giovedì 8 luglio 2010

Makkox su TOUCH


Makkox è zozzo.
Makkox dice le parolacce.
Makkox parla di sesso.
Makkox è uno spasso anche a letto.

Emmm... almeno è quel che lascia supporre la storia senza titolo pubblicata sul primo numero di Touch, il nuovo mensile dell’editore Coniglio dedicato all’eros a fumetti.

La simpatia per un autore in particolare può essere motivata da molte cose. Non ultima la sua oggettiva capacità di fare amare tutto ciò che pubblica, sul web come su carta, inducendo i suoi lettori a divorare vignette su vignette e tavole su tavole. Makkox è palesemente in una fase di creatività ispirata, e non ce ne vogliano gli altri autori coinvolti nell’esordio di Touch se per stavolta parleremo soltanto della sua storia, incidentalmente  intitolata Senza Titolo.

Touch, nella sua prima sortita, ci appare come un discreto clone di Blue, altra storica testata dedicata
all’erotismo sempre da Coniglio. Poche le differenze che davvero saltano agli occhi e ampio lo spazio per carburare nei mesi che seguiranno. E’ Makkox, come sempre in questi mesi, che si distingue e ci perturba con una storiellina brevissima, sconcia e dai sottotesti puntualmente elevati.

Abbiamo già scritto altrove che quello di Makkox è teatro su carta, che il signor Marco Dambrosio (suo nome anagrafico) è riuscito a modellare le parole in forma grafica, realizzando un personalissimo linguaggio che sintetizza talento narrativo e arte figurativa in un mix affascinante. Non è diverso neppure stavolta. Quando mette a nudo corpi femminili. Quando sbottona i pantaloni e parla di sesso.

Appunto. Parla di sesso.
La storia, facilmente riassumibile come un dialogo piccante tra un’autrice di fumetti erotici che aspira alla pubblicazione e il suo potenziale editore arrapato, è molto più profonda di quanto la volgarità intrinseca della scena possa suggerire. Si parla di distinzione tra erotismo e pornografia, di quel desiderio che a pelle non sorge, ma che può essere scaldato e alimentato dai piccoli segni e soprattutto dalle parole. La scelta di lasciare Senza titolo il racconto, non sappiamo se coscientemente o casualmente, non fa che imboccare una strada stilistica di cui Makkox è pertinace viandante. Il suggerimento per assenza. Far contare i concetti senza dichiararli in modo esplicito. Così, un fumetto erotico che si apre direttamente con l’atto sessuale è secondo l’autore qualcosa di fallito e poco coinvolgente in partenza. Il dialogo, le fantasie condivise, le parole scelte nel modo giusto... queste sono il modo per fare del buon sesso. Il modo per eccitare l’anima del vicino, rendendo la consumazione dell’atto carnale il momento più alto della congiunzione di due identità che si sono accarezzate e cercate in molti modi prima ancora di toccarsi.

Quanti di noi, uomini e donne, nel corso della propria vita, hanno sentito pesare l’assenza della parola nelle pratiche sessuali più frequenti? Quanti percepiscono il bisogno di stabilire un contatto emotivo che vada oltre le azioni fisiche dirette, che ci faccia sentire turbati e desiderati come individui prima ancora che come pezzi di carne? E quanti di noi hanno vissuto quel “Zitto! Zitta!” come qualcosa di castrante che induce al disarmo se non alla depressione?
Forse pochi. Ma anche no.
Il mondo non sarà bello, ma è sicuramente vario, e questo non è certo il suo aspetto peggiore. La parola, strumento che può esprimere bellezza e anche sensualità, purtroppo non è amata da tutti. Makkox la ama, e lo dimostra di continuo. Persino in questa piccola storiella zozza, dove senza parere dice la sua sull’attuale trend del fumetto erotico commerciale. E lo fa con il consueto sarcasmo, rude e gentile nello stesso tempo.

Infilando...
lentamente...
una parola...
dietro...
l’altra...



[Articolo di Filippo Messina]


 

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