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lunedì 16 agosto 2010

Red Sonja volume 6: Morte


Red Sonja, la diavolessa con la spada, è giunta alla fine del suo lungo duello con lo stregone Kulan Gath. L'antico nemico è stato sconfitto pagando il prezzo più alto: la vita di Sonja. Ora la donna che in vita fu chiamata diavolessa, naviga sul fiume Stige, accompagnata dal nocchiero degli inferi che la condurrà al cospetto della Morte per ascoltare il giudizio finale. Durante il viaggio, Sonja è chiamata a confrontarsi con le scelte fatte, i propri errori, le proprie paure. E stavolta la sua abilità con la spada e il suo cuore impavido potrebbero non bastare.

Il personaggio di Red Sonja nasce nel lontano 1934 nel racconto breve The Shadow of the Vulture firmato da Robert Ervin Howard, l'autore del ben più celebre Conan, e viene sdoganata nel mondo dei fumetti dallo sceneggiatore Roy Thomas proprio sulle pagine del marvelliano Conan the barbarian, diventando a tutti gli effetti una versione femminile del popolare cimmero. In anni più recenti, la Dynamite Entertainment, attuale licenziataria dei diritti sul personaggio, ha proposto una versione aggiornata dell'eroina che ha saputo conquistare una nuova fetta di appassionati. La collana 100% Cult Comics dedicata alla rossa in bikini di cotta di maglia compie un giro di boa proprio con questo sesto volume intitolato significativamente: Morte.


La sword and sorcery, genere pulp di cui Robert Ervin Howard fu negli anni trenta del secolo scorso il principale alfiere, è un genere avventuroso dalle regole abbastanza semplici, e forse proprio per questo longevo e da sempre saccheggiato dai fumetti. Abbiamo un'epoca barbarica collocata al di fuori della storia conosciuta, un mondo dove divinità capricciose, demoni, stregoneria e mostri sono realtà quotidiane, e dove per farsi strada conta soprattutto la forza, uno spirito indomabile e l'abilità con la spada. Si tratta di racconti d'azione spesso pervasi da atmosfere sinistre e popolate da creature orripilanti, dove solo l'eroismo di singoli guerrieri forniti di arma bianca può avere ragione di minacce che non appartengono a questo mondo. Red Sonja, al pari di Conan il barbaro, è un'eroina riluttante, che nasce come ladra e selvaggia mercenaria, per poi trovarsi fortuitamente a lottare contro le tenebre che avvolgono il mondo. Resa fortissima e abile con la spada dal voto espresso a una misteriosa dea, dopo che la sua famiglia è stata assassinata e la sua virtù oltraggiata, Sonja potrà appartenere soltanto all'uomo che la sconfiggerà in duello, ma nello stesso momento perderà le doti che la rendono una combattente formidabile. Dopo tante battaglie, però, questa romantica eventualità non si è verificata. Sonja si è invece sacrificata per poter distruggere Kulan Gath. Ha vinto ancora una volta, ed è morta.

Curiosamente, il ciclo Morte (che raccoglie gli albi dal 30 al 34 della serie Red Sonja, she-devil with a sword) presenta qualcosa di atipico rispetto al tradizionale impianto narrativo riconducibile alla sword and sorcery. Certo, non mancano gli scontri sanguinosi (ormai sconfinati nello splatter vero e proprio), il clangore delle lame che cozzano, la magia, l'oscurità e le creature mostruose. Tuttavia, il piglio maggiormente introspettivo fornisce qualche motivo di interesse in più a questo capitolo (apparentemente) finale della saga di Red Sonja. Il piccolo Decamerone di racconti, sviluppati tra ricordi reali ed esperienze potenziali, realizzato da un affiatato gruppo di autori (tra cui Ron Marz, Christos Gage, Brian Reed e Pablo Marcos ), riesce a presentare una Sonja finalmente più umana, meno affidata alle proprie abilità di spadaccina, e proprio per questo più eroica e universalmente allegorica. Una visione metafisica in cui Caronte svolge il ruolo di narratore, spirito guida di un evento finale (la morte, appunto) visto come momento di riflessione e inventario delle esperienze passate. Un cammino onirico alla fine del quale il personaggio di Sonja uscirà ulteriormente temprato e pronto a esordire (e combattere ancora) in una nuova serie di avventure.

Red Sonja, nella sua attuale versione della Dynamite, sta riscuotendo successi non indifferenti, contribuendo a
una nuova primavera per la sword and sorcery di norma affidata alle spade di personaggi maschili, cioè Conan e King Kull. Con le serie più recenti, Sonja si è scrollata pian piano di dosso il ruolo di Calamity Jane dell'era Hyboriana, e proprio con la saga Morte raggiunge la definitiva maturità affrancandosi dal suo antico status di spin off.
Paradossalmente, la morte sembra giovare alla guerriera creata da Howard e riplasmata da Thomas per la Marvel Comics. Un'esperienza che probabilmente le fornirà nuova vita e nuove motivazioni, spingendola verso strade imprevedibili e sempre più oscure. Strade dove, certamente, la magia e la spada la faranno sempre da padrone, ma dalle quali un barbaro di nome Conan saprà di doversi tenere lontano. Questi sono i sentieri di Red Sonja all'inizio del nuovo millennio, e morta o viva, sarà sempre la diavolessa con la spada.

Questa recensione è stata pubblicata anche su Fantasymagazine.


[Articolo di Filippo Messina]

venerdì 4 giugno 2010

100% Cult Comics - Kull: il regno fantasma

Re Kull è tornato. Viva Re Kull... potremmo dire.
Questo nome breve, tanto facile da ricordare per noi italiani, probabilmente dice poco ai più giovani. In compenso, conta ancora qualche nostalgico affezionato tra chi è stato un lettore della gloriosa Corno, e ha conosciuto il re barbaro creato da Robert E. Howard nei fumetti pubblicati negli anni 70 in appendice a Il mitico Thor e Conan e Ka-zar della storica casa editrice milanese. Un ciclo di storie adrenaliniche firmate, tra gli altri, da artisti del calibro di Roy Thomas e Mike Ploog, e che presentavano per la prima volta ai lettori italiani la materia dal quale più tardi Howard avrebbe plasmato il più popolare Conan. Eppure King Kull era qualcosa di più di un semplice antesignano del celebre barbaro venuto dalla Cimmeria. Aveva un suo carattere, un passato da mezzo tarzanide cresciuto tra le tigri, un romantico sfregio sulla faccia, dei nemici intrigantissimi e una prospettiva futura per niente scontata.

Infatti, se la saga di Conan è scandita dalla profezia che lo vedrà un giorno ascendere al trono della città di Aquilonia, Kull usurpa il trono di Valusia sin [[IMG:15433:RIGHT]]dall'inizio delle sue avventure, trovandosi subito al centro di intrighi di corte e nella poco invidiabile posizione di dover conservare un regno florido quanto instabile. Le avventure del re barbaro si collocano tra l'altro molti secoli prima dell'era in cui si muove Conan. Kull è uno degli ultimi figli di Atlantide, mitica città non ancora sprofondata, e quindi si muove in uno scenario che rispetto al cimmero è praticamente preistoria. Pur essendo protagonista di un ciclo molto ridotto rispetto ai successivi racconti di heroic fantasy, Kull il conquistatore è un personaggio dal carisma indiscutibile. E non è strano che, scaduti i diritti di sfruttamento della Marvel, la Dark Horse si sia premurata di ripresentarlo in una veste adatta al nuovo millennio. 

[[IMG:15434:LEFT]]Kull: Il regno fantasma, pubblicato dalla Panini nella collana 100% Cult Comics, è il nuovo adattamento del primo racconto lungo che vede come protagonista il Re barbaro, e illustra l'incontro con i suoi più pittoreschi avversari: gli uomini serpente. Una razza primordiale di stregoni dalla testa di rettile, adoratori del dio demoniaco Seth, in grado di assumere le sembianze di chiunque e quindi di nascondersi anche tra gli alleati più fedeli. Il modo di adattare a fumetti la narrativa pulp è in parte cambiato attraverso i decenni. Quello che la cucina Marvel servì negli anni settanta ai suoi lettori, era un Regno Fantasma della corposità di un comic book. Un canonico episodio in cui i passaggi principali erano molto sintetizzati, sia pure ottimamente. La versione Dark Horse ci presenta una narrazione di respiro più ampio. Un prologo, ispirato liberamente alla primissima novella-frammento che Howard dedicò al re barbaro, e un intero arco narrativo, qui raccolto in volume, in cui Arvid Nelson sviluppa una sceneggiatura ancora più vicina alla fonte letteraria di quanto fosse la versione marvelliana. Lo aiutano le matite di Will Conrad, che sfoggia uno stile piacevolmente a metà strada tra classico e moderno, in grado di svecchiare il look dei personaggi principali e conferirgli una nuova giovinezza. E' divertente ricordare la caratterizzazione anni settanta del personaggio di Brule, l'indomito pitto degna spalla di King Kull, a suo tempo immaginato come una sorta pellerossa. Conrad lo trasforma in un nobile guerriero dalla pelle scura e dai lineamenti meno spigolosi. Una figura fiera e colorata, capace di rubare a tratti la scena al protagonista principale. Lo stesso si può dire per i temibili Uomini Serpente, ben lontani dai musi oblunghi e squamosi delle loro controparti Marvel, e qui presentati con sagome altrettanto mostruose, ma dalla morfologia più umanoide, e forse proprio per questo più inquietanti.

Nello stesso modo in cui certe storie raccontate intorno a un fuoco, sia pure sempre uguali, acquistano freschezza a seconda della voce che le narra, così [[IMG:15435:RIGHT]]rinasce il Kull a fumetti. Nel clangore del ferro contro il ferro, nel sangue che schizza e nella stregoneria più tenebrosa. Un lavoro di aggiornamento davvero interessante, in grado di regalare una lettura piacevole sia ai neofiti che agli appassionati più maturi delle versioni disegnate del mondo di Robert Howard. E' un piacere tornare a cavalcare vicino a re Kull, vedergli impugnare la spada e sentirgli ancora pronunciare quelle parole antiche dal significato perduto: «Ka nama kaa lajerama...» esattamente come, durante i Vespri Siciliani, i siculi braccavano i francesi intimando loro di dire “Cìciru!”.
E giù fendenti.
L'heroic fantasy non tramonta mai, e questo non può che farci piacere.


Questa recensione è stata pubblicata anche su FantasyMagazine.


[Articolo di Filippo Messina]