lunedì 15 ottobre 2012

Mystery Men


New York: la morsa della Grande Depressione soffoca la popolazione più debole mentre gli squali dell'alta finanza speculano spudoratamente seguitando a sguazzare nel lusso. Loro spina nel fianco è Operative, una sorta di moderno Robin Hood, ladro mascherato e inafferrabile che agisce nell'ombra per riassestare come può la bilancia sociale. Anche un altro personaggio sembra aver preso a cuore la claudicante giustizia americana: Revenant. Forse un fantasma, forse un mago. Il quotidiano Daily Bugle li definisce mostri e pericoli pubblici, ma quando una trame criminale causa la morte della fidanzata di Dennis Piper, la vera identità di Operative, incastrandolo per l'assassinio della ragazza, il ladro gentiluomo si vede costretto a riciclarsi in qualcosa di ancora più audace mentre il suo cammino si incrocia fatalmente con nuove figure dalle abilità straordinarie. Nell'universo Marvel del 1932 i supereroi sono appena nati...

Dal punto di vista commerciale, questo è decisamente il momento degli eroi in tuta. Complice il cinema che, grazie ai traguardi tecnici ormai raggiunti e superati, ha preso ad attingere a questo genere di intrattenimento popolare ad ampie mani, portando sullo schermo icone storiche della carta stampata  e – di riflesso –  instradando nuovi lettori verso le loro controparti cartacee. 
E' anche il momento dei gruppi. Anzi, dei supergruppi. Il successo planetario del film di Joss Whedon The Avengers, ha contribuito a rilanciare il trend e l'interesse per i team up, gli aggregati di eroi dalle caratteristiche pittoresche e strampalate. Se gli X-Men nascono come idea corale, il concetto di “sporca dozzina”, del team di “eccentrici” come squadra che nasce in modo per lo più casuale, mettendo insieme caratteri spesso anche in forte contrasto tra loro, è tornata oggi a essere una carta vincente. Ed è a questo immaginario (anche se la miniserie ha visto la luce in America nel 2011) che potremmo ascrivere in buona parte Mystery Men, di David Liss e Patrick Zircher, pubblicata in Italia dalla Panini Comics.

Mystery Men, Uomini del Mistero. Niente a che vedere con l'omonimo film commedia del 1999, liberamente tratto dalla serie a fumetti Flaming Carrot Comic firmata da Bob Burden per la Dark Horse. Nessuna parodia, nessuna caricatura. Anzi, tutto il contrario. Questi Mystery Men si prendono maledettamente sul serio, e vivono nel Marvel Universe che tutti conosciamo. Lo stesso dove, più avanti, appariranno Capitan America, La prima Torcia Umana, Sub-Mariner e gli eroi che abbiamo conosciuto nella miniserie The Twelve.  Siamo, però, agli inizi degli anni trenta dello scorso secolo, in piena Grande Depressione, e di supereroi in America non c'era ancora stata traccia. Finora.



Intento del romanziere David Liss (Pantera Nera, l'Uomo senza Paura), è quello di fornire al Marvel Universe che tutti conosciamo delle radici archetipiche legate all'immaginario pulp in voga durante i primi decenni del ventesimo secolo, e plasmare una nuova preistoria degli eroi in costume, precedente persino ai vecchi personaggi entrati in azione durante la seconda guerra mondiale. Un mondo marvelliano agli albori, dunque. Riconoscibile da più elementi, uno dei quali è per l'appunto il giornale chiamato Daily Bugle che (ora sappiamo) non vedeva di buon occhio i vigilanti mascherati già molto tempo prima che Spider-Man iniziasse a volteggiare tra i grattacieli di New York. I cinque personaggi protagonisti di Mystery Men, mai definiti supereroi nella miniserie, ma soltanto Uomini Misteriosi, sono controfigure più o meno riconoscibili di altrettante icone a fumetti o dei romanzi pulp statunitensi. Alcune ormai storiche, altre frutto di operazioni più recenti che hanno fatto della patina vintage un personale codice stilistico. Ne è un esempio lampante il personaggio di Aviatrix, versione femminile del Rocketeer di Dave Stevens. Ma anche Revenant, lettura marvelliana del mago (o illusionista, a seconda dei periodi editoriali) Mandrake di Lee Falk. Il ladro Operative è un discendente diretto di una serie sterminata di personaggi pulp, tra i quali i celeberrimi Shadow e The Spider, mentre il Chirurgo è una versione riveduta e corretta di Darkman, creatura cinematografica di Sam Raimi già debitrice allo stesso Shadow e al francese Fantomas. Per ricordarci che nulla si crea, ma tutto si trasforma, l'unico personaggio tra i Mystery Men a possedere realmente poteri sovrumani è Achille, copia carbone (ma coloratissima) del Capitan Marvel della Fawcett (e in seguito della DC Comics).



I Mystery Men della Marvel nascono quindi per essere presentati alle nuove generazioni come i nonni degli attuali supereroi, anche se (paradossalmente) non sono che una rielaborazione di concetti e caratteristiche già presenti da decenni su più media. Un divertissement leggero, che gioca con gli elementi classici marvelliani ammantandoli di un velo di finta polvere. La ricetta è ordinaria ma eseguita in modo diligente. Una minaccia sovrannaturale, che non necessita di troppe risposte. Un intrigo che coinvolge figure celebri della storia contemporanea. Un villain tutto d'un pezzo, stereotipato quanto basta per suscitare un'inquietudine ancestrale e... quello che ormai è il colpo di scena per antonomasia sin dai fasti di una famosissima saga cinematografica.


Il punto più debole di Mystery Men consiste probabilmente nella fretta e nella superficialità con cui sono narrate le origini di alcuni personaggi chiave. La compressione degli eventi produce una caduta di ritmo nel racconto e lascia la sensazione di aver letto degli interludi inconcludenti. Nonostante queste parentesi poco riuscite, il racconto funziona abbastanza bene. Non brilla per profondità, tanto meno per novità, ma riesce a intrattenere in modo godibile, forse più di tante uscite seriali ambientate nel Marvel Universe attuale. Le mode cambiano - sembra dire tra le righe la miniserie - ma i miti restano. E l'immaginario pulp dei nostri avi, oggi rappresentato in larga parte sulle pagine di tante pubblicazioni a fumetti, resiste e chiede tributo alle atmosfere e alle caratterizzazioni di un tempo andato. Come un circolo vizioso di cui è impossibile stabilire dove si trovino inizio e fine. Non è il cosa, e neppure il quando, ma il come a essere importante. David Liss sembra saperlo bene, e confeziona una storia che miscela toni polizieschi con atmosfere horror e avventurose. Patrick Zircher (Birds of Prey, Detective Comics) presta il suo stile classico e plastico a una storia dal gusto antiquato senza calcare la mano su manierismi rétro. Grazie a tutti questi ingredienti, Mystery Men si può definire un esperimento in buona parte riuscito. Senza particolari guizzi creativi, ma in grado di regalare un'ora di piacevole lettura e... chissà, magari anche un brivido di nostalgia.



Questa recensione è stata pubblicata anche su Fantasymagazine.

[Articolo di Filippo Messina]

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