lunedì 26 maggio 2014

Linea 103: Soste impreviste


Palermo, linea 103. Come al solito, al capolinea, in attesa di partire.

«Ma quanto tempo ci metti? Li fai dal parrucchiere?»
«Oh! Iu aiu fami!»

Ma no, torniamo indietro di un minuto e procediamo con ordine.

Che questo bus (che fa un percorso tortuoso e poco frequentato dagli utenti, ma comunque utilissimo) sia una linea “oltre i confini della realtà”, l'ho affermato più volte. E' una porta oltrepassata la quale si accede a uno spazio dove la logica cede il passo al surreale più devastante, dove non esistono regole, dove i freni inibitori cadono... e come tutte le figure mitologiche non è facile da acchiappare, se ci si lascia sfuggire l'ora magica.

Altra figura caratteristica della linea103 di Palermo sono i famigerati grilli sparlanti. Ho parlato ripetutamente
anche di loro. Folletti, gnomi, e soprattutto troll, che infestano come mosche lo spazio vicino a quello dell'autista (con il quale hanno un'evidente confidenza e affinità) dissertando del più e del meno a un volume vocale che spesso non ha niente da invidiare a un martello pneumatico.

Insomma, la sensazione, per il cittadino medio che prende il bus, è quella di essersi avventurato per errore in un salotto estraneo, dove un gruppo di amici, vitelloni e disinibiti a prescindere dall'età anagrafica, fanno fragorosa comunella, con inossidabile solidarietà al derelitto compare che ha la sventura di lavorare conducendo una linea pubblica attraverso la città.

Tutto questo è il canovaccio di base. Il teatrino dei troll su ruote apre il sipario prevalentemente il pomeriggio, e il viaggiatore (condannato innocente all'ascolto forzato di tali armonie) una volta giunto a destinazione, si trovetrà erudito su una quantità di dettagli personali che non gli competevano né interessavano affatto.

Poi, beh... ci sono le eccellenze.
Il colpo di teatro.
Il virtuosismo.
Il capolavoro, insomma!

...l'episodio che più di altri ti rode il culo, e ti fa chiedere a chi potresti fare ingoiare il costoso abbonamento ai mezzi pubblici che conservi in tasca.

Vettura praticamente vuota, come quasi sempre alle 18 del pomeriggio. Ad attendere la partenza del bus: il sottoscritto e una ragazza di colore. L'autista sale ridendo in compagnia di ben tre esuberanti compari che – per gli abitué è subito chiaro – faranno tutto il tragitto con lui. Non perde tempo, e senza troppi complimenti si rivolge alla ragazza nera.

«Ma li fai da sola... o dal parrucchiere?»

Si riferisce alla pettinatura rasta, a treccioline fittissime, tipiche di alcune etnie di origine africana. In effetti sono spettacolari. La ragazza risponde velocemente che no, li intreccia da sola, e che la procedura è meno lunga di quanto possa sembrare. L'autista sembra seriamente interessato. Il più anziano dei suoi amici (quello che sembra più composto) afferma che la pettinatura della giovane è un'opera d'arte. Se non altro, il nonno è galante. L'autista rilancia.

«Ma quando fai lo shampoo li tieni sempre così?»

La ragazza conferma.

«Sta' attenta, stai. Così ti restano tutti bagnati dentro le trecce. Male ti fa! E' così che viene l'artrosi cervicale. Accura!»

Ripete questa sentenza un paio di volte. Quindi, esaurito il paternalismo, si mette al volante e la vettura parte tra urla e sghignazzi. Cerco di rilassarmi, seduto al mio posto, guardo fuori dal finestrino e ripasso mentalmente le cose che dovrò fare una volta sceso dal bus. D'un tratto, ecco che la vettura si ferma, nel bel mezzo della strada, lontanissima da qualunque fermata.

«Picchì ti frmasti?»
«L'amico 'cca avi pitittu!»

La bussola davanti si apre. Uno dei troll scende, gira intorno alla vettura e s'incammina neanche troppo speditamente verso un panificio dall'altra parte della strada.


«Dicia ca scunucchiava du pitittu!»

Guardo l'orologio mentre i minuti passano. La vettura è ferma sul lato di una strada trafficata. Simili a fantasmi sfuggenti, mi attraversano la mente chimere come il famigerato “non parlare al conducente” e il divieto di scendere fuori fermata. I minuti passano. Non molti. Ma abbastanza, per me che ho premura, per me che ho pagato la corsa. Nell'attesa che l'amico abbia fatto la sua spesa personale, autista e troll rimasti continuano i loro ragionamenti e le loro risate. Che c'è di strano? In fondo è il soggiorno di casa loro. Io e la ragazza con l'acconciatura a treccine restiamo seduti. Non abbiamo necessità di acquistare il pane. Né le sigarette o altro. E neppure di fare pipì. Speriamo solo di arrivare a destinazione, quindi non possiamo fare altro che stare seduti ad aspettare. Finalmente il troll ca scunucchiava du pitittu torna con una busta piena di pane. Cosa strana, non ne mangia neppure un pezzetto. Si sarà strafogato di qualcosa dentro il panificio? Non è impossibile. Il tempo non gli sarebbe mancato.

E alla fine la vettura riparte. Verso nuove avventure. Nuovi spettacoli palermitani. Alla scoperta di strani, nuovi mondi. E di quella cosa aliena chiamata civiltà.



http://altroquandopalermo.blogspot.it/search/label/Linea%20103






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