giovedì 28 settembre 2006

Il Profumo di Patrick Suskind




Mentre nelle sale cinematografiche esce il film "Profumo - Storia di un assassino" (ma perché questo titolo?!), mi prende il ricordo irruente di quella straordinaria lettura che è il romanzo di Patrick Süskind. Pare che il progetto cinematografico sia rimasto nel limbo per anni proprio perché l'autore esitava ad autorizzarne l'adattamento. Sfido! Si tratta di un libro possente, che una lettura per immagini rischia di banalizzare. Anche Stanley Kubrick ne fu sedotto, e avrebbe amato essere lui a firmarne la trasposizione sullo schermo. Gli eventi, però, hanno voluto che le cose andassero diversamente, e oggi il film è firmato da Tom Tykwer, il regista del bizzarro "Lola Corre". Non ho ancora visto il film, ma le prime recensioni incoraggiano le mie perplessità. Infatti, penso che il libro non sia di facile lettura cinematografica. Il romanzo è da sempre tra i miei preferiti. Così potente e disturbante, in grado di conquistare lettori molto diversi tra loro, ma comunque dotati di naso fine.


Sì, perché se avete già letto "Il Profumo" di Patrick Süskind, questo dimostra che avete fiuto.

Un naso avvezzo all'odore della stampa può essere un ottimo alleato per districarsi nelle foreste librarie, oggi affollate da una pletora di insipidi best sellers italiani e stranieri. Se la nostra esperienza di lettori ci guida per mano, l'olfatto ci parla direttamente al cuore. I buoni libri hanno un odore intenso, lo riconosciamo tra mille altri. Non è raro che l'aroma sopraffino giaccia sotto una lapide di polvere, avvolto da un sepolcrale sentore di carta invecchiata. Un po' come il legno stagionato delle botti dove riposa un vino pregiato. Il nome sull'etichetta è sbiadito, difficilmente lo troviamo nelle classifiche care al vasto pubblico. Ma la sua degustazione in solitudine è un'estrema delizia.

Sicuramente ha fiuto Daniel Pennac, che nel suo saggio "Come un romanzo" racconta d'essersi servito del libro di Süskind per adescare alla lettura una classe di studenti recalcitranti. Il "Profumo" è davvero una trappola. Basta allungare le dita e… zac! Il meccanismo scatta e non ti molla più. L'effluvio del grande romanzo ti entra dentro sin dalle prime righe, stordendoti e provocando un accesso di tosse. Qualche starnuto e sei ancora lì, con il naso tra le pagine, gli occhi arrossati per la fragranza pungente della genialità. Ci si chiede… come? Com'è stato possibile concepire una simile mostruosità? Quella girandola di crudeltà beffarde che sorprende e appassiona fino all'ultima, traumatica riga?

Per prima cosa, non appena lo apriamo, il romanzo ci sprofonda in un abisso di puzza. Bastano poche parole per perdere ogni speranza di potersene liberare.

"…nella città regnava un puzzo a stento immaginabile per noi moderni. Le strade puzzavano di letame, i cortili interni di orina, le trombe delle scale di marcio e di sterco di ratti, le cucine di cavolo andato a male e di grasso di montone; le stanze non areate puzzavano di polvere stantia, le camere da letto di lenzuola bisunte, dell'umido dei piumini e dell'odore pungente e dolciastro dei vasi da notte."




E non è che l'inizio. Parigi, 1738. Jean-Baptiste Grenouille (ranocchio!) nasce il 17 luglio in questo crogiolo di pessimi odori. Si direbbe addirittura un figlio della puzza, del marciume e della miseria. Scodellato dalla madre snaturata in un mercato fetido e lasciato a morire tra le teste di pesce, sopravvive solo grazie alla sua innata determinazione. La Parigi del XVIII secolo descritta da Süskind è un inferno di degrado, dove la sporcizia dei corpi e dell'anima appesta ogni singola pietra. E Grenouille, eroe (?) del romanzo, ne è l'espressione sublimata. Un concentrato di infamia e bruttezza che consacra la sua vita alla ricerca del bello assoluto: il più buon profumo del mondo. Grenouille è uno scherzo della natura, forse il seme del diavolo in persona. Sin dalla sua squallidissima infanzia, egli si dimostra una creatura fredda, incapace di provare le più elementari emozioni. Unica sua fonte di piacere è un olfatto prodigiosamente sensibile, in grado di scomporre e analizzare gli odori di cose e individui con incredibile esattezza. La dote di Jean-Baptiste è sorprendente quanto è increscioso il fatto che la sua persona non emana il benché minimo odore. Per il mondo egli è un fantasma, privo di una tangibile connotazione umana. Il suo talento lo porta a coltivare il sogno di produrre un profumo eccelso, il migliore della storia. Un profumo che ispiri amore al primo fiuto. E ci riesce, dopo una catena di impensabili nefandezze.

Ogni pagina del "Profumo" palpita di malvagità e ironia. Patrick Süskind ci descrive un mondo immorale, popolato per lo più da piccoli esseri egoisti e cinici. Quanti restano innocenti devono la loro virtù alla mannaia dell'autore che li sopprime senza darci il tempo di conoscerli più da vicino. Tutto è guasto, anche l'affetto dei padri, e tutto è corruttibile in funzione di un richiamo naturale che livella poveri e ricchi. Il sentimento d'amore, suggerisce Süskind, non ha origine nel cuore dell'uomo. Non siamo attratti da ciò che ci sembra bello o nobile. I sensi della vista, dell'udito, la stessa sensibilità del cuore, s'illudono di gioire delle forme o delle azioni altrui, ma questa è soltanto una maschera che nasconde la nostra vera condizione di animali. L'uomo è una bestia, le sue passioni, le sue preferenze, persino i suoi affetti sono dovuti soltanto alla chimica e alle trasformazioni a questa legate. E' nel naso che ha luogo l'alchimia d'amore. L'odore di chi ci sta vicino può destare il nostro affetto o sdegnarci senza possibilità di appello. Non c'è altro motore che faccia girare il mondo se non questa pulsione elementare. Annusiamo il profumo dei nostri amanti e dalle narici al cervello, quanto più gradevole è la fragranza, divampa il sublime miraggio: siamo innamorati!

Il piano di Grenouille è realizzabile non tanto grazie al suo olfatto portentoso quanto all'estrema inconsistenza degli esseri umani. Bruti guidati unicamente dai loro stimoli sensoriali. Persino dominarli non dà alcuna soddisfazione. Alla fine, deluso dal trionfo e sepolto dall'inutilità dei suoi crimini, il grande manipolatore sceglie un destino radicale. La natura lo riassorbe in modo insolito, così come una volta lo ha dato alla luce, e la sua prossima apparizione su questa terra non avrà niente a che fare con i profumi.

Lo stile di Patrick Süskind è scorrevole, dinamico, senza particolari fronzoli linguistici. Se i primi capitoli sono una feroce parodia del feuilleton, lo spirito irriverente che pervade il romanzo lo caratterizza come un'opera decisamente innovativa. Sotto molti aspetti "Il Profumo" è un noir in costume, dove serial killer e scienziati pazzi si annidano tra le ombre di una Parigi fatiscente. Nello stesso tempo è una satira sull'imposizione delle mode e la manipolazione delle coscienze. Negli alambicchi dei profumieri ribolle il fluido della genialità e, come il profumo di Grenouille, il romanzo di Süskind ci conquista con un olezzo tutto suo.

"Il Profumo" è un libro divertente. Addirittura comico nonostante il suo fatale pessimismo. Vale senz'altro la pena di leggerlo. Anche se nelle ultime pagine è necessario turarsi il naso.

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