Diario del capitano. Data bestiale 18
Settembre 2015. Palermo, Fiera del Mediterraneo...
Palermo.
Perché?
Perché, citta mia, ti ostini a
distinguerti per la disorganizzazione, la velleità, il caos... e un
generale senso di irredimibilità. Anche nelle cose più piccole, le
più ludiche. Vuoi portare a Palermo una fiera del fumetto sul
modello di quelle di Catania, di Lucca, di Roma e Milano? Ottima
idea. Nonostante i timori, i tanti dubbi, il Pride LGBT ha spaccato
quando, nel 2010, abbiamo contribuito a farlo esordire in questa
città così resistente al cambiamento. E' stato faticoso, certo. Ha
richiesto lavoro, sicuro.
Ma perché essere così goffi con una fiera del fumetto? Perché?
Ma perché essere così goffi con una fiera del fumetto? Perché?
C'è poco da fare. Non ho fortuna con
le fiere. Ma pensandoci bene, chi ha fortuna qui a Palermo?
Il programma del Palermo Comic
Convention è abbastanza chiaro. 8 euro il biglietto giornaliero che
sarà valido dalle ore 10 alle 22. Per i tre giorni, un abbonamento
di 20 euro. Ore 9,45 apertura delle casse. Ore 10 ingresso e inizio
dei lavori.
Sulla carta. Ricordiamo. Siamo a
Palermo.
Naturalmente, c'è sempre un tontolone
puntuale. Il sottoscritto. Mi trovo allo spazio Fiera del Mediterraneo già alle 9,30.
Acquisterò un biglietto giornaliero, giusto per incontrare qualche
amico, e se possibile scambiare due parole con altri youtuber. E'
l'unico giorno possibile per me. L'unica cifra che in questo momento
posso permettermi di spendere per un evento ricreativo. Non c'è
neppure tanta folla. Mi aspettavo di molto peggio. Il disservizio
inizia immediatamente. Siamo palleggiati da un ingresso all'altro, il
personale fa una gran confusione tra pass, accrediti, e biglietti
ordinari. Alla fine sembrano decidersi che tutto sarà svolto presso
le casse principali. Forse. Tutto sta ad attendere, e a resistere nel
caldo torrido.
Le ore passano. La folla non aumenta in
modo consistente, ma si ostina ad addensarsi in prossimità delle
casse, sperando che questo comunichi un senso di urgenza a qualcuno,
o illudendosi di guadagnare tempo. Ovviamente non c'è fila. O
meglio, la fila palermitana: quel blob informe che non disdegna
scambiare fluidi corporei anche quando sarebbe facilmente evitabile.
Alle 10,30 le casse sono ancora chiuse. Una voce esasperata (qualcuno
dello staff) grida una domanda dal senso discutibile.
«Ci sono ospiti qua in mezzo? CI SONO
OSPITI?»
Ok, ciccio. Ti sei fatto capire molto bene. Non avete idea di dove siano gli ospiti, o almeno parte di questi. Così mi lasci intendere che all'interno del complesso (dove non state lasciando entrare nessuno) c'è ancora tanto da allestire a quell'ora ormai inoltrata della mattina. La gente mugugna. Qualcuno inzia a rinunciare. Immancabili i commenti: «A Catania non è così! A Lucca, nonostante il casino, eravamo già dentro da ore.»
Palermo mia, perché?
Ok, ciccio. Ti sei fatto capire molto bene. Non avete idea di dove siano gli ospiti, o almeno parte di questi. Così mi lasci intendere che all'interno del complesso (dove non state lasciando entrare nessuno) c'è ancora tanto da allestire a quell'ora ormai inoltrata della mattina. La gente mugugna. Qualcuno inzia a rinunciare. Immancabili i commenti: «A Catania non è così! A Lucca, nonostante il casino, eravamo già dentro da ore.»
Palermo mia, perché?
Sono le 10,45, ma la piccola (sì,
tutto sommato piccola) folla della quale mi ostino a fare parte
continua a restare attaccata alle casse chiuse con un atto di fede
degno sicuramente di una causa migliore. Il caldo e l'idiozia
iniziano a produrre la loro chimica nefasta. Un giovane imbecille si
volta e mi dice che dovrei stare in fila. Lo invito a ripassare la
geometria, dal momento che non esiste una fila. Lui per primo è una
scheggia impazzita in un frullato senza forma. Se vuole, passi avanti. Ma io mi trovo accanto a lui come decine di altri malcapitati. Insiste, dice che
vengono prima lui e i suoi amici e che bisogna mettersi in fila
anche se non esiste, indica persino una direzione vaga, il caos, il vuoto pneumatico. Non capisco dove abbia tirato fuori questa
scemenza né perché abbia scelto me per dimostrarsi un coglione. Ma
non importa, tanto si gira subito e inizia a strofinare i suoi
incisivi contro quelli della sua ragazza emettendo un rumore
fastidiosissimo. Nel frattempo arriva un'altra comunicazione urlata.
«Manca la connessione! Stiamo
aspettando! Chi ha l'accredito, chi ha il biglietto acquistato online
deve attendere!»
Risuona subito l'ovvia domanda. In coro.
Risuona subito l'ovvia domanda. In coro.
«E tutti gli altri?!»
Suppongo abbiano difficoltà a vidimare qualunque tagliando d'ingresso. Quale che sia
l'impedimento non guarda in faccia nessuno. Nessun primogenito
d'Israele con un segno sulla porta di casa sarà risparmiato in
questo caso. Perché allora questa distinzione inutile? A meno che
qualche genio non abbia scelto di puntare principalmente sulla
prevendita, e a culo tutto il resto. La gente sembra iniziare a essere discretamente incazzata. Poi prende a girare la voce che si attende anche una commissione che verifichi l'agibilità della struttura, per stabilire se adeguata ad accogliere una massa di gente.
Cosa? Prego? La mattina dell'inaugurazione?
Oh, già è Palermo.
Cosa? Prego? La mattina dell'inaugurazione?
Oh, già è Palermo.
Alle 11 mi decido a uscire dalla folla,
sempre contenuta, ma ormai sotto il sole che picchia, alla ricerca di
ossigeno. Scambio qualche parola con dei conoscenti. Regalo qualche
copia del Cassonetto di Altroquando. Noto che i sorveglianti
all'ingresso rispondono alla consueta fisiognomica. Sembrano tutti
reclutati su set di film porno gay bear. Sicuramente guadagnerebbero
di più. Ma perché tirano fuori le transenne solo a metà mattinata
se le casse avrebbero dovuto essere già aperte alle 9,45? Quando
cazzo hanno cominciato a montare il tutto? E poi: perché non
transennare le fottute casse?
Ah, sì. Siamo a Palermo.
Ah, sì. Siamo a Palermo.
Verso mezzogiorno qualcosa inzia a
muoversi. Gli abbonati, forse. Ma tutto con molta lentezza. Scuoto la
testa. Troppo stanco. Otto euro per me, attualmente, rappresentano il
sostentamento. Acquistare un biglietto giornaliero a metà giornata,
per poter restare solo un'ora o due, probabilmente per passeggiare in
uno spazio ancora semivuoto mi sembra una vera assurdità. E' già
abbastanza indecente un biglietto che non sarà scontato nonostante
non possa più coprire l'arco di tempo che pretende di vendere.
No, proprio non va. Di norma non mi
arrendo facilmente. E infatti non lo faccio neanche stavolta. C'è
poco da insistere, io e le fiere non siamo amici. Non avrà la metà
del contenuto del mio povero portafogli, litri del mio sudore e le
mie energie, per non offrirmi sostanzialmente nulla in cambio. Nulla
che non sia delusione, fatica, maleducazione. All'autore che avrei
dovuto incontrare manderò un messaggio per altra via.
Benvenuta, Comic Convention Palermo.
Complimenti per la brillante apertura dei lavori.
Quando non sono potuto andare a Catania, ho visto questo evento come la salvezza. Potevo divertirmi a una mostra di fumetti e media moderni senza dover sborsare 100 euro per trasporto, albergo e pasti. Avrei pagato giusto giusto l'entrata e due euro per l'autobus.
RispondiEliminaOra, complice il fatto che il caldo estivo è ancora attaccato in un modo che rende impossibile uscire di casa, mi rendo conto che "andare a fare un giro in città" a Palermo è un vero e proprio incubo. Tra autobus dagli orari sporadici, infrastrutture a pezzi, e la tipica simpatia dei residenti, quello che per me dovrebbe essere semplice come andare al bar sotto casa per un caffè diventa un'odissea. Semplicemente non ho intenzione di affrontare tutto questo per poi andare a visitare una fiera che, stando a quel che sento (potrebbero anche essere esagerazioni, ma sono tanto deluso che per me non vale neanche la pena andare a vedere di persona) è male organizzata e non vale neanche il prezzo del biglietto d'ingresso.
Potrei andare a vedere domani, sempre che l'afa dia un po' di tregua (visto che, ricordiamolo, Palermo è una città a misura di uomo perfetto, con auto propria e soldi nel portafoglio. Disoccupati, studenti, casalinghe? Sono il ceto inferiore, sbattiamocene) abbastanza da rendere sopportabile aspettare l'autobus e stare in fila. Altrimenti...incredibile a dirlo, getterò via l'occasione di divertirmi un pomeriggio con 10 euro.
La vedo esattamente come te. Soprattutto l'amara descrizione di Palermo.
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