Un giovane giornalista radiofonico, specializzato nel raccogliere storie grottesche e nel mettere alla berlina bravate shockanti nel suo podcast, si avventura in Canada per documentare l'ennesimo teatrino della crudeltà mediatica. Ma dopo aver "bucato" la storia principale, si lascia sedurre dal racconto di un anziano ex marinaio in sedia a rotelle. Personaggio pittoresco e d'altri tempi, apparentemente depositario di una quantità di racconti curiosi. Tra questi c'è però la storia traumatica di un naufragio, di una strenua lotta per la sopravvivenza in mare. E su tutto, l'ombra inquietante di un animale totemico...
TUSK (2014) è un film spiazzante. Inclassificabile come la maggior parte delle pellicole girate da Kevin Smith, del resto. Un horror (o una commedia nera?) che quasi non dice di esserlo, ma di fatto lo è, diventando tanto più disturbante quanto il racconto procede di pari passo con l'ironia goliardica (e i parallelismi sul cinismo mediatico contemporaneo) di cui Smith è ormai un maestro. Un film forse non perfetto, ma che conquista per i dialoghi frizzanti e un cast sorprendente. Non foltissimo, ma animato da attori camaleonte in grado di offrire caratterizzazioni che non ti aspetteresti. Il duttile Michael Parks, Justin Long (visto nel primo Jeepers Creepers), il cresciuto (e ingrassato) Haley Joel Osment (il bambino del Sesto Senso) e un sempre più sfaccettato Johnny Depp, qui quasi irriconoscibile nel suo bizzarro, esasperante personaggio.
Non saprei dire in che misura TUSK rappresenti il superamento del sottogenere horror che ci siamo abituati a definire "torture porn" o un alto punto nell'evoluzione della metafora dell'uomo disumanizzato dagli eccessi, dal pregiudizio e da una progressiva perdita di sensibilità. Un'umanità che per ritrovarsi deve diventare qualcos'altro. Ma che sarà sempre qualcosa che porterà all'irrisione, alla goliardia, e alla negazione di un orrore fondamentale, in un cortocircuito (suggerito durante i titoli di coda, dove Kevin Smith si autocita) davvero sinistro nel suo irriducibile rifiuto di prendersi sul serio.
[L'artista Francesco Francavilla ha realizzato una serie di immagini promozionali in stile fumettistico]
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