«Hai diciannove anni. Questi sono
ventimila euro e quella è la porta. Perché ti avviso: io una figlia
così non la voglio.»
Davvero, serie nata per il web
dalla fantasia di Paola Barbato (Dylan Dog) può essere
considerato un piccolo miracolo nel solitamente piatto panorama del
fumetto italiano, avvezzo a cavalcare per lo più il genere
avventuroso (sia pure nelle sue varie declinazioni) e a usare un
linguaggio molto standardizzato. Tanto più che nel passaggio sulla
carta (transizione non scontata, giacché il Davvero cartaceo
è completamente ripensato e ridisegnato in funzione del nuovo media)
la storia di Martina giunge a un'ulteriore maturazione e buca la
pagina (letteralmente, in questo caso) con un ritmo scenico ancora
più efficace.
Il McGuffin iniziale (l'espediente che
innesca la trama) è la bravata del padre di Martina, Fausto Ferrari,
che sfida la giovanissima e abulica figlia a intascare una tantum
una carretta di soldi e a usarli per farsi una vita altrove. La
reazione di Martina non è però tra le eventualità previste
dall'incauto genitore. Preso il denaro, Martina va via... davvero.
E non è subito chiaro se quanto seguirà sarà una commedia o un
dramma. Forse entrambi, o chissà. Martina è ancora più immatura di
quanto la sua età anagrafica suggerirebbe. Viziata dalla madre in
modo nevrotizzante, abituata a vivere senza dover alzare un dito,
preda della fatuità e di un'ignavia sconfinata, la ragazza lascia
Brescia alla volta di Milano, convinta sulle prime che si tratterà
solo di una passeggiata. Le cose andranno diversamente, e per la
giovane signorina di buona famiglia, la sopravvivenza quotidiana si
rivelerà un drago davvero tosto da combattere.
Con pochissime eccezioni, molte delle
quali tutt'altro che recenti, fumetti di ambientazione italiana non
se ne vedono spesso. L'esterofilia intrinseca del nostro fumetto
popolare resiste al tempo più di qualunque trend, con buona pace di
chi ha firmato le cronache underground degli anni settanta del secolo
scorso (Andrea Pazienza su tutti). Ben venga, quindi, Davvero
con le sue ambientazioni e riferimenti tutti nostrani. Un atto di
coraggio è anche rinunciare a sottotesti polizieschi, avventure
esotiche o avveniristiche, per tuffarsi in un realismo analitico che
va crescendo pian piano come una sinfonia rossiniana, intrecciando
momenti di angoscia con fulminei attimi di sollievo, divertimento,
malinconia e rabbia. Insomma, ci troviamo davanti a un fumetto
davvero sorprendente. La sorpresa deriva dal suo tema,
introspettivo e sociale nel medesimo tempo, dal suo tono leggero e
intelligente da commedia di costume, e dal ritmo impeccabile che la
storia dimostra di saper reggere capitolo dopo capitolo.
L'appeal iniziale del racconto ci
rammenta lo stile pacato e incisivo di Terry Moore e del suo
(amatissimo, ma alla lunga prolisso) Strangers in Paradise.
Una finta soap opera in grado di spiazzare con i suoi improvvisi
cambi di rotta. Il monologo interiore di Martina, l'apprensione di
familiari e amici davanti alla sua effettiva fuga, sono un
contrappunto di voci e caratteri che oggi è merce rara in un fumetto
di casa nostra. Il linguaggio teatrale prestato alla narrazione
sequenziale ne fa un'opera nuova, intrigante e da seguire con
attenzione. Inoltre, scoprire l'origine on line di Davvero è
una piacevole emozione in più per chi si è accostato al mondo di
Martina e dei suoi amici attraverso l'edizione cartacea della Star
Comics (attualmente arrivata alla terza uscita). Se il fumetto
rilegato ci presenta una situazione in medias res davvero
potente, la web serie (tuttora in produzione) racconta alcuni
retroscena molto gustosi e un background sfaccettato di quella che è
sicuramente (almeno in principio) la protagonista più irritante
della storia del fumetto. Martina è pigra. Martina è imbelle.
Martina non ha interessi. Martina non sa raccogliere uno spillo senza
l'aiuto di qualcuno. Martina... è in pericolo (sembra avvertirci
l'autrice Paola Barbato con un grido silenzioso), e necessita di un
grosso aiuto prima che affoghi nel vuoto esistenziale. La prospettiva
di un cambiamento (che finisce comunque con il farle correre degli
oggettivi rischi) arriva dalla paradossale sfida del padre e da tutti
quei soldi... così tanti, così scontati (per una come Martina).
Il bello di Davvero è che parte
da uno spunto che può prendere qualsiasi direzione e con una
protagonista talmente amorfa da offrire infinite possibilità di
evoluzione. Sviluppi che in tre mesi di uscite (anche se dal terzo albo
la serie è diventata bimestrale) stanno già dando frutti
intriganti. L'atteggiamento di Martina sta mutando senza guizzi
inverosimili, ma con giusta e ragionata lentezza, mentre la piccola
folla di comprimari va acquistando spessore intorno a lei. Non
mancano cliché con cui giocare e spiazzare il lettore nelle sue
aspettative, come il bel tenebroso dal carattere problematico.
Selena, la gioviale e protettiva donna navigata, impegnata in piccoli
lavori nell'ambiente dello spettacolo, incarnazione di una vita
vissuta a tempo pieno, abbastanza da irrobustire carattere e anima. I
piccoli egoismi, le piccole collere e l'amministrazione
dell'esistenza condivisa fanno di Martina lo spettatore ideale di un
quotidiano spesso osservato senza attenzione, trascurando motivazioni
e caratura delle scelte personali.
Se Nata ieri, la celebre
commedia di Garson Kanin portava in scena la trasformazione di una ex
ballerina, rozza e poco accorta, in una donna consapevole pronta a
ribellarsi al dominio ottuso del maschio, la storia di Martina è più
articolata e ambiziosa. Martina non ha un Pigmalione che la plasmi.
Non uno ben preciso, almeno, e comunque senza alcun intento
programmatico. Martina è sintesi di una generazione cresciuta nella
bambagia a prescindere dal benessere economico dei genitori. Icona
del fallimento della famiglia tradizionale nell'educazione alla vita
dei propri figli, che anziché sbocciare finiscono schiacciati
dall'eccesso di protezione e di indulgenza, stagnando in un lago di
mediocrità. La caricatura tragicomica di un paese culturalmente ed
economicamente allo sbando, che deve... dovrebbe ricominciare
letteralmente da zero a costruire il proprio riscatto. La storia di
Martina è reale, o almeno potrebbe esserlo. E per una volta non è
tanto per dire. Per questo, se state cercando un nuovo fumetto da
leggere, quello dovrebbe essere Davvero. Gli indagatori
dell'incubo, le agenzie Alpha, gli eroi in tuta e vampiri assortiti,
per una volta, non se la prenderanno. La vita reale bussa alla porta,
non sarebbe male per una volta invitarla a entrare.
Davvero?
Davvero.
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