Lunedì 28 luglio due agenti della Polizia Municipale sono venuti a booq per identificare gli occupanti, operando di fatto il primo passo per intraprendere una procedura di sgombero.
L'identificazione quel pomeriggio non è avvenuta, ma le operazioni sono state soltanto rinviate.
Quando abbiamo aperto booq abbiamo scelto di compiere un atto esplicitamente illegale come l'occupazione, rivendicando una pratica di disobbedienza di fronte ad un'ingiustizia palese come l'abbandono del patrimonio pubblico.
Solo nelle immediate vicinanze della nostra biblioteca ci sono infatti decine di altri spazi inutilizzati e chiusi, per non parlare dei servizi interrotti da anni come la Ludoteca di Villa Garibaldi.
Occupare dal nostro punto di vista risponde non solo all'esigenza di aprire uno spazio in cui svolgere varie attività, ma ancor prima nasce dalla volontà di dare vita ad un luogo di aggregazione e partecipazione autonomo, in cui gli abitanti possano prendersi cura in modo diretto della propria città e la socialità non debba passare esclusivamente attraverso il consumo.
In soli due mesi possiamo già raccontare il piacere e la fatica di un'opera di autorecupero, la
ristrutturazione di un posto che dopo anni di abbandono e saccheggio era del tutto fatiscente. Nel recuperarlo abbiamo usato criteri eco-sostenibili e rispettosi dell'ambiente. Lo abbiamo fatto autofinanziandoci e restituendo al posto enorme valore.
Abbiamo così inaugurato una biblioteca contenente circa 7.000 volumi e stiamo costruendo una ciclofficina ed una biblioteca degli oggetti: uno spazio sociale in cui mettere in comune conoscenze e strumenti.
Da settembre sono in programma dibattiti e rassegne in collaborazione con associazioni culturali ed editori, e presentazioni di libri con alcuni tra i più importanti scrittori del panorama nazionale.
booq è nato da appena due mesi, ma la sua storia è antica.
È figlio dei movimenti per i beni comuni che hanno rivendicato un piano terzo di riappropriazione di ciò che è di tutti, superando la dicotomia tra privatizzazione e burocrazia statuale.
booq nasce dai percorsi di solidarietà che hanno supplito all'assenza di politiche sull'accoglienza in città.
Noi siamo quelli che hanno lottato per la riapertura dei Cantieri della Zisa.
Noi siamo quelli che nel decennio devastante di Cammarata hanno messo un freno al dilagare dello squallore.
Noi siamo antichi eppure siamo del tutto nuovi.
booq è nato per rompere gli schemi, per sradicare appartenenze, per dare vita a nuove ibridazioni. Ma soprattutto, booq nasce per generare spazi di partecipazione all'altezza della città contemporanea. Spazi in cui mettere in comune idee e pratiche per costruire tutele solidali al dilagare della crisi.
Ci chiediamo se di tutto ciò dobbiamo parlarne con la Polizia Municipale.
O dovrebbe piuttosto essere l'Amministrazione a pronunciarsi pubblicamente su come intende rapportarsi a booq.
Si tratta, insomma, di un problema di ordine pubblico o di una questione politica?
Le istanze portate avanti dai movimenti rappresentano per la città linfa vitale o devono essere derubricate dietro un vuoto paradigma legalitario?
Il fatto che dei cittadini aprono una biblioteca di quartiere è un atto che richiede l'intervento delle Forze dell'Ordine?
Il Comune candidato a Capitale europea della Cultura vuole davvero sgomberare dei libri?
Su questo vorremmo che gli amministratori, Sindaco ed Assessori, fossero chiari e che esplicitassero il modo in cui intendono affrontare la questione booq.
Per questo abbiamo chiesto al Sindaco un incontro per intraprendere nel modo più appropriato un confronto pubblico.
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