Visualizzazione post con etichetta Dynamite. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Dynamite. Mostra tutti i post

lunedì 28 febbraio 2011

Green Hornet 1: I peccati del padre


Molti anni fa, il vigilante Green Hornet era riuscito a ripulire Century City più o meno definitivamente. La criminalità organizzata aveva finito con l’arrendersi davanti al pungiglione dell’eroe mascherato, alla mano infallibile del suo fido autista Kato, e aveva imparato a temere il rombo della loro auto, l’inarrestabile Black Beauty. Era venuto il tempo in cui il giustiziere aveva appeso la maschera al chiodo per vivere intensamente al fianco della propria famiglia, dell’amatissima moglie e di un figlio ribelle che mai avrebbe dovuto sapere della doppia identità di suo padre. Oggi, però, il crimine di Century City sta tornando ad alzare la testa e stavolta la sfida potrebbe essere troppo per un Green Hornet ormai stanco e avanti negli anni...


Mentre su tutti gli schermi esce il film Green Hornet diretto da Michel Gondry, la Dynamite (etichetta ormai specializzata nel recupero e nel rilancio di franchise d’epoca) spara la sua cartuccia, e una volta di più centra il bersaglio. La serie targata Dynamite dedicata al personaggio nato alla radio nel lontano 1936 non ha nulla a che vedere con la pellicola di Gondry interpretata da Seth Rogen, se non l’elemento di avere per protagonista un eroe pulp forgiato negli anni attraverso l’alchimia di media differenti.


Nato come personaggio radiofonico, passato al cinema e ai fumetti, e quindi sdoganato in televisione negli anni 60 da una serie di telefilm, ricordata soprattutto per l’esordio del giovane Bruce Lee nella parte di Kato, Green Hornet si preparava a tornare sul grande schermo già da un po’. Se ne era occupato Kevin Smith, regista di film di culto, che aveva redatto una sceneggiatura per un film che avrebbe dovuto firmare egli stesso, ma che non avrebbe mai visto la luce. La recente attenzione di Hollywood per il personaggio ha indotto la Dynamite a interessarsi alla sceneggiatura dimenticata di Smith e a proporgli di adattarla affinché diventasse una nuova serie a fumetti.


Ecco dunque arrivare, edito in Italia dalla Panini Comics, il primo volume di un Green Hornet “alternativo” a quello attualmente proposto sullo schermo da Michel Gondry: il Green Hornet di Kevin Smith. Il regista di Clerks non è certo nuovo al linguaggio dei fumetti. I suoi interventi su Daredevil, Spider-Man, Freccia Verde e recentemente anche Batman, sono noti per i loro risultati sempre di qualità sebbene altalenanti, comunque caratterizzati da una verve personale, un’ottima gestione del ritmo e una profonda conoscenza dei personaggi. Con Green Hornet: I peccati del padre, troviamo Kevin Smith in splendida forma, in grado di regalarci un fumetto supereroistico che più classico non si potrebbe, ma trasfigurato da un linguaggio fulminante che ricorda in più punti i dialoghi frizzanti di chi ha scritto e diretto film come Clerks e Dogma. Smith sfrutta i collaudati meccanismi dell’avvicendamento generazionale e del viaggio iniziatico di un eroe inizialmente fatuo, ma giocando con i cliché in modo tale da conferire loro una rinnovata freschezza, rendendo il Green Hornet della Dynamite una divertente sorpresa. I disegni di Phil Hester (già al fianco di Kevin Smith su Freccia Verde e illustratore di Project Superpowers), faranno felici sia gli appassionati dell’illustrazione più classici quanto chi cerca in un fumetto virtuosismo grafico e dinamicità. Personaggi caratterizzati in modo tagliente tanto con la matita che con le parole, in un amalgama fumettistico che riesce a riassumere il meglio dell’avventura tradizionale attraverso l’uso di un linguaggio moderno e ricco di umorismo. La Mulan Kato di Kevin Smith si guadagnerà certamente un posto accanto alle bad girls più celebrate, come Elektra e Shi. Buca la pagina anche il giovane Britt Reid Jr., un vero eroe alla Kevin Smith, sciatto, pasticcione, arrogante e buffo, ma con una maschera sul viso. Green Hornet restituisce ai lettori il gusto di un’avventura semplice raccontata benissimo, dove stile e ritmo sono i principali motori del racconto.
 

Il volume è completato dalla gallery delle copertine alternative realizzate da Alex Ross e John Cassaday. Un’appendice che per una volta è pienamente giustificata dalla qualità delle illustrazioni che presenta. Green Hornet di Kevin Smith è una piacevole occasione di lettura in un panorma supereroistico sempre più omologato e di conseguenza spesso noioso.


Questa recensione è stata pubblicata anche su FantasyMagazine.


[Articolo di Filippo Messina]

venerdì 17 dicembre 2010

Buck Rogers: Shock futuro


Anthony “Buck” Rogers è un pilota spaziale guascone ed esperto che ha ideato con il suo socio una rivoluzionaria forma di propulsione. La gravità usata non come forza di attrazione ma come spinta irresistibile. La navetta di Rogers dà risultati mirabolanti quanto imprevedibili, e l’esercito non può certo farsi sfuggire una tecnologia così all’avanguardia. Intanto, su Marte, una colonia scientifica terrestre è decimata da un’epidemia che rende pazzi gli esseri umani spingendoli a uccidersi a vicenda. Una capsula piena di materiale genetico terrestre è fuori controllo. L’esperimento di colonizzazione dello spazio sta sfuggendo pericolosamente di mano, e l’invenzione di Rogers potrebbe essere l’unico mezzo per rimediare prima della catastrofe. Ma non tutto andrà come previsto...

La Dynamite è un’etichetta indipendente americana che negli ultimi anni si è segnalata per l’acquisto e la riproposta di interessanti franchise a fumetti tra cui figurano molte icone classiche. Dopo Phantom, Green Hornet e Lone Ranger, ecco arrivare Buck Rogers, eroe fantascientifico nato nel 1928 nei romanzi pulp di Philip Francis Nowlan, successivamente adattato per la radio, reso celebre da un popolare fumetto di John Flint Dille e definitivamente sdoganato nell’immaginario statunitense da serial cinematografici e televisivi. Lo spunto di partenza è dei più classici. Un eroe terrestre è sradicato dal suo contesto quotidiano e trasportato in un mondo o tempo che non gli appartengono, ma dove riuscirà comunque a distinguersi per audacia e abilità. In Buck Rogers sono già presenti molti dei semi che evolveranno, sia pure con esiti differenti, nel Flash Gordon di Alex Raymond (che debuttò nel 1934). Una fantascienza calda, fumettistica, densa di personaggi pittoreschi, mostri, macchinari avveniristici e azione rocambolesca. La science fiction narrata come un romanzo di cappa e spada, che proprio con Buck Rogers diventò parte integrante della cultura pop americana, e può essere considerata cugina di quello che in seguito si sarebbe chiamato genere fantasy.

Qualcuno ha paragonato l’approccio Dynamite a Buck Rogers alla riscrittura della serie TV Battlestar Galactica, sviluppata sullo spunto dell’omonimo show degli anni ottanta. La lettura del primo volume, intitolato Shock futuro, non fa che confermare l’accostamento. Il Buck Rogers realizzato da Scott Beatty e Carlos Rafael è un riuscito aggiornamento delle avventure fantasiose e acerbe degli anni venti, che forse conserva qualche stereotipo di troppo, ma riesce a essere comunque godibile e a camminare sulle proprie gambe. Un’intrigante frammentazione dei tempi narrativi (spiazzante all’inizio) conferisce tensione a un racconto già frenetico che vive di citazioni e personaggi sopra le righe. Con Buck Rogers torna l’eroe spavaldo e rubacuori, affascinante e geniale, antipatico ed eroico. Insomma... Buck Rogers. Catapultato nel venticinquesimo secolo, dovrà fare i conti con gli sviluppi estremi di una tecnologia che ha contribuito a creare, e lo farà con ironia e irriducibile ottimismo. Un moschettiere dello spazio dalle eccezionali capacità di adattamento. Buck Rogers è questo. Un eroe capace di sopravvivere a tutto. Spericolato come Indiana Jones, attrezzato come James Bond e furbo come Zorro, Buck è la tipizzazione estrema dell’eroe pulp. Forte, brillante, intraprendente. Caratterizzazione che forse oggi può risultare indigesta a chi è cresciuto con gli eroi problematici della Marvel, ma che si rivela in realtà più credibile di quanto ci si possa aspettare all’inizio della lettura.


Buck Rogers: Shock futuro è un fumetto sorprendente per come riesce a ricamare in un tutt’uno armonico lo spirito dell’avventura fantascientifica di un tempo andato e un linguaggio moderno, agile e accattivante, reso ancor più piacevole dalle matite ispirate di Carlos Rafael. Un’operazione a metà strada tra la nostalgia e la voglia di osare. Buck Rogers, dopotutto, è la storia di un uomo strappato al proprio tempo che riesce a cavarsela in un lontano futuro grazie al fatto di essere naturalmente predisposto al domani, e la serie scritta da Scott Beatty (Batman: Gotham Knights) descrive questo collasso temporale mixando registri narrativi vecchi e nuovi con risultati simpaticamente kitsch. Le copertine luminose di John Cassaday (Planetary, Astonishing X-Men) integrano il volume edito da Planeta DeAgostini confermando l’abilità di questo artista a vestire di liberty fantascienza e supereroi. In attesa delle prossime iniziative Dynamite, le versioni svecchiate di Flash Gordon e Mandrake, Buck Rogers: Shock futuro è una valida occasione per riscoprire le radici del fumetto avventuroso e convenire che negli armadi dei nostri nonni è ancora possibile scovare giocattoli divertenti, che ancora funzionano alla grande dopo un’accorta lucidatura.


Questa recensione è stata pubblicata anche su Fumettidicarta.


[Articolo di Filippo Messina]

lunedì 16 agosto 2010

Red Sonja volume 6: Morte


Red Sonja, la diavolessa con la spada, è giunta alla fine del suo lungo duello con lo stregone Kulan Gath. L'antico nemico è stato sconfitto pagando il prezzo più alto: la vita di Sonja. Ora la donna che in vita fu chiamata diavolessa, naviga sul fiume Stige, accompagnata dal nocchiero degli inferi che la condurrà al cospetto della Morte per ascoltare il giudizio finale. Durante il viaggio, Sonja è chiamata a confrontarsi con le scelte fatte, i propri errori, le proprie paure. E stavolta la sua abilità con la spada e il suo cuore impavido potrebbero non bastare.

Il personaggio di Red Sonja nasce nel lontano 1934 nel racconto breve The Shadow of the Vulture firmato da Robert Ervin Howard, l'autore del ben più celebre Conan, e viene sdoganata nel mondo dei fumetti dallo sceneggiatore Roy Thomas proprio sulle pagine del marvelliano Conan the barbarian, diventando a tutti gli effetti una versione femminile del popolare cimmero. In anni più recenti, la Dynamite Entertainment, attuale licenziataria dei diritti sul personaggio, ha proposto una versione aggiornata dell'eroina che ha saputo conquistare una nuova fetta di appassionati. La collana 100% Cult Comics dedicata alla rossa in bikini di cotta di maglia compie un giro di boa proprio con questo sesto volume intitolato significativamente: Morte.


La sword and sorcery, genere pulp di cui Robert Ervin Howard fu negli anni trenta del secolo scorso il principale alfiere, è un genere avventuroso dalle regole abbastanza semplici, e forse proprio per questo longevo e da sempre saccheggiato dai fumetti. Abbiamo un'epoca barbarica collocata al di fuori della storia conosciuta, un mondo dove divinità capricciose, demoni, stregoneria e mostri sono realtà quotidiane, e dove per farsi strada conta soprattutto la forza, uno spirito indomabile e l'abilità con la spada. Si tratta di racconti d'azione spesso pervasi da atmosfere sinistre e popolate da creature orripilanti, dove solo l'eroismo di singoli guerrieri forniti di arma bianca può avere ragione di minacce che non appartengono a questo mondo. Red Sonja, al pari di Conan il barbaro, è un'eroina riluttante, che nasce come ladra e selvaggia mercenaria, per poi trovarsi fortuitamente a lottare contro le tenebre che avvolgono il mondo. Resa fortissima e abile con la spada dal voto espresso a una misteriosa dea, dopo che la sua famiglia è stata assassinata e la sua virtù oltraggiata, Sonja potrà appartenere soltanto all'uomo che la sconfiggerà in duello, ma nello stesso momento perderà le doti che la rendono una combattente formidabile. Dopo tante battaglie, però, questa romantica eventualità non si è verificata. Sonja si è invece sacrificata per poter distruggere Kulan Gath. Ha vinto ancora una volta, ed è morta.

Curiosamente, il ciclo Morte (che raccoglie gli albi dal 30 al 34 della serie Red Sonja, she-devil with a sword) presenta qualcosa di atipico rispetto al tradizionale impianto narrativo riconducibile alla sword and sorcery. Certo, non mancano gli scontri sanguinosi (ormai sconfinati nello splatter vero e proprio), il clangore delle lame che cozzano, la magia, l'oscurità e le creature mostruose. Tuttavia, il piglio maggiormente introspettivo fornisce qualche motivo di interesse in più a questo capitolo (apparentemente) finale della saga di Red Sonja. Il piccolo Decamerone di racconti, sviluppati tra ricordi reali ed esperienze potenziali, realizzato da un affiatato gruppo di autori (tra cui Ron Marz, Christos Gage, Brian Reed e Pablo Marcos ), riesce a presentare una Sonja finalmente più umana, meno affidata alle proprie abilità di spadaccina, e proprio per questo più eroica e universalmente allegorica. Una visione metafisica in cui Caronte svolge il ruolo di narratore, spirito guida di un evento finale (la morte, appunto) visto come momento di riflessione e inventario delle esperienze passate. Un cammino onirico alla fine del quale il personaggio di Sonja uscirà ulteriormente temprato e pronto a esordire (e combattere ancora) in una nuova serie di avventure.

Red Sonja, nella sua attuale versione della Dynamite, sta riscuotendo successi non indifferenti, contribuendo a
una nuova primavera per la sword and sorcery di norma affidata alle spade di personaggi maschili, cioè Conan e King Kull. Con le serie più recenti, Sonja si è scrollata pian piano di dosso il ruolo di Calamity Jane dell'era Hyboriana, e proprio con la saga Morte raggiunge la definitiva maturità affrancandosi dal suo antico status di spin off.
Paradossalmente, la morte sembra giovare alla guerriera creata da Howard e riplasmata da Thomas per la Marvel Comics. Un'esperienza che probabilmente le fornirà nuova vita e nuove motivazioni, spingendola verso strade imprevedibili e sempre più oscure. Strade dove, certamente, la magia e la spada la faranno sempre da padrone, ma dalle quali un barbaro di nome Conan saprà di doversi tenere lontano. Questi sono i sentieri di Red Sonja all'inizio del nuovo millennio, e morta o viva, sarà sempre la diavolessa con la spada.

Questa recensione è stata pubblicata anche su Fantasymagazine.


[Articolo di Filippo Messina]