sabato 6 agosto 2022

I vermi conquistatori

 


E se a un tratto incominciasse a piovere e non la smettesse più?


D'accordo, è difficile immaginare questa prospettiva per un pianeta già vittima del riscaldamento globale. Sappiamo (e facciamo di tutto per ignorare) che stiamo andando incontro a un inferno di fuoco che consumerà il nostro habitat in una morsa di calore insopportabile per flora e fauna. Ma immaginiamo per un momento che le cose prendano una direzione diversa. Che l'inferno non sia caldo e infuocato, ma umido, freddo, e sferzato da un'incessante pioggia. Non solo. Che in questa umidità prenda a strisciare qualcosa di abominevole e minaccioso.

Considerando la stagione torrida che stiamo attraversando, l'afa e tutto il resto, la lettura de I vermi conquistatori di Brian Keene potrebbe risultare quasi un toccasana. Non fosse per il fatto che riesce a fare davvero paura. Chi vi scrive è dipendente dai suoni ASMR per potersi addormentare in modo decente, e da sempre ha avuto un bel rapporto con la stagione invernale, la pioggia e il suo rumore ipnotico. Per me il suono della pioggia è come una ninnananna. Eppure, nel libro di Keene, quel rumore incessante, ossessivo e foriero di morte, diventa un vero incubo.

Non esiste solo Stephen King là fuori. La narrativa horror americana negli ultimi anni ha visto sorgere firme di tutto rispetto, in grado di evocare nuovi terrori e di offrire una scrittura avvincente, agile e piacevolmente inquietante. Tra questi c'è Brian Keene, poco noto in Italia, ma celebrato all'estero anche come fumettista e podcaster. Scrittore prolifico, esploso con la saga zombi intitolata The Rising ma soprattutto con The Conqueror Worms, romanzo apocalittico pubblicato per la prima volta nel 2005 e poi divenuto anch'esso un ciclo letterario di successo. Stampato dalle nostre parti dalle edizioni XII, in seguito riproposto da Mondadori nella collana Urania e oggi recuperato dal marchio Independent Legions, che per la prima volta presenta in italiano anche il secondo episodio del ciclo: I vermi conquistatori II: il diluvio.


La terra come la conoscevamo non esiste più. Tutto è cambiato nel giro di poche settimane. Le piogge incessanti hanno causato lo straripamento degli oceani, cancellando vaste porzioni di territorio abitato e ridisegnando la geografia del pianeta. Quel che resta sono i picchi di montagna più alti, ormai ridotti a isole in cui l'ecosistema sta cedendo. Milioni di persone sono morte annegate nell'allagamento delle grandi città. Altre, fuggite prima che la situazione precipitasse, sono andate incontro a un destino incerto. L'anziano Teddy Garnett resiste ancora nella sua villetta nel paesino di Punkin' Center sui monti Appalachi, proteggendo i suoi ricordi e rimanendo saldamente aggrappato al suo quotidiano. Intorno a lui, però, tutto sta franando. Il nuovo diluvio (perché di questo si tratta) presto reclamerà anche quel ridotto lembo di terra. Ma la pioggia incessante non è più l'unico pericolo. L'avanzata delle acque sembra avere risvegliato qualcosa, una stirpe mostruosa annidata nelle viscere della terra. Esseri che hanno iniziato a scavare verso la superficie, e adesso reclamano il mondo come nuova specie dominante...

I vermi conquistatori è uno strano romanzo. Sicuramente ben scritto, ma che presenta al suo interno due anime differenti. E' interessante e anche coraggioso affidare il ruolo di protagonista (e io narrante) a un vedovo ultraottantenne, costretto dalle circostanze a superare i propri acciacchi e a combattere per restare in vita in un mondo che gli si sta letteralmente sgretolando sotto i piedi. Molto bella la descrizione del suo rapporto di amicizia con l'altro eroe del romanzo, l'altrettanto anziano Carl, anche lui personaggio imperfetto, fragile e a volte persino ottuso, ma risoluto a difendere il tempo che gli resta da vivere e coloro che ama a costo di combattere contro orrori inimmaginabili.

Il romanzo di Brian Keene si apre come una storia di fantascienza apocalittica, una sorta di world debuilding in cui andiamo scoprendo poco per volta quanto poco è rimasto del pianeta terra e quanto ridotte siano le aspettative di vita dei sopravvissuti. La progressiva, insinuante rivelazione della presenza dei vermi è ottimamente gestita. Creature di matrice lovecraftiana, solo in apparenza mosse da istinti animali, emerse dal sottosuolo per banchettare con gli avanzi di un'umanità già sconfitta dallo sconvolgimento climatico.

Il libro di Keene, dicevamo, ha due anime, due facce, due voci. La prima vicina alla letteratura (e al cinema) fanta-horror degli anni '50 e '60, dove la lotta per la sopravvivenza dei protagonisti è scandita da uno scenario essenziale e cupissimo. La seconda più vicina alle atmosfere del dark fantasy e del racconto d'azione, in cui (con un temporaneo cambio di narratore) prevalgono i temi soprannaturali, le citazioni alle opere di Howard Phillips Lovecraft e alla sua cosmogonia si fanno dichiarate, e l'avventura assume un tono più barocco in cui ai vermi del titolo si uniscono creature mitologiche del tutto inattese. Si potrebbero considerare due libri a incastro, l'uno dentro l'altro. Quasi due diversi approcci al generico tema della fine del mondo. Un punto di vista circoscritto e sommesso il primo, fragoroso e sopra le righe il secondo. Un cambio di registro che può risultare straniante, ma che non compromette la qualità generale della lettura. Considerata anche la potenza della vera roccia della narrazione. Cioè il suo protagonista: l'anziano Teddy.


I vermi conquistatori
è un romanzo dell'orrore, ma sotto certi aspetti lo si potrebbe considerare anche un'allegoria esistenziale. Il mondo sta finendo, flagellato dalla pioggia che lo sta trasformando in una palla fangosa cui le radici degli alberi non riescono più ad aggrapparsi. Teddy è molto avanti negli anni. Vive nel ricordo della moglie defunta, e dei figli lontani, probabilmente già morti nella devastazione globale. Il suo corpo sta cedendo come l'ecosistema del pianeta, le sue ossa sono deboli come le piante sradicate dalla furia delle acque, e i vermi giganteschi che emergono dalle viscere della terra per divorare gli ultimi umani non sono troppo diversi da quelli che faranno piazza pulita delle sue spoglie dopo che il suo cuore si sarà fermato. C'è da chiedersi se il romanzo di Brian Keene, almeno in questo suo primo, potente libro, non nasconda un simbolismo amaro e nello stesso tempo nobile. La cronaca di un'esistenza giunta al crepuscolo, e la descrizione di un mondo che lotta con le sue ultime forze per sopravvivere un giorno in più. Anche solo per andarsene con dignità, nonostante tutto intorno a lui stia crollando in modo ineluttabile. Una metafora della vecchiaia e di quanta forza e coraggio ci vogliano per affrontare gli ultimi giorni. Teddy Garnett è un personaggio straordinario. Un eroe cui ci si può affezionare proprio perché debole e a dispetto di questo irriducibile. Pur con i suoi errori, le scelte sbagliate, i cedimenti che ci riguardano un po' tutti.

Sì, I vermi conquistatori è un'ottima lettura per gli appassionati dell'orrore, ma offre anche dei sottotesti che vanno considerati e lo elevano al di sopra di tanta narrativa di genere. Se riusciamo a tenere presente che tutti combatteremo contro i vermi prima o poi. Che piova o meno, che faccia freddo o splenda un sole cocente.



Brian Keene - I vermi conquistarori

Edizioni Independent Legions

https://www.independentlegions.com/

Nessun commento:

Posta un commento