domenica 26 giugno 2022

Tre consigli per le letture estive... già che ci siamo

E alla fine... è arrivato Caronte!
Sì, l'anticiclone africano, battezzato con il nome funesto del nocchiero infernale, ci terrà nella sua morsa incandescente per almeno una settimana (se saremo fortunati). Pare che il Centro-Sud (dove, guarda caso, vivo io) sarà una delle zone più ardenti. Si parla di temperature massime di 45°, mica bruscolini. Pertanto, non so voi, ma io resterò probabilmente barricato in casa, con il ventilatore a palla, una borsa di ghiaccio legata sulla zucca in stile Lady Olenna Tyrell, e tenterò di distrarmi leggendo nell'attesa che l'ondata di caldo allenti la presa.

Se anche voi siete tra quelle creature mitologiche che ancora amano prendere di tanto in tanto un libro in mano, vi darò delle dritte per attraversare un po' più agevolmente questo stato di torrida calamità. Se frequentate spiagge e preferite l'ombrellone al sole cocente, se a quanti vi chiedono se al mare vi portate qualcosa da leggere non rispondete che volete abbronzarvi anche le palpebre, forse potrei esservi utile suggerendo tre letture interessanti che più diverse tra loro non si può. 

Cominciamo subito.




Oynkan Braithwaite

Oyinkan Braithwaite
è una giovane scrittrice nigeriana alla sua prima prova letteraria. Il suo romanzo d'esordio, "Mia sorella è una serial killer", sfugge a una facile classificazione. A dispetto del titolo, non è un poliziesco, e forse non è neppure corretto definirlo un thriller, sebbene motivi per stare in tensione ne offra a bizzeffe. Potremmo definirlo una commedia nera dalla quale affiorano elementi satirici, in cui c'è un mistero su cui fare luce, ma soprattutto una piccola folla di personaggi ottimamente caratterizzati. Korede e Ayoola sono due sorelle molto legate. Il padre autoritario è morto da tempo. La madre, soggetto debole e un po' svampito, non è mai stata esattamente un guida affidabile per le due giovani donne, che hanno dovuto abituarsi in fretta a cavarsela contando l'una sull'altra. Korede, la maggiore, dal carattere forte e riservato, è un'infermiera professionista la cui vita è scandita dal lavoro ospedaliero. Ayoola, più bella, esuberante e corteggiata dagli uomini, sembra avere invece un'esistenza più che movimentata. Una notte, Korede riceve una telefonata dalla sorella che le comunica di avere appena ucciso il fidanzato violento per legittima difesa e chiede disperatamente aiuto. Korede accorre, risoluta a far sparire ogni traccia che possa condurre ad Ayoola e inizia un accurato lavoro di occultamento delle prove. Un pensiero, però, la tormenta ancor più della terribile circostanza che lei e la sorella stanno vivendo. La consapevolezza che quella è già la terza volta che Ayoola la chiama in lacrime affermando di avere ucciso qualcuno che stava per farle del male. Tre uomini morti nelle medesime circostanze, tutti per mano di sua sorella. Che cosa sta succedendo davvero? Deve continuare a coprire Ayoola, lasciandosi coinvolgere sempre più in un vortice criminale? E che cosa si nasconde nel passato delle due donne, in apparenza tanto diverse tra loro?

"Mia sorella è una serial killer" - edito in Italia da La Nave di Teseo - è una lettura rapida (siamo sulle 170 pagine) e divertente. La scrittura di Oyinkan Braithwaite è piana, quasi essenziale, con un uso frequente del presente storico che comunica un senso di nervosa urgenza all'interno di capitoli brevissimi. Il racconto oscilla tra il thriller e la commedia, offrendo anche interessanti visioni della Nigeria contemporanea, della sua cultura e delle sue asprezze sociali. I dubbi di Korede contagiano presto il lettore, attirandolo in una spirale emotiva che non si limita a interrogarsi su cosa sia effettivamente accaduto, ma anche sul perché e su quale sarebbe il comportamento più opportuno da seguire. Un dilemma etico e psicologico che coinvolge due sorelle dal passato comune, ma dai temperamenti opposti. Dalle reazioni diverse, e dai differenti approcci alla vita. Korede trova in un anziano paziente in coma da mesi il suo confidente ideale. Qualcuno cui rivelare tutto di sé senza filtri, simbolo di una solitudine disperata e dell'assenza di qualsiasi aspettativa in una società rigida e profondamente sessista. Ayoola, bella, vivace ed enigmatica, è una forza della natura cui guardare con prudenza, ma anche da rispettare per la sua risolutezza nel voler prendere tra le mani la propria vita. Intorno a loro si muovono uomini di vario genere, goffi, interessati, amabili o fatui, in ogni caso fungibili in uno schema che sembra destinato fatalmente a ripetersi. Un romanzo che si legge tutto d'un fiato, che intrattiene e sconcerta. Molto più intenso e provocatorio di quanto si potrebbe immaginare. 




Haruki Murakami

Una lettura un po' più impegnativa è "1Q84" di Haruki Murakami. Non perché presenti particolari difficoltà. La prosa dell'autore giapponese è molto scorrevole ed è facile divorare una quantità di pagine in tempi ridottissimi. L'impegno è dato dalla corposità dell'opera, articolata in tre volumi che l'edizione Einaudi propone in due tomi. Oltre mille pagine per un racconto dark fantasy (anche se Murakami tende a definire il suo stile "realismo magico") fitto di eventi e personaggi indimenticabili. Un giorno dell'anno 1984, la giovane Aomame sta viaggiando in taxi quando sulla tangenziale di Tokyo si trova bloccata in un ingorgo che rischia di farle mancare un importante impegno lavorativo. Dietro suggerimento dello stesso tassista, la donna abbandona l'auto e attraversa a piedi (violando le norme stradali) un sottopassaggio sito in una piazzola per la sosta d'emergenza. La scorciatoia, usata per sfuggire al traffico e prendere un mezzo pubblico per arrivare in tempo al suo appuntamento, la proietta però in una realtà alternativa. Un mondo simile a quello in cui ha sempre vissuto, eppure diverso in alcuni significativi dettagli. L'anno 1984, dal quale Aomame proviene, diventa dunque l'anno 1Q84 (in cui la Q - il cui ideogramma giapponese è simile al numero 9 - rappresenta la parola Question). Un cammino imprevisto che conduce a possibilità inattese, presenta misteri inquietanti e pericoli che non sembrano appartenere a questa terra.


"1Q84" di Haruki Murakami è una saga ricca di suggestioni, irta di domande cui lo stesso lettore è chiamato a formulare le risposte. Omaggiando nel titolo "1984" di George Orwell, ma prendendo una direzione del tutto autonoma, Murakami tesse una ragnatela di esperienze oniriche, in un romanzo a due voci (a un certo punto diventeranno tre), che affascina e diverte. Rapisce e confonde. I veri enigmi dell'anno 1Q84 sono quelli dell'animo umano, nel quale vanno cercati i tasselli giusti per comporre il mosaico che porterà alla nostra completezza come individui. Gli enigmatici (a volte spaventosi) Little People sono presenze allegoriche di rara potenza, e l'intera saga, ricca di sorprese e rovesciamenti di prospettiva, va intesa come una parabola di formazione. La ricerca del vero amore attraverso la creatività, il perdono, il superamento dei traumi che ci definiscono per poter rinascere e guardare finalmente il mondo con occhi nuovi. Un lungo viaggio narrativo che non annoia mai, e sul quale vale la pena avventurarsi.




Tim Curran
Tutta un'altra musica, e un altro mondo (anche qui) nell'horror viscerale firmato dall'americano Tim Curran e pubblicato dalle Edizioni Dunwich con il titolo in inglese "Dead Sea". Certo, tradurlo "Mar Morto" come il bellissimo romanzo di Jorge Amado (che vi consiglio pure) avrebbe fatto strano. Quello di Tim Curran è un orrore molto visivo. Fisico, quasi anatomico, potremmo dire. Paradossalmente, "Dead Sea" deve molto ai temi e alle atmosfere di Howard Philipps Lovecraft, che a differenza di Curran prediligeva i sottintesi, i terrori innominabili e orrori talmente fuori portata per i comuni mortali da non poter essere nemmeno immaginati. Tim Curran gioca in parte con i semi piantati dal maestro di Provvidence, ma si avventura in una narrazione più sanguigna, dove la carne si squarcia e dove le mostruosità hanno una consistenza oggettiva e parecchio sgradevole. 

La nave americana Mary Corday veleggia verso il Sudamerica con il suo variegato carico di viaggiatori. Tutto a un tratto, al largo dei Sargassi, la nave entra in un fitto banco di nebbia (sì, come quella del racconto di Stephen King) e non riesce più a uscirne. Poco per volta, l'equipaggio della Mary Corday scoprirà di avere smarrito ogni punto di riferimento conosciuto e di essere alla deriva in un mare malato, caldo e fumigante, di colore rossastro, nel quale nuotano creature mai viste e per niente amichevoli. L'attacco di un essere sconosciuto affonda la nave e i pochi sopravvissuti, divisi in piccoli gruppi, si trovano a galleggiare sulle acque fetide, a visibilità zero, in balia di mostri carnivori. Forse le leggende sul mar dei Sargassi erano fondate. O il famigerato triangolo del diavolo ha preteso un nuovo tributo di vite. L'unica certezza è che quel mare non si trova sul pianeta terra, ma lontano anni luce, in una dimensione simile al ventre gorgogliante di una grande bestia con problemi di acidità. Un labirinto liquido simile a un'immensa casa stregata, dove da ogni angolo possono sbucare mostri immondi, fantasmi e anche qualcos'altro che spia i naufraghi e sembra giocare sadicamente con loro.

Diciamolo subito e togliamoci il pensiero: "Dead Sea" non è un capolavoro. Non brilla per originalità, e la sua scrittura, scorrevole ma senza guizzi creativi particolari, non offre momenti di alta letteratura. Perché, allora, suggerire questo titolo?
Beh, intanto perché stiamo parlando di letture estive, e un romanzo horror senza pretese ci sta tutto. Inoltre, "Dead Sea" offre momenti di (mal) sano divertimento proprio per il suo schema classico e nello stesso tempo crudissimo. Per i suoi antieroi, tra i quali spicca almeno uno di quei personaggi che in questo genere di storie si ama odiare. Per le caratterizzazioni a tutto tondo, e quelle improvvise morti (bruttissime morti!) che ti strappano via un protagonista dopo l'altro proprio quando stavi cominciando ad affezionarti. Il vero problema di "Dead Sea" è una certa ridondanza. Il continuo marcare il senso di terrore crescente, gli orrori nascosti nella nebbia (e nell'acqua... ammesso che la si possa definire così). E quell'ossessivo avvitarsi sul senso di angoscia, disgusto e orrore cosmico che alla lunga rischia di risultare irritante per un lettore scafato. Nonostante questi difetti, però, l'avventura da incubo narrata da Tim Curran fa il suo sporco lavoro e intrattiene alla grande. Alcune pagine mettono persino un po' paura. Sembra davvero di sentire la puzza di quelle acque limacciose, gli improvvisi sciacquii sotto la misera scialuppa e le urla che squarciano la nebbia. Magari è un tantino barocco, con la sua pletora di creature immonde per tutti i gusti (compresi certi esseri umani), e le sue contaminazioni tra fantascienza e racconto gotico. Ma come lettura da mare (vivo o morto) funziona.


Spero di avervi fornito qualche suggerimento intrigante. Difendetevi come potete dal caldo torrido. Caronte, prima o poi, dovrà concludere la sua infernale traversata. Confidiamo di rivederci dall'altra parte dello Stige senza troppi acciacchi. Magari abbronzati, ma ancora energici. Nel frattempo, rinunciate a indorarvi anche le palpebre e usate gli occhi per leggere qualcosa. Non per forza questi titoli, ma leggete. O almeno provateci. Ne vale la pena. Caronte o no.


Oyinkan Braithwaite

MIA SORELLA E' UNA SERIAL KILLER
Edizioni Nave di Teseo


Haruki Murakami

1Q84 (volume 1 e 2)

1Q84 (volume 3) 

Edizioni Einaudi


Tim Curran

DEAD SEA

Edizioni Dunwich

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