lunedì 12 gennaio 2009

Noccioline (insanguinate)

Ha debuttato lo scorso 6 Gennaio, al Teatro Bellini di Palermo, “Noccioline”, interessante pièce del drammaturgo e attore Fausto Paravidino. Un testo politico, ispirato – come già il precedente “Genova 01” – ai fatti che hanno funestato il G8 del 2001. Uno spettacolo articolato in 23 scene dal contenuto fortemente simbolico, per molti versi debitore alla struttura didascalica del teatro di Bertolt Brecht. Una raffinatezza teatrale che – forse – potrebbe incontrare qualche difficoltà a far breccia nel cuore del pubblico palermitano, avvezzo a decenni di cabaret, leziosità campaniliste e sperimentazione d’accatto. In “Noccioline” c’è qualcosa, sia pur non del tutto compiuto, che riesce a far vibrare le corde più nobili della sensibilità drammatica. Il ritmo, un dialogo efficace, caratterizzazioni riuscite e un contenuto intenso che nel finale lascia un senso di amarezza, suscitando più domande che risposte.
Le “Noccioline” del titolo (in Germania lo spettacolo è stato intitolato “Peanuts”) sono un gruppo di ragazzi che rimandano dichiaratamente ai piccoli personaggi delle strisce disegnate da Charles Schultz. E proprio come Charlie Brown, Linus, Lucy e compagni, ciascuna di queste noccioline identifica un diverso sentimento o un sogno umano. Sono, insomma, delle maschere, le cui dispute adombrano i più delicati fenomeni sociali. Facciamo così la conoscenza di Buddy, novello Charlie Brown, chiamato a custodire la grande casa di amici facoltosi, che vede invadere il proprio spazio da una truppa di conoscenti sfaccendati. Un titolo sullo schermo alle spalle degli interpreti anticipa di volta in volta l’argomento della scena che seguirà, quasi ci si trovasse di fronte a strisce a fumetti, concise e fulminanti. Una lite di gruppo su quale bibita acquistare, diventa quindi la caricatura graffiante del processo di globalizzazione. Le riserve nei confronti di un ospite straniero una riflessione sulla condizione degli immigrati. Le escandescenze di una ragazza confusa e frustrata sintetizzano in modo spietato la crisi degli ideali presso le nuove generazioni. Ma quel che sembrava un gioco divertente, è destinato a cagliare nella seconda parte dello spettacolo, quando lo spettatore è avvisato che sono trascorsi dieci anni, e il teatro dei conflitti tra i novelli Peanuts non è più la casa borghese distrutta dalle intemperanze giovanili, ma una caserma di polizia che rimanda esplicitamente a quella oggi tristemente nota di Bolzaneto. Dopo dieci anni, alcune scelte sono state fatte, e quelle stesse “Noccioline” che una volta guardavano i Puffi in TV, bisticciando per futili motivi, oggi militano su fronti opposti. Divisi tra vittime inermi, accusate di azioni sovversive, e ottusi carnefici incapaci di seguire una logica diversa da quella derivante da una bestiale posizione di supremazia. Il cambiamento di registro è leggero e allo stesso tempo crudele. Ai lazzi di un decennio prima si sostituiscono il sangue e la prevaricazione fine a se stessa. I giochi surreali con cui i personaggi interagivano nella prima parte si evolvono nelle violenze fisiche e psicologiche somministrate da un potere inesorabile quanto inconcludente. E il risultato, per quanto volutamente grottesco, è un pugno nello stomaco.
"Noccioline", forse, soffre di qualche incertezza in prossimità del finale, per alcuni versi ambiguo. Ma è interessante notare quanto Paravidino sia riuscito a far rivivere il migliore linguaggio del teatro dell’assurdo moderno, con echi di atmosfere alla Harold Pinter (i salti temporali, l’uso della mimica), ma anche con la freschezza allegorica dell’immenso (e purtroppo dimenticato in Italia) Ezio D’Errico.
I cosiddetti “Intermezzi” da incubo ambientati nella caserma, sono uno dei momenti più alti dello spettacolo. Brevi e concitate pantomime che seguono la dinamica di un film muto, con tanto di dialoghi (taglienti come rasoi) proiettati sul fondale alla maniera delle didascalie che davano voce al cinema che fu. Sarà Buddy, trasformatosi da custode di una casa borghese a imbelle agente di polizia, il personaggio chiave per arrivare alla conclusione di una parabola senza vincitori né vinti. Dove le scelte che formano l’individuo, più che ideali precisi sembrano concernere la parte da cui stare. Un potere, sempre e comunque dispotico e liberticida, o una deriva a volte disimpegnata, o se non altro caotica e contraddittoria, ma in ogni caso preferibile a uno status che prevede come unica strada quella della sopraffazione.

Il cast funziona senza particolari sbavature. La recitazione agile e la discreta presenza scenica di tutti gli interpreti conduce senza impedimenti fino alla fine. Una menzione particolare va alle interpreti femminili, qui visibilmente più vivaci e duttili dei loro, pur apprezzabili, colleghi.
Lo spettacolo sarà in scena al Teatro Bellini di Palermo fino al 18 Gennaio 2009. La scelta giusta per passare una serata in modo diverso, disertando un cinema ormai alla frutta, e per riscoprire il piacere di una forma di teatro che ormai (almeno dalle nostre parti) si vede di rado.

“Noccioline” di Fausto Paravidino. Regia di Valerio Binasco. Interpreti: Elena Arvigo, Alessia Bellotto, Vittoria Chiacchella, Luigi Di Pietro, Denis Fasolo, Iris Fusetti, Aram Kian, Lucia Mascino, Mauro Parrinello, Fulvio Pepe, Michele Sinisi.



TEATRO BELLINI
piazza Bellini
tel. 0917434312
botteghino@teatrobiondo.it
20 euro intero, 15 euro ridotto



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