venerdì 18 settembre 2015

A Palermo c'è una fiera che... (non incoraggia la partenza di Palermo Comic Convention)



Diario del capitano. Data bestiale 18 Settembre 2015. Palermo, Fiera del Mediterraneo...

Palermo.
Perché?

Perché, citta mia, ti ostini a distinguerti per la disorganizzazione, la velleità, il caos... e un generale senso di irredimibilità. Anche nelle cose più piccole, le più ludiche. Vuoi portare a Palermo una fiera del fumetto sul modello di quelle di Catania, di Lucca, di Roma e Milano? Ottima idea. Nonostante i timori, i tanti dubbi, il Pride LGBT ha spaccato quando, nel 2010, abbiamo contribuito a farlo esordire in questa città così resistente al cambiamento. E' stato faticoso, certo. Ha richiesto lavoro, sicuro.
Ma perché essere così goffi con una fiera del fumetto? Perché?

C'è poco da fare. Non ho fortuna con le fiere. Ma pensandoci bene, chi ha fortuna qui a Palermo?
Il programma del Palermo Comic Convention è abbastanza chiaro. 8 euro il biglietto giornaliero che sarà valido dalle ore 10 alle 22. Per i tre giorni, un abbonamento di 20 euro. Ore 9,45 apertura delle casse. Ore 10 ingresso e inizio dei lavori.

Sulla carta. Ricordiamo. Siamo a Palermo.

Naturalmente, c'è sempre un tontolone puntuale. Il sottoscritto. Mi trovo allo spazio Fiera del Mediterraneo già alle 9,30. Acquisterò un biglietto giornaliero, giusto per incontrare qualche amico, e se possibile scambiare due parole con altri youtuber. E' l'unico giorno possibile per me. L'unica cifra che in questo momento posso permettermi di spendere per un evento ricreativo. Non c'è neppure tanta folla. Mi aspettavo di molto peggio. Il disservizio inizia immediatamente. Siamo palleggiati da un ingresso all'altro, il personale fa una gran confusione tra pass, accrediti, e biglietti ordinari. Alla fine sembrano decidersi che tutto sarà svolto presso le casse principali. Forse. Tutto sta ad attendere, e a resistere nel caldo torrido.

Le ore passano. La folla non aumenta in modo consistente, ma si ostina ad addensarsi in prossimità delle casse, sperando che questo comunichi un senso di urgenza a qualcuno, o illudendosi di guadagnare tempo. Ovviamente non c'è fila. O meglio, la fila palermitana: quel blob informe che non disdegna scambiare fluidi corporei anche quando sarebbe facilmente evitabile. Alle 10,30 le casse sono ancora chiuse. Una voce esasperata (qualcuno dello staff) grida una domanda dal senso discutibile.

«Ci sono ospiti qua in mezzo? CI SONO OSPITI?»

Ok, ciccio. Ti sei fatto capire molto bene. Non avete idea di dove siano gli ospiti, o almeno parte di questi. Così mi lasci intendere che all'interno del complesso (dove non state lasciando entrare nessuno) c'è ancora tanto da allestire a quell'ora ormai inoltrata della mattina. La gente mugugna. Qualcuno inzia a rinunciare. Immancabili i commenti: «A Catania non è così! A Lucca, nonostante il casino, eravamo già dentro da ore.»

Palermo mia, perché?


Sono le 10,45, ma la piccola (sì, tutto sommato piccola) folla della quale mi ostino a fare parte continua a restare attaccata alle casse chiuse con un atto di fede degno sicuramente di una causa migliore. Il caldo e l'idiozia iniziano a produrre la loro chimica nefasta. Un giovane imbecille si volta e mi dice che dovrei stare in fila. Lo invito a ripassare la geometria, dal momento che non esiste una fila. Lui per primo è una scheggia impazzita in un frullato senza forma. Se vuole, passi avanti. Ma io mi trovo accanto a lui come decine di altri malcapitati. Insiste, dice che vengono prima lui e i suoi amici e che bisogna mettersi in fila anche se non esiste, indica persino una direzione vaga, il caos, il vuoto pneumatico. Non capisco dove abbia tirato fuori questa scemenza né perché abbia scelto me per dimostrarsi un coglione. Ma non importa, tanto si gira subito e inizia a strofinare i suoi incisivi contro quelli della sua ragazza emettendo un rumore fastidiosissimo. Nel frattempo arriva un'altra comunicazione urlata.
«Manca la connessione! Stiamo aspettando! Chi ha l'accredito, chi ha il biglietto acquistato online deve attendere!»
Risuona subito l'ovvia domanda. In coro.
«E tutti gli altri?!»
Suppongo abbiano difficoltà a vidimare qualunque tagliando d'ingresso. Quale che sia l'impedimento non guarda in faccia nessuno. Nessun primogenito d'Israele con un segno sulla porta di casa sarà risparmiato in questo caso. Perché allora questa distinzione inutile? A meno che qualche genio non abbia scelto di puntare principalmente sulla prevendita, e a culo tutto il resto. La gente sembra iniziare a essere discretamente incazzata. Poi prende a girare la voce che si attende anche una commissione che verifichi l'agibilità della struttura, per stabilire se adeguata ad accogliere una massa di gente.
Cosa? Prego? La mattina dell'inaugurazione?

Oh, già è Palermo.

Alle 11 mi decido a uscire dalla folla, sempre contenuta, ma ormai sotto il sole che picchia, alla ricerca di ossigeno. Scambio qualche parola con dei conoscenti. Regalo qualche copia del Cassonetto di Altroquando. Noto che i sorveglianti all'ingresso rispondono alla consueta fisiognomica. Sembrano tutti reclutati su set di film porno gay bear. Sicuramente guadagnerebbero di più. Ma perché tirano fuori le transenne solo a metà mattinata se le casse avrebbero dovuto essere già aperte alle 9,45? Quando cazzo hanno cominciato a montare il tutto? E poi: perché non transennare le fottute casse?

Ah, sì. Siamo a Palermo.

Verso mezzogiorno qualcosa inzia a muoversi. Gli abbonati, forse. Ma tutto con molta lentezza. Scuoto la testa. Troppo stanco. Otto euro per me, attualmente, rappresentano il sostentamento. Acquistare un biglietto giornaliero a metà giornata, per poter restare solo un'ora o due, probabilmente per passeggiare in uno spazio ancora semivuoto mi sembra una vera assurdità. E' già abbastanza indecente un biglietto che non sarà scontato nonostante non possa più coprire l'arco di tempo che pretende di vendere.

No, proprio non va. Di norma non mi arrendo facilmente. E infatti non lo faccio neanche stavolta. C'è poco da insistere, io e le fiere non siamo amici. Non avrà la metà del contenuto del mio povero portafogli, litri del mio sudore e le mie energie, per non offrirmi sostanzialmente nulla in cambio. Nulla che non sia delusione, fatica, maleducazione. All'autore che avrei dovuto incontrare manderò un messaggio per altra via.


Benvenuta, Comic Convention Palermo. Complimenti per la brillante apertura dei lavori.

2 commenti:

  1. Quando non sono potuto andare a Catania, ho visto questo evento come la salvezza. Potevo divertirmi a una mostra di fumetti e media moderni senza dover sborsare 100 euro per trasporto, albergo e pasti. Avrei pagato giusto giusto l'entrata e due euro per l'autobus.

    Ora, complice il fatto che il caldo estivo è ancora attaccato in un modo che rende impossibile uscire di casa, mi rendo conto che "andare a fare un giro in città" a Palermo è un vero e proprio incubo. Tra autobus dagli orari sporadici, infrastrutture a pezzi, e la tipica simpatia dei residenti, quello che per me dovrebbe essere semplice come andare al bar sotto casa per un caffè diventa un'odissea. Semplicemente non ho intenzione di affrontare tutto questo per poi andare a visitare una fiera che, stando a quel che sento (potrebbero anche essere esagerazioni, ma sono tanto deluso che per me non vale neanche la pena andare a vedere di persona) è male organizzata e non vale neanche il prezzo del biglietto d'ingresso.

    Potrei andare a vedere domani, sempre che l'afa dia un po' di tregua (visto che, ricordiamolo, Palermo è una città a misura di uomo perfetto, con auto propria e soldi nel portafoglio. Disoccupati, studenti, casalinghe? Sono il ceto inferiore, sbattiamocene) abbastanza da rendere sopportabile aspettare l'autobus e stare in fila. Altrimenti...incredibile a dirlo, getterò via l'occasione di divertirmi un pomeriggio con 10 euro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La vedo esattamente come te. Soprattutto l'amara descrizione di Palermo.

      Elimina