Il Pensatore mette le mani su quel che resta della Torcia originale. Studia la sua tecnologia e ne fa un’arma.
I suoi piani riguardano anche il suo antico assistente, Toro.
Intervengono i Fantastici Quattro, il principe Namor e altri eroi.
Fuoco. Pugni. Scintille.
Ma soprattutto, tanto, tanto fumo.
Sembra che non ci sia niente da fare. La Torcia Uman originale, quella creata dall’autore Carl Burgos nel lontano 1939, non vuole proprio saperne di riaccendersi. Al massimo scoppietta un po’. Sparge cenere qua e là, e l’anello di fumo rimasto si dissolve mestamente, senza lasciare nessun ricordo particolare.
Punto primo. Il riassunto con cui abbiamo aperto questa riflessione non è quello della recente miniserie attualmente pubblicata in Italia da Panini sulla testata Marvel Mega. Non esclusivamente, almeno. Infatti, il sunto in questione può andar bene per più storie che i lettori Marvel meno giovani ricordano sin dai tempi gloriosi dell’editoriale Corno. Avventure dei Fantastici Quattro disegnate da Jack Kirby. Episodi con protagonista Sub-Mariner, e – con qualche trascurabile variante – contorte saghe dei Vendicatori. Questa Torcia - diciamolo - brilla solo di luce riflessa, se circondata da personaggi più... diciamo “Hot”.
Punto secondo. La Torcia Umana originale (anzi... la Torcia Umanoide, giusto per adeguarci alla deliziosa pedanteria di recenti redazionali, cui piace rimarcare che questa Torcia era un androide e quindi ben lungi dall’essere Umana) fatica a ritagliarsi il suo spazio nelle storie attuali, a differenza dei suoi colleghi storici: Capitan America e Sub-Mariner. E un motivo c’è. Talmente ingombrante da essere invisibile.
Quando la Marvel non c’era e il nome della ditta era Timely Comics, eroi come Capitan America, Sub-Mariner e Torcia Umana, rappresentavano la sacra trinità dei supereroi secondo un modello non troppo dissimile da quello che per certi versi erano Superman, Batman e Wonder Woman per la DC. In casa Timely, durante la seconda guerra mondiale, i tre eroi diedero vita al gruppo degli Invasori (simboleggiavano le forze americane di terra, aria e mare) animando con le loro imprese un fumetto dal palese sapore propagandistico. Quando i tempi cambiarono e la Timely mutò nome prima in Atlas e poi definitivamente in Marvel, il giovane Stan Lee attinse a piene mani a questa scuola storica, reintroducendo nell’era moderna una versione svecchiata di quei supereroi che negli anni quaranta avevano raggiunto la popolarità suonandole ai nazisti. Nel caso di Capitan America e Namor, gli espedienti dell’ibernazione e di un processo di invecchiamento ritardato furono sufficienti a riproporre i due personaggi con le loro identità originali. Per altri, Lee e i suoi collaboratori lavorarono di fantasia, usando caratteristiche e nomi editi, ma proponendo eroi nuovi di zecca. La Torcia Umanoide, fu inizialmente snobbata dal pensatore della neonata Marvel Comics, e riplasmata come membro del primo gruppo del suo nuovo universo: i Fantastici Quattro. Non più un androide, sebbene dotato di emozioni, ma Johnny Storm. Un giovane umano dal carattere guascone, per il quale i poteri di fiamma diventavano estensione metaforica di una personalità turbolenta e passionale. Una lettura moderna a fronte della quale, lo sfortunato androide non riesce a carburare, facendo la figura di una bozza la cui essenza si è già evoluta per il nuovo secolo con esiti molto più incisivi.
La Torcia Umana era tornata. Ed era... più umana che mai.
Ma il mondo editoriale dei supereroi, Marvel, DC o altro, fronteggia da sempre una nemesi famelica temibile quanto il divoratore di mondi Galactus. Il suo nome è Riciclaggio. Pertanto, la Torcia originale tornò. Sempre a causa di un Pensatore, stavolta quello di carta, nemico del Quartetto. Fece una vampata e morì nel giro di un episodio pubblicato su un annual nel 1966. Poi tornò, per sparire un’altra volta. E ancora. Ancora. Ancora... In un ripetersi di trame spesso incoerenti, legami farraginosi con altri personaggi e smentite clamorose, in un carosello di morti e risurrezioni più noiose che sorprendenti.
Perché stavolta, con la miniserie intitolata semplicemente La Torcia, dovrebbe essere diverso?
E infatti non lo è.
Tutto è già visto. A partire dagli sconvolgimenti esistenziali di Toro, giovane mutante che condivideva poteri e avventure con la prima Torcia, colpito a sua volta dalla sindrome di Lazzaro. La sceneggiatura di Mike Carey, basata su un soggetto ideato insieme ad Alex Ross e Jim Krueger, sprofonda da subito il lettore in un universo popolato da fantasmi editoriali, facendo della Visione (non l’androide dei Vendicatori che – forse – era stato la Torcia, ma lo stregone alieno della Timely) la coscienza del giovane Toro da poco tornato dai morti e incapace di trovare un posto in un mondo che non gli appartiene più. Ma questo elemento onirico, tra il nostalgico e lo straniante, dura poco, per lasciare spazio alla più prevedibile delle partiture. Il Riciclaggio torna a mietere le sue vittime, e ci troviamo a leggere una storia che è il classico risultato del gioco delle tre carte. Carte ormai ingiallite, che riconosciamo dalle pieghe sul frontespizio prima ancora che vengano girate.
Patrick Berkenkotter, già illustratore della miniserie Vendicatori/Invasori, non regala nessun vero brivido. Il suo stile parzialmente pittorico riesce solo a rendere più fastidiosa la ripetitività dell’intreccio, vestendo di kitsch personaggi abusati e intrecci talmente logori da far apparire uno spreco anche la firma di Alex Ross sulle copertine della miniserie. Una saga in otto capitoli, raccolti dalla collana Marvel Mega in due albetti brossurati. La lettura della prima parte giunge a termine con discreta fatica, e la ripresa sembra improbabile. Potrà guadagnare terreno, forse, con i fans Marvel di ultimissima generazione, ignari di quante volte il trucco sia già stato sfruttato in passato.
A chi è cresciuto negli anni '70, riesce difficile affezionarsi alla Torcia Umanoide. Almeno quando la vediamo agire fuori dal suo contesto originale. Preferiamo ricordarla nelle storie in stile retrò dedicate agli Invasori, quando lui e Toro erano le uniche due torce a solcare i cieli, e le loro scie incandescenti liquefacevano i carri armati del terzo reich.
Ma oggi, e già da ieri, la Torcia Umana, con la sua storia e personalità, è sicuramente un’altra.
Questa recensione è stata pubblicata anche su FantasyMagazine.
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