[Quella che segue è la versione adattata in forma di articolo della conferenza da me tenuta al Palermo Comic Convention 2017. Manca ovviamente il dialogo con il pubblico e l'articolo presenta qualche interpolazione per rendere più fruibile la lettura.]
Quando
non c'entri un tubo!
Sono
le prime parole mi sono venute in mente quando mi è stato chiesto di
tenere una breve conferenza al Palermo Comic Convention. Dovevo
fornire un titolo in tempi molto stretti, e “quando non c'entri
un tubo” mi si è formato sulle labbra in modo del tutto
istintivo. Riflettendo, mi sono reso conto che il meccanismo era lo
stesso di molti giochi psicologici. Quando ti dicono di dire un
numero, o il primo colore che ti passa per la testa, e spari:
“Rosso”. Oppure il titolo di un film, e su due piedi dici:
“La grande abbuffata”. Soltanto dopo ti rendi conto che le
parole, i nomi, i titoli che hai tirato fuori non sono casuali, ma
parlano di te. In qualche modo ti descrivono (nella fattispecie, se
hai l'abitudine di indossare bretelle rosse e non riesci a guardarti
le dita dei piedi stando dritto).
“Quando
non c'entri un tubo”, dunque,
è il titolo che ho scelto per questa conversazione. Un titolo che
parla per prima cosa della mia insicurezza, nonostante mi trovi qui
in quanto youtuber e sia abituato a mettere in mostra il mio brutto
muso su Internet, prendendomi anche in giro e a volte apparendo poco
vestito, scherzando sulla mia fisicità esuberante. Nonostante tutto
questo, il titolo dice molto sulla mia fondamentale timidezza, sui
miei dubbi, e su quanto mi senta intimorito quando appaio in eventi
dal vivo. Un titolo che ci riporta però anche ad argomenti presenti
ormai a ogni convention del fumetto, e ci fa pensare al nostro ruolo
nel contesto che ci siamo scelti. Un ruolo che va cercato, scoperto.
Quando
non c'entri un tubo, che cosa fai?
Provo
a rispondere. Cerchi di adattarti. O inventarti.
Per
chi non mi conosce (non c'entro un tubo, quindi non lo do per
scontato) io mi chiamo Filippo. Su Youtube sono: Altroquando,
e mi occupo prevalentemente di fumetti e di altre cose che riguardano
il mondo nerd e dell'immaginario in generale. Ma
volevo iniziare questa conversazione parlando proprio di Youtube e
del suo ruolo all'interno di eventi come questa manifestazione.
E' una polemica ormai vecchia, che ha fatto la muffa. Che cosa
c'entrano Youtube e gli youtubers in una fiera del fumetto? Per molta
gente non dovrebbero esserci. Sono il sintomo di una deriva
culturale. O nella migliore delle ipotesi, sono semplicemente fuori
tema. Insomma... non c'entrano un tubo.
E'
diventato un luogo comune, anche abbastanza noioso. E io mi sono
chiesto: perché si è arrivati a
ragionare così? Perché in occasione di una fiera come
questa, giunta quest'anno alla terza edizione, e che presenta nel suo
programma parecchi ospiti di rilievo perfettamente in tema con
l'ambito fumettistico, sui social si continua puntualmente a
contestare la presenza degli youtubers. Youtubers che a confronto
degli ospiti inerenti al fumetto, sono oltretutto in netta minoranza.
Al di là della viscerale voglia di flame, perché?
Quando
le fiere del fumetto si sono
allargate
al tema dei videogiochi e ad altri argomenti ludici, non mi
sembra che la cosa abbia creato problemi a qualcuno. L'immaginario
popolare si andava sviluppando, intrecciando diversi media tra loro,
e le fiere aggiungevano aree tematiche fino a poco prima assenti.
Tutto bene, tutto normale. Allora
perché Youtube in
una fiera del fumetto (ma ormai potremmo definire questi eventi delle
convention dell'intrattenimento variegato)
fa tanto
scandalo? Quasi fosse una macchia di ragù sul vestito
buono per le grandi occasioni.
Innanzitutto
ricordiamo una cosa, senza voler minimizzare niente e nessuno. Le
fiere non sono un evento di beneficienza. Sono manifestazioni
di tipo commerciale, pensate per promuovere merci di vario tipo e
generare guadagni. Sto parlando, adesso, delle fiere nell'accezione
più ampia. Come la
fiera del vino, la
sagra de cous cous, la
fiera della porchetta. Bene.
Spesso in queste fiere, del vino e del cous cous, si
esibiscono comici, troviamo
cantanti in concerto, personaggi
che poco o nulla hanno a che fare con i cibi che si stanno
promuovendo. Questo perché le fiere sono eventi
commerciali che si presentano con una connotazione di festa. E
quando si fa festa, anche quando il tema principale - come in questo
caso - sono i fumetti, c'è musica,
c'è spettacolo. E Youtube, tra le sue varie forme, si può
ormai considerare come un settore dello show business. Ignorarlo non
avrebbe senso. E' uno dei media
contemporanei che attirano
una grossa
fetta di pubblico.
Quindi è più che naturale che le fiere abbiano fatto spazio
a Youtube, e polemizzare su questo è inutile e pretestuoso. Se si
vogliono scovare cose da criticare, queste vanno cercate altrove.
Fare di Youtube il capro espiatorio per lamentare la diserzione di
una parte di pubblico da eventi volti all'approfondimento dei temi
presentati come principali, è un'ingenuità. E una semplificazione
eccessiva.
Ma
che cos'è Youtube? E' bizzaro chiederlo nell'area di una
fiera, in presenza di persone su Youtube ci lavorano, e tante altre
che lo fruiscono con regolarità. Però vale la pena di porsi questa
domanda. Che cos'è Youtube per la massa? Secondo me, presso il
pubblico generalista si è diffusa una percezione un po' distorta e
parziale di questo media, tanto chiacchierato, tanto trendy, ma da
molti conosciuto solo a un livello superficiale. Non troppo tempo fa,
mi sono sentito dire da un
amico che non mi considerava
uno youtuber, ma piuttosto un recensore a cui si era rotta la
tastiera del computer, e quindi adesso faceva video. Un
modo – che voleva essere
gentile -
per dirmi...
che non c'entravo un
tubo. E che per
come la vedeva lui, Youtube
è una fogna dalla quale scappare con il naso turato.
Oggi
io mi chiedo (e vi chiedo): chi è
(o che cos'è) uno youtuber? In teoria, essendo Youtube uno
strumento dovrebbe valere lo stesso discorso di chi si mette al
volante di una macchina. Se uno guida l'automobile è un
automobilista. Poi può guidare più
o meno bene, rispettare o meno il codice della strada, fermati
davanti alle strisce pedonali o mettere sotto i pedoni. Ma questo è
un altro discorso. Per quanto riguarda lo youtuber, invece, ho
trovato sui social questa definizione:
Youtuber:
un tipo imbarazzante, che scimmiotta altri tipi imbarazzanti per
fomentare un pubblico imbarazzante.
Insomma,
nell'immaginario dominante lo youtuber è Vickipif, il personaggio
della soap opera “Un posto al sole”. Personaggio
estremizzato (volendo neanche tanto) che sintetizza lo stereotipo in
voga: un ragazzetto arrogante, che non ha molto da dire, ma che urla
il suo niente con piglio da arruffapopolo. In altre parole: youtuber
per molti è una parolaccia. Un insulto. Un sinonimo
di decadenza intellettuale.
Poco
tempo fa, Shy (Alessandro Masala) di Breaking Italy diceva
questo in un suo video: «In Italia per essere preso sul serio
devi prima o apparire in televisione o pubblicare con un editore
importante. Altrimenti non vali niente, il tuo talento non conta. E'
un fatto culturale tutto italiano. In America gli yuotubers sono
considerati alla stregua di altri lavoratori
indipendenti. In Italia se fai lo youtuber, sei automaticamente un
coglione. Questo perché si parte dal presupposto che chiunque può
mettersi a parlare davanti a una videocamera. Nessuno mi batte le
mani se mi vede al discount mentre metto un pacco di biscotti nel
carrello della spesa.»
Dunque
lo stereotipo largamente condiviso è questo.
L'idea che a registrare video è bravo chiunque, chi perde il suo
tempo su Youtube è un cretino, e lo youtuber è un personaggio
ignorante e volgare. Qui voglio
citare un'altra youtuber. Irene
Facheris, del canale CMDRP (che poi sarebbe “cima di rapa”
senza le vocali), e che si occupa di pari opportunità, femminismo,
lotta all'omofobia. Irene Facheris spiega che il famoso “feedback”
concetto che sentiamo nominare tanto spesso, quello
con cui lasciamo recensioni sulle pagine di attività che
vogliamo elogiare o criticare, e gli stessi commenti sui canali
Youtube, non parla di quello che
stiamo valutando. Il feedback, parla di noi che lo
diamo. Comunica il nostro punto di vista personale, l'identikit delle
nostre preferenze, e svela i filtri attraverso i quali percepiamo le
cose.
Perché
sto parlando di feedback e di questa interpretazione
del
feedback? Perché mi chiedo: chi liquida Youtube come
un'enorme pattumiera, non mi sta comunicando che magari non
conosce realmente lo strumento Youtube, e
parla senza essersi prima documentato come si deve?
Se
per molti lo stereotipo di
youtuber è un
ragazzino imbarazzante che si rivolge a un pubblico
imbarazzante, a me viene spontaneo chiedermi: la stessa Irene
Facheris, con la sua divulgazione a sostegno delle diversità,
le sue campagne informative, il suo impegno sociale, dovrebbe
rientrare in questa definizione? Ci rientra Alessandro
Masala di Breaking Italy, che sostanzialmente fa dei veri e
propri editoriali giornalistici?
Ci rientra Federico Frusciante,
una delle voci più autorevoli che conosca sul cinema, che peraltro
analizza in con un efficace mix di tecnica e umanità, con
una forte impronta politica?
Ci rientrano Giorgio Taverniti
e le sue puntualissime
informazioni sul funzionamento di Youtube e di Internet
in generale? Lorenzo di Sinema
Exit e i ragazzi di Shiva
Produzioni, che si occupano (ognuno a suo modo) di cinema
underground, di storia del cinema e di cinema estremo, con
grande cura culturale e
senso dello spettacolo? Ci
rientra Lara di Arsnoctis che
parla di libri? O Barbascura X,
che fa comicità a un livello, secondo me, molto più alto di
tanta televisione? E che dire dell'iniziativa Edutube, oggi
rappresentata qui da Alfredo - Freddy Finkwell e Tommaso di
Geopolitically Scorrect, volta a fare network tra i canali che si
dedicano alla divulgazione di scienze e cultura in modo trasversale?
Se il feedback, dunque, ci parla
di chi lo fornisce, e qualcuno affernma che Youtube è esclusivamente
un circo dei mostri... Beh, forse non si è preso il tempo di
conoscerlo a fondo. Nuotare in superficie può fornirti
l'informazione che l'acqua è più o meno fredda, farti sbattere
contro qualche rifiuto galleggiante, ma è necessario immergersi e
andare a fondo per vedere pesci forse pregiati o studiare il corallo.
Magari ti manca la voglia, non hai curiosità a studiare davvero
l'argomento, e ignori quanto su Youtube può esserci di valido e
promettente. Ma se è così, è un tuo problema. Un problema di
disattenzione, di disinteresse. Una mancanza di interesse del tutto
legittima, ma che non ti dà il diritto di liquidare come spazzatura
un media sfaccettato che non ti sei premurato di conoscere nella sua
complessità. I canali che ho nominato, assieme a tantissimi altri,
io li definisco la “nicchia di Youtube”. Una nicchia che
non è necessariamente fatta di numeri bassi. Ed è anche una nicchia
molto larga per essere una nicchia. Certo, non si può negare che le
cose più visibili, le cose che vanno in tendenza (come le gare di
rutti) possano inviare gli zebedei in missione alla ricerca di
petrolio. Del resto, Youtube è uno strumento diffuso prevalentemente
tra i giovanissimi. Soggetti che hanno tutto il diritto ad avere e
vivere la loro età, e di cercare i contenuti per loro più leggeri.
Ma se hai qualche anno in più, e rifiuti a priori un canale di
comunicazione, sfuggendolo e schifandolo, non fornisci esattamente un
buon esempio. Per criticare il media dovresti prima starci dentro.
Non dico prenderci parte, ma fruirlo, scoprirlo e cercare di
conoscere quel Dio dai Molti Volti che è Youtube.
Qualcosa, comunque, sta pure
cambiando. E non mi riferisco solo all'argomento, pure quello ormai
chiacchierato fino alla nausea che risponde al nome in codice di
Adpocalypse. E' tutto scontato. Youtube è un'azienda, fa
quello che vuole e ci saranno sempre cambiamenti fuori controllo per
utenti e creativi. Viti che si stringono o si allentano a seconda
delle circostane. Tutto quello che funziona in base alle inserzioni
pubblicitarie è così. Le dinamiche di mercato e del sentire comune
è in costante cambiamento. Quello di cui ci si deve fare una ragione
è che Youtube non potrà mai essere un'unica fonte di reddito e
superare il miraggio che ha ubriacato tanta gente. Ma stanno
cambiando anche altre cose. Il tempo passa, e le prime (in verità
anche le seconde) web celebrity nate su Youtube, ormai non sono più
ragazzini. Vanno per la trentina, qualcuno l'ha già superata. E
questa non è assolutamente una cattiva notizia. Anzi, è
un'opportunità. Potrebbe essere una nuova giovinezza per Youtube.
Dipende tutto da noi e da quel che faremo. Io penso che stiamo
iniziando ad andare verso uno Youtube più variegato, dove
incontreremo e ci confronteremo con persone di tutte le età. In
realtà è già così. Ma le persone più mature rientrano nella
Grande Nicchia. Io non faccio testo (anzi, non c'entro un
tubo) non solo perché non sono famoso come altri, ma perché sono
uno dei pochi (almeno per quanto riguarda Youtube Italia) a occuparsi
di argomenti (come i fumetti) che interessano principalmente un
pubblico giovane. Principalmente, ma non esclusivamente. C'è
tanta gente della mia generazione, che ha iniziato leggendo i fumetti
Marvel della Corno, che ha conservato questi interessi. E sono
convinto (sempre che Youtube continui a esistere in questa forma
ancora per molto tempo... questo non lo sappiamo) che la piattaforma,
col passare degli anni, si differenzierà. Avremo personaggi
provenienti da più generazioni, anche nell'ambito nerd e
dell'intrattenimento. Si spezzerà la pretesa insulsa (che ha
accompagnato il sorgere di molte nuove tecnologie) di strumento che
appartiene solo ai giovanissimi e la cosa potrà avere sviluppi
interessanti. O almeno avrà l'opportunità di trasformarsi. Del
resto, credo di essere la prova vivente che si può invecchiare
restando fondamentalmente ragazzini. Anche se qualcuno può prenderlo
come un insulto, per me non lo è. Per questo tendo a incoraggiare le
persone con qualche anno in più a mettersi in discussione, a non
vergognarsi e se hanno cose da dire, provare a ritagliarsi il proprio
spazio.
Non dimentichiamo, inoltre, che
il pubblico è influenzato anche da noi. Noi youtubers, noi creativi,
o come ci vogliamo chiamare. E' il nostro linguaggio e gli argomenti
che trattiamo che formano il pubblico. Lo formano nel senso che per
prima cosa lo selezionano.
Circa un anno fa, mi è capitato
brevemente di avere un hater sul canale che mi trollava dandomi del
vecchio, e scrivendo sempre la stessa frase: “Lo youtuber a 60
anni? Che pena!”
A parte il fatto che mi
invecchiava di un casino anni... scelsi di ignorarlo del
tutto. Ma fu molto interessante vedere le reazioni dei miei
followers. E non perché presero le mie difese. Ma per IL MODO in cui
lo fecero. Non si misero a urlare insulti come accade su alcuni
canali: «Cancro! Cancro! To matri sbatte l'ova chi
minni! Buttana i to ma!» e cose del genere. No.
Argomentavano. Ci perdevano tempo. Ragionavano... per fargli capire
che era lui che si era infilato nella stanza sbagliata. E fui
felicissimo di vedere questo. Quando riesci a instaurare una sintonia
del genere con chi ti segue, è una vera soddisfazione. E Youtube è
anche questo. Il feedback funziona in due direzioni. I tuoi followers
si selezionano anche in base a come ti mostri tu. Diventano un tuo
riflesso.
E
allora... forse non è del
tutto vero
che non c'entro un tubo. O che qualcuno o qualcosa non c'entra
un tubo. La
vera questione è
cosa
si sta
cercando,
riuscire
a trovare
affinità e
lo spazio che ci risulta più confortevole.
Il mondo non è bello, ma è sicuramente vario, e
questo non è uno
dei
suoi
aspetti
peggiori.
In
questi giorni mi sono imbattuto, in rete, in una frase di Edgar
Wright, regista cinematografico, autore di
film degni di nota come
“Shawn
of the Dead”,
“Scott
Pilgrim vs the World”
e ultimamente “Baby
Driver”.
Una frase che parla della ricerca del proprio stile, che dice più o
meno così:
«Io
credo che lo stile sia un'amalgama di tutte le cose che ti piacciono
e tutte quelle che ti riescono bene. E quel mix di entrambe, più il
tuo bagaglio di esperienza personale, diventa il tuo stile».
Mi sono un po' riconosciuto in
questa frase. In un certo senso, forse, è quello che cerco di fare
su Youtube. Io mi sono trovato ad approdare sul grande tubo un po'
per caso, quattro anni fa. Un po', potremmo dire per sopravvivenza.
Io nasco (una delle tante nascite, perché ho già avuto diverse
rigenerazioni) come operatore di fumetteria, come libraio. Lavoravo
da Altroquando, che è stata la prima fumetteria ad aprire a
Palermo nel lontano 1991. Io allora non c'ero. Fu fondata da
Salvatore Rizzuto Adelfio (un personaggio di spessore che ancora oggi
la città ricorda) e a un certo punto arrivai io, diventando compagno
di Salvatore nella vita e nel lavoro. Altroquando era una fumetteria
sui generis, perché con la personalità di Salvatore (che era
vulcanico) si allargò a tanti altri interessi. Alle culture
alternative, alla piccola editoria, all'attivismo politico, alla
cultura LGBT, alla promozione delle arti spontanee. Io portai la mia
esperienza di lettore di fumetti e le mie iniziative personali, e
lavorai con lui per parecchi anni. Finché... aimè, Salvatore si
ammalò, l'attività già era in crisi di suo e con la scomparsa del
fondatore il negozio dovette chiudere e lasciare lo spazio (che era
in affitto) a un'altra azienda che non aveva niente a che vedere con
la nostra storia.
Nell'ultimo periodo, mentre mi
trovavo solo in negozio, che la sera chiudevo per poi correre in
ospedale da Salvatore, per distrarmi guardavo Youtube. Guardavo
“Skypocalypse”, una delle prime webserie, con
Victorlaszlo88, Matioski e altri youtubers. Fu così che conobbi
Victor e company. Da questo punto di svolta iniziai a seguire loro,
per poi allargare i miei orizzonti, scoprendo Frusciante e tanti
altri. E nel frattempo, mentre guardavo questi video, pensavo: non
voglio che Altroquando svanisca con la libreria. Potrà chiudere il
negozio, ma noi ci occupiamo anche di iniziative culturali. Potrei
fondare un'associazione che continua a seguire questi temi in modo
“no profit”. E magari... chissà! Il modo più veloce per tenere
una finestra aperta e continuare a comunicare idee, potrebbe essere
proprio Youtube. In un certo senso, se io oggi sono qui e su Youtube
è anche colpa di Victor e soci. Diciamo che mi tennero compagnia in
un periodo molto brutto, e nello stesso tempo mi ispirarono per la
vita successiva.
Poco fa parlavo della ricerca
del proprio stile. Quello che Edgar Wright definisce un'amalgama
delle proprie passioni. Io sono stato un libraio e prima ancora ero
un lettore appassionato di fumetti. Ma non sono stato solo questo. Ho
avuto una vita abbastanza strana e movimentata. Prima, per un bel po'
di anni ho fatto il giornalista. Ho lavorato in un'emittente
televisiva oggi non più esistente. Ho scritto su riviste. Qualcosa
che sapevo fare discretamente, ma che non percepivo come la mia vera
strada. Così finii a fare il libraio. Ma prima ancora, soprattutto
da ragazzo, avevo fatto teatro. Amatoriale per lo più. In
ogni caso l'interesse per il teatro in me è rimasto sempre vivo,
anche se non l'ho mai studiato in termini professionali. Infatti
parlo col naso, ho una parlata che più palermitana non si può e
così via. Ad ogni modo, senza programmarlo, mi sono andato rendendo
conto che nei video che producevo per tenere viva la fiamma di
Altroquando a Palermo, stavo usando tanti pezzettini di me. C'erano i
fumetti, c'era l'approccio giornalistico, e anche i miei studi di
sociologia. Inoltre, c'era il teatro. C'era la volontà di non
limitarmi a parlare di fumetti, ma di “far parlare i fumetti”.
Realizzando queste specie di piccoli trailer di ogni fumetto che
tratto, recitando (con le mie povere forze) delle scene cardine delle
opere che presento. Oggi, io stesso faccio fatica a definire i miei
video, che sicuramente non sono del tipo che finisce in tendenza. In
primo luogo perché sono lunghi. Io me ne strafotto delle tempistiche
per fare views. Io faccio quello che mi piace e mi prendo il tempo
che mi serve per dire quello che ho da dire. Qualcuno suggerisce che
i miei video assomigliano più a un format televisivo che da Youtube.
Io non so se è vero, ma lo trovo un complimento. Perché davvero mi
rifaccio a certe trasmissioni culturali che oggi in televisione non
vedo più, come quelle curate da Alessandro Baricco e da Corrado
Augias. Parlo di fumetti, ma cerco anche di guardare oltre il fumetto
e leggere tra le righe (o tra i balloon) per discutere di altre
tematiche. Cerco di spaziare trattando di fumetti un po'
particolari. E ultimamente sto mettendo in atto una sorta di karakiri
mediatico, nel senso che mi dedico sempre più spesso a fumetti
underground, non troppo noti o addirittura, in qualche caso, pure
difficili da reperire. L'ultimo video che ho pubblicato in ordine di
tempo parla di “Three Fingers” di Rich Koslowski (in
Italia diventa “Quattro dita”). Pubblicato da noi da
Prospettiva Globale un po' di anni fa, e ancora in attesa di
ristampa. Un fumetto stranissimo, perché ha la struttura di un
documentario (anzi, di un mockumentary) ed è una critica molto dura
all'industria del cinema e dell'intrattenimento in generale, che
usa la figura (trasfigurata) di Walt Disney per una metafora
anticapitalista. Un fumetto che da noi hanno letto in pochi, e
da quello che ho visto in rete... anche in America sembra essere
diventato un pezzo raro. Forse ha poco senso parlare di opere che non
sono facili da vendere e da acquistare, ma a me dà molta più
soddisfazione parlare di qualcosa di sommerso e bizzarro che delle
ultime uscite. Argomento che comunque non abbandonerò, non smetterò
di parlare anche di fumetto popolare. Ma mi sono reso conto che mi
diverte di più occuparmi di curiosità, di opere di cui si parla
poco.
Questo, possibilmente, non mi
aiuterà a diventare una celebrità. Ma va bene così. Esistono anche
soddisfazioni di altro genere. Altroquando, come fumetteria, avrà
pure chiuso i battenti (e per favore, non confondete la nostra storia
con l'attività che per qualche tempo ha occupato lo stesso spazio
fisico per acquisirne la clientela), ma continua a esistere come
associazione culturale, che si esprime attraverso Youtube e piccoli
eventi. Abbiamo dato vita a una biblioteca (dove teniamo sia
letteratura che fumetti) che porta il nome di Salvatore Rizzuto
Adelfio, il fondatore di Altroquando. Biblioteca che abbiamo
inaugurato l'anno scorso con il supporto di Zerocalcare, che ha
gentilmente donato un disegno da cui si è ricavata una targa che
accoglie quanti visitano la biblioteca. Si trova in via Martin Luther
King 6, praticamente dietro la fiera, nello spazio autogestito presso
il Teatro Mediterraneo Occupato. Per il momento è in fase di
riorganizzazione, ma sarà accessibile all'inizio di Ottobre e presto
renderemo pubblico il calendario delle aperture sui vari social.
Speriamo di riuscire a renderlo anche un punto di aggregazione e sede
di eventi culturali. Quindi se vorrete venirmi a trovare, parlare con
me, magari leggere qualcosa (l'ingresso alla biblioteca e l'accesso a
libri e fumetti è totalmente gratuito), saprete dove trovarmi. E' un
modo per andare avanti. Per mettere insieme, come dice Edgar Wright,
le cose che ci piacciono, le cose che vogliamo fare. E
aggiungerei... anche per condividerle. Che male non fa.
Ci sarà sempre un Altroquando.
Grazie.
Supporta con una piccola
donazione la biblioteca Salvatore Rizzuto Adelfio:
La Nicchia di Youtube Italia:
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