martedì 2 ottobre 2018

Solo una nota (dopo aver visto "L'uomo che uccise Don Chisciotte")




Semplicemente incantevole! Bravo, Terry Gilliam. Stratosferico Jonathan Price. Bravi tutti. Davvero bello (e triste), sia pur in parte debitore alla stessa poetica della "Leggenda del Re Pescatore". Il capolavoro di Cervantes, con il suo finale moraleggiante, è ormai superato da un nuovo canone e una nuova icona Don Chisciottesca, come già avveniva (in termini molto più grezzi) nel musicale "L'uomo della Mancia" con Peter O'Toole. Don Chisciotte non deve chiedere scusa a nessuno, non deve riscattarsi dalla follia. E' assai più nobile vivere da Don Chisciotte che da razionale, omologato, triste personaggio della realtà. Ammesso che la realtà esista, e che non sia affollata da tanti Don Chisciotte che tentano di plasmarla a modo loro, a seconda dei propri sogni e delle proprie risorse. Un film che è un inno alla fantasia e al cuore prima di ogni altra cosa.


La nota dolente. Chi difende la concezione (sacrosanta) dei film visti al cinema... o è un illuso (un Don Chisciotte a sua volta) o sulle mie spalle grava una maledizione che mi fa sedere sempre accanto a gente molesta, nel cinema sbagliato, nel giorno sbagliato, allo spettacolo sbagliato. Anche questo orrore causa il disperdersi di tanti preziosi dettagli di un film che andrebbe seguito e gustato in pace.
Se non altro, nell'intervallo ho cambiato posto. Mi sono ammazzato gli occhi per quanto ero vicino allo schermo, ma ho potuto fruire meglio il secondo tempo.




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