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mercoledì 20 febbraio 2013

Marvel Season One - Ant-Man


La collana 100% Marvel della Panini Comics continua a proporre l'etichetta Marvel Season One. Dopo la linea Ultimate, la rilettura “che più moderna non si può” delle prime esperienze dei supereroi. O meglio, la rielaborazione sfrondata da decenni di ingombrante continuity, degli elementi iconici del personaggio in esame. Dopo i Fantastici Quattro, L'Uomo Ragno, Devil, Hulk e gli X-Men, è il turno di Ant-Man, eroe “minore” nato negli anni della Guerra Fredda e passato attraverso numerose trasformazioni (nel look e nella sostanza). Personaggio, abbiamo detto, secondario rispetto agli eroi più blasonati e oggi noti al vasto pubblico

 
Bizzarro, perché il personaggio di Ant-Man, lo scienziato Henry Pym, scopritore di una formula che modifica le dimensioni degli individui (piccoli come una formica o giganteschi come un Golia) ha un ruolo cardine nell'universo Marvel, ed è legato soprattutto al gruppo dei Vendicatori, dei quali è stato persino uno dei membri fondatori inseme alla compagna Wasp. Non è tutto. Hank Pym è anche il creatore del malvagio automa Ultron, una delle principali nemesi degli “eroi più potenti della terra”, e ha svolto un ruolo determinante in molte saghe storiche. A dispetto di questo, non ha mai goduto della stessa fama dei suoi comprimari, tanto è vero che nel film di Joss Whedon (che ha donato popolarità trasversale a tutti i personaggi del cast) è del tutto assente, fatto salvo (almeno così pare) un progetto cinematografico ancora in attesa di essere concretizzato. Sarà stato a causa della schizofrenia intrinseca al personaggio, sempre in trasformazione, con cambiamenti frequenti nel look , nel nome di battaglia e nelle abilità. Cosa che ha prodotto un'incostanza editoriale e un difetto di riconoscibilità dell'eroe protagonista (in continua mutazione) con esiti commerciali deludenti. Evoluzioni formali che hanno finito con il riflettersi sulla caratterizzazione stessa dell'eroe e portarlo a compiere azioni infauste, qualificandolo definitivamente come un individuo psicologicamente irrequieto e instabile. In realtà, un pozzo di spunti per un cosmo supereroistico che aveva fatto dei problemi personali dei suoi eroi la principale spezia narrativa. Ma con Ant-Man (in seguito Giant-Man, quindi Golia, dunque Calabrone, per poi tornare a essere Ant-Man e infine persino Wasp) qualcosa non funzionò, e il professor Pym rimase una presenza costante nel mondo dei Vendicatori senza mai scalare la vetta di un successo personale.


Marvel Season One è dunque un'occasione per i lettori più giovani di scoprire questo personaggio sommerso eppure molto presente nella mitologia Marvel. O almeno per conoscerne le origini, più qualche sottile riferimento a eventi di là da venire che il lettore smaliziato (e più maturo) riconoscerà senz'altro. Il navigato Tom DeFalco, con la collaborazione del disegnatore Horacio Domingues, si occupa di questo svecchiamento introducendo alcune varianti al tema originale. Henry , al suo debutto come eroe in tuta (come semplice scienziato era già apparso in una storia su Tales of Astonish 27 nel 1962), dopo aver scoperto le famigerate “particelle Pym”, si trasformava in Ant-Man per combattere agenti sovietici interessati a rubare la sua fantastica scoperta. Come altri eroi Marvel, il personaggio attingeva molto al suo omologo della DC Comics, Atom, ma con l'aggiunta della relazione con il mondo degli insetti - nello specifico delle formiche - e del loro controllo. In questa versione, il famoso casco di Ant-Man, pensato proprio per comunicare con le formiche, è un progetto di Maria, moglie di Henry e scienziata altrettanto brillante, deceduta in quello che sembra essere stato un atto terroristico in Ungheria. La tragedia, consumata nel prologo del racconto, porta Henry a un crollo nervoso che lo terrà a lungo sul divanetto dello psicanalista, e serve a introdurre sin da subito gli elementi di paranoia e incertezza che in seguito renderanno il personaggio ambiguo e imprevedibile. La sottotrama che segue è ormai da manuale e si dipana su binari magari fin troppo prevedibili, o comunque inefficaci a scrollarsi di dosso una patina di ingenuità.

Il lavoro svolto da DeFalco su Ant-Man potrebbe essere definito come una sorta di sintesi cinematografica, approccio oggi molto in voga nelle riscritture delle origini di supereroi. Si tratta di riassumere gli ingredienti che danno forma al personaggio e mixarli con gli sviluppi che lo hanno fatto evolvere con il trascorrere del tempo. Ecco spiegata l'apparizione precoce di Bill Foster, collaboratore di Henry che nella continuity ufficiale compare molto più avanti, e in un secondo tempo finisce con l'usare egli stesso le particelle Pym trasformandosi in Black Goliath, personaggio che negli anni settanta andò a impinguare brevemente il settore black exploitation delle testate Marvel.

La sintesi richiede anche la presentazione di una delle principali nemesi dell'eroe, ed è così che Elihas Starr, il mad doctor Testa d'Uovo, diventa il facoltoso fondatore di una multinazionale per cui lo stesso Pym e famiglia inizialmente lavorano. Piazzati così i pezzi sulla scacchiera, il racconto si evolve in modo lineare, senza intoppi ma anche senza veri guizzi creativi, e il risultato – sia pure non sgradevole – non lascia particolarmente colpiti. Eppure il gioco dell'invisibilità (in questo caso dovuta alle piccolissime dimensioni) dovrebbe essere uno spunto collaudato, così come l'avventura nel mondo degli insetti si presta potenzialmente a situazioni emozionanti. Tom DeFalco se la cava, invece, con il suo vecchio, rodato mestiere, senza tentare nessuna vera innovazione, e le matite di Domingues, molto classiche, completano il compito in modo diligente. Molto del potenziale rimane però inespresso, forse perché le peculiarità dell'eroe non sono spettacolari quanto in un fumetto ci si attende da un eroe in tuta. O sarà la maledizione di Ant-Man, chissà! Resta il fatto che il personaggio continua a fare fatica ad abbandonare le dimensioni minuscole (e il suo complesso di inadeguatezza) per diventare un gigante degno di nota. Forse dovremo attendere che l'eroe riceva il crisma del cinema... e solo allora la Marvel deciderà quanto spazio e attenzione vorrà effettivamente prestargli. 
 

[Articolo di Filippo Messina]