Diciamolo: Stephen King è uno
scrittore non soltanto prolifico, ma addirittura incontinente,
e questo non è necessariamente un pregio.
L'ultimo
decennio non è stato clemente
con il re dei romanzi horror, almeno per i lettori più scafati che lo
seguivano già da tempo. La noia e i cliché erano diventati i
suoi veri mostri, infestando le pagine di romanzi prescindibilissimi
come L'acchiappasogni e lo zombesco Cell, per nominare
alcuni dei passi falsi dell'ultima parabola narrativa dell'acclamato
scrittore del Maine.
Stephen King, negli anni, si era andato
rivelando un autore discretamente eclettico, in grado di proporre
letture sempre meno legate al genere d'intrattenimento che lo aveva
reso celebre e di scolpire affreschi romanzeschi di grande spessore,
spesso abbandonando del tutto l'elemento spaventoso o sovrannaturale
a favore di una maggiore profondità letteraria.
Il precoce matrimonio con il cinema,
poi, aveva finito con l'influenzare non poco la sua prosa, a volte
deturpandola in modo significativo. Per questo perle come Il
miglio verde contengono pagine che stonano nella generale poesia
dell'opera, quasi stessimo leggendo la descrizione in prosa di goffi
effetti speciali visti sul grande schermo. Un'altalena che dura da
decenni, tra romanzi che pur non collocandosi tra i grandi capolavori
della narrativa restano nella memoria come cari compagni di strada e
pastrocchi insipidi, presto dimenticati. Succede con gli autori di
best sellers. La domanda sul ruolo più o meno esteso dei famigerati
ghost writers è sempre dietro l'angolo, e mai, probabilmente, avremo
una vera risposta. Omero esisteva? O l'Odissea l'hanno scritta in
tanti?
Poi, anzi, prima, è venuto Shining.
Il terzo romanzo di King in ordine di pubblicazione, e per molti
versi il più famoso. Ma a quale prezzo?
Certamente la narrativa di King avrebbe
finito col decollare a prescindere, ma non si può negare che quando
viene sussurrata la parola Shining quel che viene in mente ai
più è il film di Stanley Kubrik del 1980, e che è anche grazie a
questa lettura cinematografica (ufficialmente sconfessata dall'autore
del romanzo) che la popolarità di King ha ricevuto la spinta
definitiva.
Le polemiche e i confronti lasciano il
tempo che trovano. Shining di Stephen King è un romanzo
discreto, piacevole, ma ancora acerbo, mentre il genio visionario di
Stanley Kubrik era già al massimo del suo potenziale. La prosa, oggi
invecchiata, del libro resterà sempre un passo indietro rispetto
alla sintesi per immagini che azzera l'ovvio delle parole e mette le
ali a emozioni del tutto indipendenti dall'opera originale. Kubrik,
insomma, vinceva a mani basse. Ciò non toglie che (al contrario di
quel che si sente dire) lo Shining letterario (dal quale il
regista Mick Garris trasse una filologica miniserie televisiva negli
anni novanta, sceneggiata stavolta dallo stesso King) abbia una sua
ragion d'essere e rimanga la fonte di una mitologia paranormale che
ha influenzato una quantità smisurata di fiction successiva in
equilibrio tra i vari media. Se quasi nessuno, oggi, ricorda che
Psycho nasce come un romanzo di Robert Bloch da cui Alfred
Hitchcock trasse un incubo cinematografico indimenticabile, lo
Shining letteraio si difende tutto sommato abbastanza bene,
conservando la sua non indifferente schiera di affezionati lettori.
Ed ecco, dopo oltre trent'anni dalla
pubblicazione del romanzo originale, arrivare Doctor Sleep,
seguito di Shining, quello che l'autore in una nota si
affretta a definire “il seguito della Vera Storia della famiglia
Torrance”.
E... sopresa: Stephen King è tornato.
Il King leggero, il King introspettivo e avventuroso, quello con meno
pretese, ma capace di incastrare il lettore in una ragnatela di fatti
e personaggi che acquisterà senso capitolo dopo capitolo. Insomma,
Doctor Sleep è uno Stephen King che più classico non si può.
E questo sì che vuole essere un complimento.
Perno del racconto è Daniel Torrance,
quel bambino che fuggiva dalla furia di un padre alcolista caduto
preda delle presenze demoniache dell'Overlook Hotel. Il bambino
portatore dello shining, la luccicanza, come venivano definiti
i suoi poteri paranormali (ma nella prima traduzione italiana era
chiamato l'aura). Danny oggi è sulla quarantina, ed è ancora
in fuga dalla terribile esperienza in cui il padre ha perso la vita e
per poco lui stesso e la madre Wendy non sono stati fatti a pezzi. La
vita non può essere facile per un portatore di shining, dono e
maledizione nel medesimo tempo, che porterà Danny a vivere una serie
di esperienze degradanti prima di trovare una parvenza di equilibrio
e una vita più serena. Almeno finché la sua strada non si incrocia
con quella di un'altra persona dotata di shining,
qualcuno con cui condivide un misterioso legame, e che corre un
pericolo non meno terribile di quello ch'egli stesso ha affrontato
nella sua infanzia.
Doctor Sleep, per certi versi,
arriva fuori tempo massimo. I racconti horror o semplicemente
thriller che vedono per protagonisti individui dotati di poteri esp
sono stati sdoganati e sfruttati ormai fino allo sfinimento. La
televisione, soprattutto, con i suoi prodotti seriali ci ha abituato
alle avventure mistico-noir di varie Medium e Ghost
Whisperer, solo per citarne un paio. Ma non bisogna sottovalutare
la carica nostalgica di Doctor Sleep, e il modo in cui riesce
ad attingere al passato (le presenze diaboliche dell'Overlook, che
non sono state esorcizzate definitivamente come credevamo) per usarlo
in modo imprevedibile e inaspettatamente divertente.
I villain del romanzo, per una volta,
non sono spettri né demoni, ma personaggi abbastanza inconsueti,
parzialmente imparentati con i vampiri, ma legati alle persone dotate
di shining da un inquietante rapporto di predatore e preda,
come collocati in una catena alimentare paranormale. Figure
pittoresche che devono qualcosa, per look e vezzi, ai clan familiari
psicopatici del cinema anni settanta e di tutti i successivi epigoni
(Non aprite quella porta e La Casa dei 1000 corpi).
Figure quasi fiabesche, simili alle streghe e agli orchi dei racconti
di Perrault, ma forniti di un carattere definito, persino vagamente
simpatici quando ci si riesce a dimenticare per un momento
dell'estrema crudeltà delle loro pratiche di sopravvivenza.
In definitiva, Doctor Sleep è
un'avventura fantastico-orrorifica che gratificherà senz'altro il
lettore appassionato di King. Al di là dei feticci, di quel che
resta delle ombre dell'Overlook, dello shining e della parola
REDRUM, Stephen King ci dona finalmente un nuovo romanzo che
intrattiene, e paradossalmente culla il lettore con le sue trame
inquietanti, mentre un pericolo atroce si fa sempre più vicino.
Inevitabile chiedersi come e quando
Doctor Sleep sarà portato sullo schermo. Succede a tutti i
libri di King e questo atteso seguito della sua opera più popolare
non costituirà certo un'eccezione alla regola. Chiunque ci si
cimenterà dovrà confrontarsi con dei dilemmi commerciali e tecnici
di non poco conto. L'ingombrante ricordo dello Shining
cinematografico che semina nella memoria dettagli che cozzano con la
continuity di Doctor Sleep, e un sottotesto da fiaba nerissima
che rende il racconto efficace sulle pagine di un libro, ma ad alto
rischio di banalizzazione se adattato per immagini. Potremmo dire che
in definitiva Doctor Sleep non conta tanto per quel che dice
quanto per il recuperato fascino affabulatorio di uno Stephen King al
meglio delle sue possibilità. Chi ha letto il suo Shining e
lo ha amato, tornerà piacevolmente sul luogo del delitto, e scoprirà
una storia completamente diversa, sia pure condotta dal medesimo filo
rosso. Una galleria di personaggi che si possono amare, siano buoni o
cattivissimi, come da bambini abbiamo amato anche Capitan Uncino o la
Strega di Hansel e Gretel.
Questo, alla fine della fiera, è
Doctor Sleep. Lo Shining dei nostri ricordi che getta
la maschera e si rivela per quel che è sempre stato. Una paurosa,
accattivante fiaba per adulti.
quasi integralmente d'accordo... bella recensione ^_^
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