La corsa internazionale agli armamenti è andata ben oltre il nucleare. Il progetto segreto di ogni nazione è creare un essere superiore, in grado di vigilare sul proprio paese e prendersene cura in modo assoluto. In questa frenesia, però, gli scienziati e gli eserciti di tutto il mondo sembrano coltivare aspettative che vanno ben oltre la creazione di una superarma. La motivazione più profonda è forse quella di portare dio sulla terra, affinché possa far dono della salvezza all’intero genere umano. Ma quale sarebbe il vero punto di vista di una divinità? Con quale presunzione supponiamo che i suoi obbiettivi coincideranno con i nostri?
Supergod, di Warren Ellis (Planetary, Transmetropolitan) e Garrie Gastonny (Lady Death), presentato in Italia dalle edizioni BD, offre un’ulteriore e intrigante prospettiva all’ormai classico approccio volto a ridisegnare il mito del supereroe, tema oggi abusato, ma che ancora, nelle mani degli autori più estrosi, sembra offrire valide occasioni di intrattenimento.
La visione apocalittica di un pianeta alla mercé dei superumani che avrebbero dovuto proteggerlo non è certo nuova. Come non lo è sicuramente il sottotesto complottistico sulla creazione segreta di un supersoldato. Tuttavia, con Supergod, Ellis riesce ad andare oltre l’archetipo, ormai classico, del superuomo fuori controllo ed esplora i contenuti più intimisti, in apparenza scontati, eppure spesso ignorati. La simbologia divina del supereroe in quanto nuovo messia, deus ex machina sognato dall’umanità come un immenso genitore capace di risolvere le tribolazioni dei suoi innumerevoli figli. Ma soprattutto ne fa emergere la trappola culturale, quella di attribuire umanità anche a ciò che umano non è, nei poteri come nelle percezioni, nei metodi come nelle finalità.
Già con Authority, Warren Ellis aveva introdotto l’idea di un supereroe al di sopra della morale comune, che si arroga il diritto di scegliere in nome di molti senza temere giudizi, e questo in virtù della propria superiorità che, a volte, lo avvicina più a un essere divino che ai comuni mortali. Supergod fa un passo avanti e suggerisce una visione del superumano irrimediabilmente aliena nella sua potenza, noncurante delle sorti dell’umanità e proteso verso un destino non sempre intelligibile. Incontrare il proprio dio può rivelarsi un terribile incubo, e segnare l’inizio di una nuova, enigmatica era in cui per l’essere umano potrebbe non esserci posto.
Supergod affronta dunque l’aspetto più filosofico della mitologia relativa ai supereroi e alla loro valenza iconica, adottando una struttura narrativa che qualche lettore potrebbe trovare verbosa, ma che rappresenta in realtà il lato più interessante del racconto. Il monologo affidato a un ambiguo scienziato seduto sulle macerie di un mondo che fu, è un vero colpo di teatro che lega tra loro i singoli capitoli del dramma in un mosaico lisergico, reso affascinante dai dettagliatissimi disegni di Garrie Gastonny. Supergod rinnega definitivamente il sogno legato ai superumani e all’epica eroica ad essi collegata. E’ piuttosto il resoconto di un’apocalisse annunciata, dove il concetto di divino non coincide necessariamente con quello di salvezza, e a finire sulla croce per espiare i peccati del mondo, non è un moderno salvatore, ma la stessa umanità. I superuomini di Supergod sono quanto di più alieno e inquietante si possa immaginare. Titani o spettri onnipotenti, mossi da motivazioni indecifrabili, seducenti e temibili. Evolutissimi discendenti del mostro di Frankenstein che non sanno che farsene del riconoscimento paterno dei propri creatori e ancor meno della loro devozione. Sono troppo presi a marciare verso un ineluttabile fato cosmico, in uno scenario dove i mortali non sono che trascurabili pedine o semplice materia prima per la costruzione di un ambiente funzionale al nuovo, alieno habitat del nume.
Supergod, di Warren Ellis, è una storia di supereroi dal piglio esistenziale, mistico ma anche profondamente laico. Un racconto crudo e pessimista che si presta a letture attuali sulle scelte più pericolose dell’umanità.
Questa recensione è stata pubblicata anche su FantasyMagazine.
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