lungo un ciclo memorabile di storie durato fino al 1991. Dopo la celebre saga “Crisi sulle terre infinite”, in cui la DC Comics ricorse all’espediente narrativo di un cataclisma cosmico per cancellare l’ingombrante passato dei suoi personaggi, molte serie furono fatte ripartire da zero. Le origini degli eroi furono attualizzate, e un pugno di autori rampanti legarono i loro nomi alle versioni moderne di alcune icone del fumetto mondiale. John Byrne ricostruì il mito di Superman nella miniserie “Man of Steel”. Frank Miller avrebbe consacrato definitivamente l'Uomo Pipistrello come un personaggio noir nel fondamentale “Batman: Anno Uno”. E sarebbe toccato al portoricano George Perez “resuscitare” Wonder Woman secondo nuove sensibilità.
I primi numeri della saga erano disegnati da Perez, che firmava i testi a quattro mani con lo sceneggiatore Greg Potter. Molto presto, però, il buon George si trovò a governare da solo la nave, dimostrando una statura di autore completo davvero degna di nota. Il pregio della sua Wonder Woman è quello di prendere quasi del tutto le distanze dal panorama supereroistico, e di restituire il personaggio di Diana alla sua dimensione mitologica. Il ciclo iniziale di storie, che vede come protagonista la regina delle amazzoni Hyppolita, e che racconta la bizzarra nascita di sua figlia Diana, è un intrigante mix di fedeltà ai miti greci e di divertite licenze. Diana è l’icona della moderna strega, intesa come figura primordiale di donna ribelle al controllo maschile, e di conseguenza più incline a pensieri di pace e alla difesa della natura. Nella versione di Perez le amazzoni sono sì donne guerriere, ma in quanto custodi di ideali di parità e giustizia. La missione di Diana nel mondo governato dagli uomini (suo primo compito è contrastare i piani del dio della guerra Ares) è quella di ambasciatrice di Temischira, paradisiaca isola delle amazzoni. Dopo un secolare isolamento, le sagge (e immortali) protofemministe, inviano la loro campionessa affinché il mondo possa apprendere i loro valori pacifisti. In questo modo, Diana, acquista anche il ruolo di un messia politeista, di ispirazione pagana ma dalle forti connotazioni cristiane. La nuova Wonder Woman è una candida fanciulla dalla forza straordinaria e dalla fede incrollabile, personificazione dei principi di tolleranza appresi nel mondo di sole donne in cui è cresciuta. Agli avversari mitologici, Perez affianca un’ispirata riscrittura dei nemici classici dell’amazzone. La ferina antropologa Barba Minerva alias Cheetah, la tragica Cigno d’Argento, e soprattutto la nemesi di Diana per eccellenza: la maga Circe.
La sorpresa più strana (e piacevole) di “Classici DC – Wonder Woman” è la modernità che traspira da ogni pagina. Si tratta di fumetti realizzati alla fine degli anni 80, ma che conservano una freschezza e una qualità latitante, a mio avviso, da molte produzioni a stelle e strisce attuali. “Classici DC – Wonder Woman” è una lettura piacevolissima, un’avventura scritta con garbo e disegnata in stato di grazia. Un fumetto lontano anni luce dalle volgarità pseudo-cool attualmente di moda. Come recita l’etichetta stessa di questa edizione: un classico. Da recuperare per tutti coloro che amano leggere buoni fumetti, al di là del trend commerciale. E sì! Tutti, nessuno escluso, avremmo bisogno di un ministro per le pari opportunità che si avvicini alla statura morale della nostra amata principessa amazzone.
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