giovedì 23 novembre 2023

Capolinea Malaussène: fine del viaggio e grazie di tutto


Alla fine ce l'ha fatta, Daniel Pennac, a sfornare l'ultimo capitolo della quasi quarantennale saga della tribù dei Malaussène, iniziata nel lontano 1985 con Il paradiso degli orchi. Un'attesa lunghetta, e anche pericolosa per l'autore e i suoi lettori. 
Infatti, Il caso Malausséne – Mi hanno mentito, era uscito nel 2017 e si interrompeva con un irritante “Continua”, alla maniera delle più recenti saghe cinematografiche, spesso divise in più parti. Cinque anni di astinenza per leggere quello che si annunciava come il definitivo addio a un cast di personaggi diventato di romanzo in romanzo affollatissimo. Una trama labirintica, come sempre quando si parla dei Malausséne, a metà strada tra il noir e la commedia surreale, in cui una nuova generazione di protagonisti affiancava quelli storici dimostrandosi altrettanto imprevedibile. 


Il pericolo consisteva proprio nell'intima interconnessione tra i due romanzi spezzati da quel letale “À Suivre”, e nei cinque anni trascorsi tra un volume e l'altro. Orientarsi tra i mille accadimenti, decine di personaggi vecchi e nuovi, e non perdersi dopo l'intervallo non era facile. Lo stesso riassunto, all'inizio del nuovo libro, è più uno sberleffo al lettore che la sintesi degli eventi già narrati. Sintetico, ironico, inutile. Quasi un invito a tuffarsi in acqua per imparare a stare a galla da soli. E la paura di annegare c'era, e neppure poca. Eppure, l'ormai settantanovenne Pennac fa centro per l'ennesima volta. 

Capolinea Malaussène è un vero gioco di fuoco che fa di tutto per concludere col botto la mitologia dell'amatissima e disfunzionale famiglia di Belleville le cui avventure ci hanno tenuto compagnia per ben trentotto anni. Sarà veramente l'ultimo capitolo? Pennac aveva annunciato un primo addio ai suoi personaggi già una ventina d'anni fa, per poi proseguire a spizzico con nuove storie. Era evidente che congedarsi da Benjamin e gli altri non era facile per lui come per noi. Ma tutto ha una fine. O così pare. Certo, il buon Pennac non è più un ragazzino, ma chi può dire che cosa farà? Come scriveva lui stesso in Storia di un corpo, la vera età di una persona non si calcola in base alla sua data di nascita, ma in base ai passi che la separano dalla tomba. E questo rimane imponderabile. Soprattutto se parliamo di uno scrittore estroso e prolifico. 

In Capolinea Malaussène ritroviamo tutti gli ingredienti che ci hanno fatto amare il cocktail nero-rosa-piccante-dolceamaro-frizzante-torcibudella della saga. I complessi intrecci polizieschi. L'umorismo beffardo. Il tono da commedia improvvisamente interrotto da esplosioni di violenza che sconfinano nell'horror. E poi c'è quell'atmosfera da resa dei conti, da sfida all'O.K. Corral. La conversazione con un vecchio amico che mentre ci parla sta mettendo le sedie sul tavolo, chiudendo le finestre e preparando i catenacci. 


Capolinea Malaussène è un libro che lascia senza fiato tanto è affollato da personaggi, dettagli e citazioni. Un rondò che riprende tutti i temi trattati nei libri precedenti, riassume quella che è diventata una vera e propria “lore” (come dicono oggi quelli bravi) e la arricchisce con spunti inediti. Nuovi personaggi, nuove suggestioni... e uno spettacolare villain, malvagio e insidioso come mai ne abbiamo incontrati tra le pagine dello scrittore francese. Una vera festa d'addio dedicata al lettore e ai suoi eroi, dove pare di sfogliare un vecchio album di famiglia mentre si stanno vivendo nuove esperienze. E quel twist! Anzi due twist. Ma facciamo anche tre. Non ve li aspetterete proprio. I lettori di fumetto seriale americano, certe cose le chiamano “retrocontinuity”. Vale a dire la rivelazione di retroscena importanti taciuti durante la narrazione principale che a un tratto emergono per cambiare le carte in tavola. Beh, nel suo feuilleton contemporaneo, Daniel Pennac fa tesoro di questo espediente, e picchia duro, imbastendo una serie di colpi di scena che hanno l'effetto di una mascoliata finale prima del botto definitivo. 

E' veramente la fine? Non vedremo più Benjamin, Julie, Jeremy, Thérèse, gli altri fratelli, sorelle, nipoti e i tanti amici che nel tempo hanno formato con loro la più allargata delle famiglie? Secondo le intenzioni di Pennac, sembrerebbe di no. Poi chi lo sa! Aver visto sin dagli anni 80 dei personaggi nascere, crescere, e oggi agire da adulti, è stato un po' come vivere un'esistenza parallela. Daniel Pennac si è meritato un posto importante nella corte dei romanzieri internazionali, e la tribù Malaussène è diventata un vero mito moderno. Giusto che avesse la sua conclusione. Epica, come meritava. 

Ma una lacrimuccia ci sta tutta.


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