Il nome dovrebbe essere già abbastanza evocativo, ma per quanti non lo sapessero, Howard Phillips Lovecraft è senza ombra di dubbio uno dei più grandi scrittori della letteratura horror – fantasy. Forse neanche il suo maestro, Edgar Allan Poe, è riuscito con la sua opera a creare un immaginario narrativo tanto variegato e coinvolgente. Il punto è che, in passato e anche oggi, sono sorti e sorgono non pochi dubbi sul fatto che il suo non fosse un semplice esercizio di fantasia. Sono innumerevoli gli autori che si sono ispirati alle sue storie, e si può dire che tutto il panorama fantascientifico e horror della letteratura contemporanea, con pochissime eccezioni, può considerarsi una propaggine di Lovecraft.
Non stupisce quindi che sia diventato lui stesso il protagonista di una storia, nella fattispecie di questa bella e particolare graphic novel ad opera di Hans Rodionoff ed Enrique Breccia. Il primo in realtà è autore di una sceneggiatura cinematografica, essendo questa la sua vera occupazione nella vita, e il suo testo è stato adattato per il fumetto da Keith Giffen, pilastro della DC Comics. Di Enrique Breccia non conoscevo nulla, se non il nome, ma ho piacevolmente scoperto il suo stile artistico molto particolare.
prevede quel mondo immaginario e terrificante che ha scandito fino ad allora la sua esistenza. Ma ben presto si renderà conto che non è così facile, che quelle che lui crede siano creature senza ragione hanno in realtà uno scopo ben preciso, legato al Necronomicon, il libro con cui tutto è cominciato e con cui tutto deve finire. Solo attraverso un ultimo viaggio in quel mondo fantastico, Howard e Sonia riusciranno finalmente a scongiurare il pericolo per la loro realtà e a ritornare al loro mondo. Anche se questo costringerà Lovecraft a continuare nella sua opera, che da adesso avrà un compito fondamentale: impedire che il varco si riapra e mantenere sigillata quella realtà.
Storia interessante su un uomo altrettanto interessante, uno scrittore la cui vita è stata certamente ai limiti della surrealtà tanto quanto le storie che ha scritto, al punto che sulla sua figura si sono fatte molte ipotesi, tra le quali quella che lui fosse veramente convinto dell’esistenza delle creature e dei luoghi di cui scriveva, e che quelli considerati viaggi con la fantasia fossero in realtà deliri di uno schizofrenico che ha perso il contatto con la realtà. Di sicuro c’è che la sua opera è stata fonte di ispirazione per moltissimi autori, non solo di romanzi horror e fantasy, ma anche di fumetti. Ad esempio, è interessante che il luogo popolato dalle sue creature si chiami Arkham, e che proprio in quella città vi sia un manicomio, corrispettivodi quello in cui venne internato e dove poi troverà la morte il padre. Il parallelismo con il famigerato Arkham asylum, il manicomio di Gotham city dove trovano spesso ospitalità i criminali con cui si scontra Batman, è fin troppo facile da fare.
Un commento particolare lo meritano i disegni, che definire così è riduttivo, di Enrique Breccia. Ogni tavola è un quadro ad acquerello, con la forza e l’intensità di certe sfumature che coinvolgono e rappresentano alla perfezione i deliri e le visioni del protagonista. Anche solo per questi, varrebbe la pena di leggere questa graphic novel.
[Articolo di Filippo Longo]
Questa recensione è stata pubblicata anche su Cose Preziose
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